Cap. 32

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N.d.A.
¡ATTENZIONE!
Nella prima perte del capitolo sono presenti scene con contenuti sensibili. Andate oltre se vi dà fastidio. Grazie ^^

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Sabine tagliò l'ultimo punto, stando attenta a non riaprire la pelle cicatrizzata, per poi rimuovere i fili con le pinzette, riponendoli sulla garza che aveva utilizzato come cerotto, per poi riporre gli strumenti al loro posto e levarsi i guanti di lattice.

«Ecco fatto. La ferita è completamente guarita, anche se resterà la cicatrice.» disse, effettivamente non molto preoccupata per quella cicatrice, ma per ben altre.

Quando l'aveva portato a casa per lavarlo, a seguito dello sparo, la prima cosa che le saltarono all'occhio furono, oltre che le unghie estremamente lunghe ed affilate, le cicatrici bianche sulle braccia.

Fece caso a come evitava il suo sguardo mentre gli puliva le braccia dal sangue e dallo sporco, mentre il panno bagnato passava sopra le cicatrici che segnavano vari punti sulla pelle leggerete abbronzata, rendendole lucide; non sapeva i motivi che l'avevano spinto fino a quel punto e non fece alcuna domanda a riguardo, ma poteva immaginare il perché se le era procurate: vivere in quelle condizioni era una tortura e non riusciva ad immaginare come avrebbe reagito lei se fosse stata al suo posto.

Non erano numerose come quelle dei pazienti in ospedale, ma si sentiva male per lui esattamente come per ogni persona che aveva visto; ma lui non era come gli altri pazienti, era un ragazzo dell'età di sua figlia che era considerato da tutti un mostro, la famiglia completamente distrutta ed imprigionato da una sorta di maledizione.

Eppure Marinette sembrava essere l'unica sua medicina, l'unico appiglio che gli impediva di compiere qualsiasi gesto irreversibile.

Era meravigliata dal loro legame e da quanto una persona era talmente importante per l'altra da far cambiare totalmente idea sulla propria vita.

Quei due ragazzi erano legati tra loro da un forte attaccamento per l'altro che non credeva potesse crearsi.

Vederli capirsi in quel modo l'aveva lasciata piacevolmente sorpresa.

Se quello che pensava fosse divenuto realtà, forse, Marinette sarebbe stata davvero la salvezza di Chat Noir.













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Alya la guardò uscire di casa silenziosamente, senza farsi vedere.

Erano le undici e quarantasette quando Marinette uscì da casa sua, esattamente quattro minuti dopo essere tornata a casa dalla loro serata.

Durante la loro uscita, Marinette era parecchio nervosa e controllava spesso il cellulare, come ad aspettarsi un messaggio o anche solo per controllare l'ora.

Sembrava che volesse andare da qualche parte.

Così decise di chiarire i suoi dubbi; seguì l'amica da debita distanza, in modo tale di non perderla se avesse girato in qualche angolo e non troppo vicina per essere vista o sentita.

Seguì ogni suo spostamento fino a Villa Agreste, dove perdeva le sue tracce, per poi vederla entrare, questa volta, dal cancello scardinato, superando il nastro della polizia e dirigendosi verso le enormi porte –anche quelle scardinate–, per poi sparire all'interno dell'abitazione.

Alya attese qualche secondo prima di entrare nella villa, guardandosi attorno in cerca della corvina, ma sembrava essere sparita nel buio della casa.

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