Marinette attese il rientro nella stanza della madre, sospirando di sollievo quando la vide aprire la porta e camminare a passo spedito verso di loro, per poi estrarre dalla borsa un sacchetto di sangue tipo AB positivo, preparando il necessario ad effettuare una trasfusione.
«Grazie al cielo ce ne sono un bel po' di questi sacchetti, ma se qualcuno se ne dovesse accorgere perderei il lavoro, come minimo.» esclamò con una leggera nota di preoccupazione la donna improvvisando un cavalletto per tenere in alto la bisaccia colma di liquido purpureo con una cruccia e la sedia da ufficio, appendendo quest'ultima allo schienale e facendo sì che il sangue potesse scorrere nel piccolo tubo trasparente ed arrivare al braccio del giovane, pallido come un cencio.
La ragazza rimase in silenzio, seduta accanto all'amico inerme mentre controllava il petto che si alzava e si abbassava a ritmo lento ma regolare.
«Il proiettile non ha perforato vasi sanguigni importanti e, per sua sfortuna era rimasto dentro, così ho dovuto estrarlo. Credo gli abbia scalfito leggermente l'osso della clavicola, ma nulla di grave.» spiegò brevemente, sapendo che la figlia la stava ascoltando. «Riceverebbe cure migliori in ospedale... Ma so che rischierebbe grosso. Così come noi due.» disse Sabine, sedendosi su uno dei cuscini non sporchi di sangue sistemato a terra, guardando la ragazza ancora sconvolta. «Ti andrebbe di raccontarmi tutto da capo? Solo per farmi capire. Da come vi siete incontrati.» la sollecitò, chinando leggermente di lato la testa e guardandola con un dolce sorriso.
Marinette prese un respiro profondo, ma non guardò la madre negli occhi, anzi, tenne lo sguardo basso, intenta a fissare il materasso su cui era seduta, e con voce tremante iniziò a parlare: «Una sera, di circa un mese fa, stavo tornando a casa dopo essere stata da Alya, ma io volevo accorciare la strada e tagliai per un vicolo buio. Lì mi assalì un malvivente, ma prima che potesse fare qualcosa Chat Noir lo mise in fuga. Non passò molto tempo che, una sera, lui atterrò sull'attico, lasciandomi spiazzata; ero curiosa del perché la Belva Nera mi avesse salvato, proprio me, una normalissima ragazza che in quel momento aveva fatto la cosa sbagliata, ma era lì, davanti a me, e non ero per nulla spaventata, anzi, ero entusiasta che fosse venuto a farmi visita. Mi ricordo ancora la mia sorpresa quando scoprii che poteva muovere le orecchie nere esattamente come quelle di un gatto e gli offrì da mangiare.» ridacchiò malinconica, stringendo la mano del ragazzo privo di sensi. «Le sue visite si fecero quotidiane e, dato che non può parlare, gli procurai un quaderno che tutt'ora usa per comunicare con me. Ci facevamo compagnia a vicenda, ridevamo, piangevamo e ci confessavano ogni tipo di pensiero, che fosse profondo o anche una stupidata. Mi disse che era geloso di Nathaniel, il mio compagno di classe che mi forzò a baciarlo seppur io non volessi e così ci fu quel famoso attacco al parco dove io me la cavai solo con uno svenimento da shock. Mi ricorderò sempre quanto dispiaciuto era: quella sera, dopo essere tornata a casa dall'ospedale, lo trovai sull'attico a piangere per chiedermi perdono, i suoi occhi verdi pieni di paura e dispiacere. Non l'avevo mai visto così triste, fino a quando non ci trovò mio padre e lui per sbaglio mi graffiò, e poi quando mi raccontò cosa gli era capitato non molto tempo fa. Chat Noir non è pericoloso e so che non mi ha mai voluto fare del male. La causa dell'attacco al parco fu determinato dalla perdita di controllo dei suoi poteri e così credo anche le sue aggressioni a cose e persone. Lui non vuole fare del male a nessuno e so che è vero.» aggiunse, tirando su con il naso. «Non voglio perderlo. Non voglio che muoia per colpa mia...» disse, ma si interruppe per i singhiozzi che le provocavano scosse lungo tutto il corpo, impedendole di parlare correttamente.Sabine ascoltò parola per parola senza dire nulla.
Seppur Marinette avesse molti amici erano poche le persone con cui era legata in quel modo, e anche se Chat Noir era considerato da tutti il mostro che terrorizzava Parigi, sua figlia era riuscita a trovare in lui qualcosa per cui valesse la pena la sua amicizia; non era una bugiarda e si confidava sempre con lei come una migliore amica e capiva il perché non le avesse detto che si era fatta amico Chat Noir.
Le posò la mano sulla spalla, accarezzandole la guancia con l'altra. «Non ti preoccupare, guarirà. È forte domani mattina si sveglierà. Ok?»
La giovane annuì, tirando su con il naso e asciugandosi le lacrime sulla propria spalla, l'unica parte pulita.
«Vai a casa a farti una doccia, io resterò qui con lui.» disse la donna.
«E se si sveglia?» domandò quasi impaurita, facendosi nervosa.
«Non credo si sveglierà ora, ma anche se dovesse succedere è troppo debole persino per mettersi seduto. E stai tranquilla, ti avvertirò.» la rincuorò la madre. «Hai bisogno di lavarti e calmarti un po'.»
«Sì... Hai ragione. Io vado a casa.» esclamò con monotonia, alzandosi e camminando fino a casa sua, nascondendosi nelle piccole vie quando passava qualche persona, arrivando alla propria abitazione in poco tempo e, senza fare rumore per non svegliare il padre, recuperò dei vestiti puliti da indossare, per poi entrare in bagno ed accendere l'acqua calda.Gli abiti sporchi di sangue li portò con sé nella doccia per fare un primo lavaggio, utilizzando del detersivo che aveva recuperato dalla lavanderia e pulire così le fibre dal sangue incrostato.
L'acqua trasparente si trasformò in color rosso, mentre Marinette fissava il vortice creato dallo scarico; si mise seduta fissando il sangue di Chat Noir sparire piano piano, sbiadendo lentamente man mano che il tempo passava.
Vedere il sangue del suo amico le fece capire quanto lei fosse stata inutile: se fosse rimasta con lui forse lo avrebbe impedito, ma invece se ne era andata.
Portò le braccia al petto e poggiò la fronte sulle ginocchia, singhiozzando mentre l'acqua scrosciante lavava via i residui del sangue e le sue convinzioni.
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Marinette rientrò nella stanza di Adrien, trovandolo ancora privo di sensi mentre la madre ascoltava il suo battito cardiaco con lo stetoscopio.
«Il battito cardiaco e la respirazione stanno tornando normali ed anche il suo colore è migliorato. Domani starà meglio, anche se non potrà muovere il braccio per un po'.» esclamò, togliendosi dalle orecchie gli auricolari dello strumento e riponendolo nella borsa di primo soccorso che aveva portato con sé.
Marinette si sedette vicino a lei dopo aver recuperato un cuscino nuovo, guardandola sistemare. «Mi dispiace averti disobbedito. Avrei dovuto dirtelo sin dall'inizio che cosa stavo facendo.»
La donna le diede uno sguardo intenerito. «Non importa. Capisco il motivo per cui l'hai fatto e credo che l'avrei fatto anch'io. Io ti conosco e so che saresti andata contro tutti pur di aiutare un tuo amico, come hai effettivamente fatto. Normalmente dovrei punirti, e pesantemente dato il contesto, ma se non fosse stato per te ora un ragazzo sarebbe morto.»La giovane rimase in silenzio per qualche secondo e scosse la testa, incapace di dire altro senza evitare che la voce le si spezzasse.
«Forse dovrei punirti togliendoti il portatile.» disse con noncuranza la madre, togliendo il bendaggio al ragazzo e controllando che nessun punto si fosse in qualche modo staccato, dato che era un filo più debole rispetto a quello usato negli ospedali, per poi cambiare le garze e, aiutata dalla figlia, cambiare bendaggio e improvvisare un tutore che tenesse fermo l'arto ferito.
Marinette la guardò sorpresa. «Mamma!»Sabine ridacchiò, accarezzandole la guancia e facendo sorridere la figlia.
«Credimi Mari, Chat Noir è fortunato ad averti incontrato.»
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Ragass, chiedo venia per la lunghezza, ma ho avuto dei corsi "di introduzione" all'Università (che inizio lunedì) e mi hanno portato via intere giornate, senza contare che ho avuto l'influenza fino a martedì, quindi ho avuto pochissimo tempo.Ma vi prometto che lavorerò già domani al capitolo di venerdì prossimo e sarà più lungo :3
Alla prossima ^^
FrancescaAbeni
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Monster
Fanfiction[COMPLETA] |Miraculous Ladybug AU!| Chat Noir, la Belva Nera, un ragazzo che ha il potere di distruggere tutto ciò che tocca: una maledizione che lo vede essere temuto da tutti. Solo una ragazza, Marinette, sarà in grado di conoscerlo meglio e capir...