CAPITOLO 4

503 32 2
                                    



"Buongiorno Caterina, molto piacere, scusami se ieri non ero presente."

"Buongiorno dottor Bastiani, si figuri nessun problema." Boia se è alto! Meno male che ho messo i tacchi, quanti anni avrà? Quaranta, quarantacinque? Sì quarantecinque.

"Il dottor Bastiani è mio padre io sono Marcello e dammi del tu. Enrico ti ha spiegato cosa facciamo e cosa devi fare te?"

"Sì sig.., no volevo dire Marcello. Oggi inizieremo con l'operativo."

"Perfetto, oggi conoscerai anche Daniela, l'altra collega, più tardi faremo una piccola riunione."

"Va bene. Senti, posso farti qualche domanda di cultura generale?"

"Certo, dimmi pure."

"Come...ecco, te sei il mio capo ma poi il tuo capo chi è?" Perché mi vergogno?.

"Bhe io coordino il tuo ufficio, più altri due. E tutti e tre insieme ad altri, sono sotto la responsabilità di un altro manager che ne risponde direttamente al Direttore"

"Quindi il Direttore comanda tutto?"

"No i capi sono Canadesi, noi siamo solo la filiale Italiana. Il direttore dirige la filiale Italiana."

'Oh bene, allora devo aver insultato lui ieri.'

"Ah, grazie."

"Figurati per così poco,. Adesso scusa ma ho una conference call."

"No va bene grazie per ora capo ehmm Marcello."

"Dovere."

"Direi che ti sei meritata un bel caffè ora."

"Grazie Enrico, è merito tuo se imparo in fretta sei un ottimo insegnante."

"Beh anche te sei un'ottima allieva, impari in fretta e per fortuna non ti devo troppe spiegazioni."

"Che vuoi, ho studiato per arrivare a fare questo lavoro, la materia mi piace e non mi pesa imparare."

'Anche perché ho studiato talmente tanto all'università che qui mi sembra tutto una passeggiata. Ma il mondo del lavoro è altro, magari fosse solo studio e apprendimento.'

"Preferisci il bar qui o quello in fondo?"

"Quello in fondo. Il barista è simpatico e gentile, qui accanto sono un po' troppo scorbutici."

"Vedi anche questo lo hai capito subito."

Il bar in fondo alla strada è veramente vintage, come si dice ora, listone alle pareti, bancone anni '70, ma è sempre pulito i giornali piegati ordinatamente e, soprattutto, sono tutti gentili. Emiliano, il barista, è empatico per indole naturale ed è impossibile non instaurare un buon rapporto con lui.

Oggi fa più caldo del solito io ed Enrico siamo usciti senza giubbotto totalmente presi dalla conversazione ho scoperto che Enrico ha tre figli maschi ed è innamorato perso di sua moglie. Mentre parla osservo i suoi lineamenti, capelli scuri con un principio di imbiancamento, occhi marroni leggermente cerchiati dal sonno perso, faccia quadrata con lineamenti marcati, ricorda vagamente Alberto Sordi, non è tanto alto ma è proporzionato. E mentre mi perdo in questi pensieri, arriviamo al bar.

"Buongiorno Enrico!"

"Buongiorno Emi! Lei è la mia nuova collega! Caterina!

"Bellina, piacere Emiliano."

"Ciao piacere mio. Mi hanno detto che fai un caffè molto buono."

"Ecco se lo sbaglio allora sai che figura ci fo?"

"Sono sicuro che lo farai benissimo invece"

"Sì anch'io." Infatti è molto buono, ma purtroppo non riesco a gustarmelo come vorrei perché ho smesso di respirare, le orecchie mi fischiano, il cuore che martella e gli occhi mi si immobilizzano.

Di norma è maleducazione fissare insistentemente una persona, ma non in quel caso, sono caduta in trance, vittima di un sortilegio che mi impedisce di muovere ogni muscolo o proferire alcuna parola. No non è un sortilegio, voglio godermi quello spettacolo fino in fondo, sulla porta del bar, infatti, in piedi girato a tre quarti si staglia in tutta la sua semplice bellezza Giorgio. Maglione blu come i suoi occhi, che gli disegna il contorno delle forti spalle e scende morbido su un paio di jeans che mettevano in risalto i suoi fianchi. 'Gesùmmariasantissima. Resta così per sempre ti prego.'

Invece si muove tranquillamente verso il bancone mi supera con impudica noncuranza, parlando con un tizio, sicuramente collega, che sta per diventare strabico cercando di parlare con lui e guardare me.

Una serie di "Ciao, buongiorno" si intrecciano poi Emiliano, grazie al cielo prende, in mano la situazione con un "Voi due sempre il solito vero? Caterina bevi il caffè sennò poi dici che lo faccio cattivo e non ci torni più qui da me."

"No, no, ci torno di sicuro..."No! Non posso ragionare ad alta voce, ma per fortuna Emiliano mi guarda complice e mi ammicca in modo inequivocabile in direzione di uno dei più bei culi mai visti sulla terra, che per fortuna si sta dirigendo al tavolino dei giornali.

"Ah ecco siamo d'accordo allora? Menomale perché con lui certi commenti non li posso fare, almeno te mi capisci!"

"Ti capisco eccome, è da ieri che mi devo riprendere, non ero preparata a certi incontri."

"Te vieni qui che ci si ripiglia insieme, tranquilla."

Rido sollevata mentre gusto un buon caffè, con la coda dell'occhio noto Giorgio che parla col collega in modo svogliato, scuro in volto quasi gli desse noia quello che sta sentendo. Ma la mia pausa finisce e con Enrico torniamo in ufficio per la riunione.

"Allora ragazzi, tutto chiaro?"

Tutti annuiscono me compresa e non lo faccio per finta ha capito tutto con facilità.

"Bene allora adesso potete dividervi i compiti; Enrico capo progetto, Daniela al seguito statistico, Caterina tu allo sviluppo informatico. E ora a mangiare!"

Sviluppo informatico?!?!?! Cioè, oddio, con lui??? E a fare cosa?

"Scusa Marcello, poi mi dettagli quello che dovrò fare?"

"Certo, ma dopo mangiato."

Allora? Che ne dite, riuscirà la nostra ragazza in questa impresa?


Quel non so che di unicoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora