Cap. 27

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N.d.A.
ATTENZIONE! QUESTO CAPITOLO CONTIENE SCENE NON ADATTE AD UN PUBBLICO FACILMENTE IMPRESSIONABILE (no. non è un lemon). SE LO SIETE PASSATE DIRETTAMENTE AL PROSSIMO E NON LEGGETE. GRAZIE :3
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Chat Noir non sapeva come fosse finito in quella situazione: a mordere un pezzo della maglietta di Marinette, che lei stessa si strappò, e cercando di non perdere i sensi per il dolore; la vista era offuscata per le lacrime e per le e energie che, poco a poco, lo abbandonavano, distinguendo a malapena la figura preoccupata della ragazza accanto a lui.

Dolore. Il dolore era l'unica cosa che sentiva in quel momento ed era l'unica cosa che lo teneva cosciente.

Fino a quel momento non ebbe mai immaginato che avrebbe sentito la dolce voce di Marinette colma di preoccupazione e paura, eppure eccolo lì, a trattenere a malapena le urla mentre la madre della sua amica gli estraeva una pallottola dalla spalla.

Che cosa aveva sbagliato? Perché salvare qualcuno gli costò così caro?














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Marinette entrò nella stanza del ragazzo, salutandolo felicemente e vedendosi restituita il gesto che significava "buonasera": la mano destra, da prima davanti alla bocca, era davanti al dorso della mano sinistra, sistemata orizzontalmente davanti al suo petto.

La corvina rise, andando a sedersi sul materasso con lui.

«Ho cercato alcune cose ed i segni come li abbiamo imparati noi sono giusti. Ne vuoi imparare altri?»

Chat scosse la testa, per poi scrivere sul quaderno: "Un paio di saluti vanno più che bene, grazie"

«Bene. Cosa vuoi fare allora? Chiacchierare, guardare anime o dormire un po'?» chiese guardandolo.

"Perché dormire? Tu non mi sembri stanca"

«Ma tu sei distrutto. Ti si legge in faccia. Cosa fai la notte anziché dormire?» ridacchiò. «Ora vieni qui e riposi. Non ti fa bene saltare le ore di sonno.»

"Ma dormo durante il giorno..."

«Non fare il micio cattivo e vieni a dormire.» lo intimò, vedendolo annuire e sdraiarsi accanto a lei.

Marinette gli grattò il capo, sentendolo fare le fusa e sistemarsi contro di lei.

Non seppe bene quanto tempo passò restando accanto a lui, ma si fece tardi ed era già ora di tornare a casa, se non voleva far preoccupare i suoi genitori.

Si alzò, scrivendo su una pagina del quaderno dell'amico che era tornata a casa e, quindi, di non preoccuparsi se si fosse svegliato senza trovarla al suo fianco.

Chissà cosa faceva durante la notte per essere così stanco, senza contare che poteva riposare anche durante il giorno.

Uscì da Villa Agreste, facendo attenzione che non ci fosse in giro nessuno, per poi camminare verso casa sua, canticchiando.














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