Cap. 10

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Marinette osservò il suo quaderno che usava per pendere appunti da Fu pieno di frasi e scarabocchi dei suoi racconti.

Non riusciva ad immaginare come un semplice anello potesse creare tutto quel trambusto: interi villaggi distrutti, persone spaventate, vite interrotte...

Quello era la cosa che la preoccupava maggiorente.

La vita di Chat Noir era importante tanto quanto quella degli altri e non le sembrava giusto che l'unico modo per fermare quella maledizione fosse amputarsi il dito o uccidersi.

E sapeva che Chat Noir ci aveva già pensato –se non provato– più volte.

Sospirando, si abbandonò contro la sedia, guardando distrattamente fuori dalla finestra ed accorgendosi solo in quell'istante che un paio di luminosi occhi verdi la stavano osservando.

Trattenendo un urlo di paura, si sporse in avanti e socchiude gli occhi, cercando di distinguere i contorni della figura che era fuori dalla sua finestra, quando notò un sorriso imbarazzato e denti appuntiti.

«Chat Noir?» sussurrò, chinando la testa di lato incuriosita. «Chat Noir!»

La corvina si alzò immediatamente, afferrando la sedia appena prima che cadesse a terra, per poi aprire la finestra.

«Mi dispiace. So che mi aspettavi fuori come ogni sera, ma ero impegnata... nei compiti.» spiegò inventandosi una scusa plausibile, chiudendo di scatto il quaderno degli appunti con la mano libera.

Le aveva già detto che non voleva sapere nulla sull'anello e lei non aveva intenzione di parlargliene, almeno finché non fosse pronto o non glielo avesse chiesto lui.

«Puoi entrare se vuoi. Almeno qua non ci sono ventate d'aria fredda o piogge improvvise.» ridacchiò, notando i suoi occhi vagare per gli oggetti che aveva in camera.

Chat Noir scosse la testa, capendo dopo pochi secondi la sua offerta, ma Marinette ridacchiò.

«Se stai dicendo che non vuoi disturbare, non disturbi affatto: sono io che ti ho offerto di entrare e non credo tu sia comodo nel rimanere lì sulla finestra.» disse, mettendo via il suo quaderno e recuperando quello con cui Chat comunicava con lei, prendendo anche una penna per scrivere.

Facendogli un ultimo cenno, Chat entrò nella stanza, appollaiandosi a quattro zampe come un animale curioso e che stava analizzando l'ambiente.

La ragazza lo guardò divertita, fissandolo mentre camminava –si diceva "camminare" quando una persona era a quattro zampe?– lentamente nella stanza, spostando con le dita artigliate alcuni oggetti a terra.

«Scusa il disordine, ma non ricevo molte visite...» mormorò imbarazzata, chiudendo la finestra, arrossendo ancora di più quando il biondo alzò il busto da dietro la chiuse longue, guardandola con un sorriso divertono non appena le mostrò un reggiseno nero che aveva raccolto. «Appunto...» gemette lei subito dopo, sapendo di per certo che era rossa come un pomodoro.

Il ragazzo si rimise in piedi, ora più a suo agio, dirigendosi verso la sua amica con il pezzo di intimo in mano, scambiandolo con il quaderno che, invece, aveva lei e che usava per coprirsi parte del volto.

"Tranquilla, camera mia (se posso chiamarla così) è messa peggio. Anzi, l'intera casa è messa peggio"

Marinette gli sorrise, non sapendo bene come reagire a quella frase: non aveva la minima idea di dove fosse il suo nascondiglio e non sapeva se, effettivamente, ne avesse uno.

Stringendo il reggiseno tra le mani, si sforzò di non mostrare dispiacere.

"Se continui a stringere così quel reggiseno non penso dopo la tua taglia terza ti entrerà ancora"

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