Cap. 46

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Marinette era in macchina sul sedile del passeggero, indicando a Lloyd la strada più veloce per casa sua, evitando per miracolo dei pedoni o delle macchine che avevano precedenza.

Si sentiva più al sicuro in braccio a Chat Noir mentre saltava sui tetti della città che in macchina con quel maniaco della strada!

Aveva ancora in testa la scena accaduta poco prima, per uscire dalla stanza dell'hotel.

Quando chiusero la porta, dopo essere usciti dalla stanza, un soldato si parò loro davanti, guardando la ragazza dall'alto verso il basso. «Dove state andando?»
«Il generale Roux vuole che porti la nostra amica da lui come esca per Chat Noir.» rispose sorridente lo scienziato, mettendo una mano sulla spalla della corvina.
«Io non ho ricevuto alcun ordine a riguardo. Contatterò il mio superiore per chiedere istruzioni.»

Il sangue nelle vene della ragazza iniziò a congelarsi quando vide il soldato prendere la ricetrasmittente, ma Lloyd lo fermò.

«Ha contattato solo noi. Non vuole che si sappia perché ha già tutte le persone che gli servono a disposizione. Ma manca la chiave che farà metterà in moto la grande macchina quale è il piace del generale, cioè Marinette.» spiegò sorridendo divertito, gesticolando qualche volta per enfatizzare certe parole.

L'uomo osservò nuovamente la ragazza.

Lloyd assunse un'aria di sfida. «Non vorrai mica disubbidire a Roux, vero? Sai quanto può essere spietato, soprattutto in questo periodo.»
Il soldato annuì. «Provvederò a scortarvi alla Tour Eiffel.»
«Ah! Solo noi. È pieno di giornalisti e l'arrivo di altre persone potrebbe mandare a monte i piani del capo. Dammi le chiavi e porterò personalmente Marinette da Roux.»

La giovane non si voltò quando si allontanarono dal soldato, restando completamente senza parole fino a quando non raggiunsero la macchina, e Lloyd ridacchiò.

«Credevi davvero che non ce l'avremmo fatta?»
«Effettivamente sì...» esclamò con voce leggente bassa, arrossendo.
Lo scienziato mise in moto. «Già, anch'io.»

Quell'uomo era parecchio strano.

I due arrivarono al negozio dei coniugi Dupain-Cheng in tempo record; scesero dall'auto ed entrarono nella boulangerie –momentaneamente chiuso–, per poi salire le scale fino all'appartamento, facendo sobbalzare Sabine.

«Marinette!» esclamò sorpresa, abbracciando la figlia. «Cosa è successo? Ho sentito in televisione che i militari ti avevano messa al sicuro.»
«È tutta una montatura per fare del male a Chat. Mi avevano presa per attirarlo e catturarlo, ma il generale ha solo cattive intenzioni.» spiegò velocemente, notando che la donna stava guardando l'uomo dietro di sé. «Lui è Lloyd.»
«Enchanté.» esclamò lui, prendendole la mano e baciandole il dorso. «Non credevo che Marinette avesse una sorella.»
Sabine avvampò. «I-In realtà sono la madre.»
«Sembra poco più grande di sua figlia. Sento un buon profumino di croissant appena sfornati. Sono maleducato se chiedo di assaggiarne uno?» domandò, sorridendo divertito.

La donna indicò il tavolo della cucina, guardando lo scienziato entrare e prendere una brioche, mangiandola di gusto.

Marinette attirò nuovamente l'attenzione della madre su di sé. «Mi ha aiutata a scappare per venire qui. Dov'è Chat Noir? So che è tornato in città e so che si sarebbe precipitato qui il prima possibile.»
Sabine sospirò. «Se n'è andato poco fa. Credo abbia ascoltato la notizia del generale al notiziario, perché il tuo computer era acceso sul canale delle notizie.»
La ragazza imprecò sottovoce, non importandosene se la madre l'ebbe sentita. «È in pericolo. Dobbiamo fare qualcosa. Lloyd, dobbiamo andare!» esclamò, guardandolo ed alzando un sopracciglio.

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