6 Insieme

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La sveglia non ha ancora suonato ma sono già in piedi a preparare la colazione per poi buttarmi in doccia.

Non voglio correre, voglio arrivare tranquilla. Sì, vabbé tranquilla è un parolone, mi sto ripetendo che oggi sarò in ufficio con Schrek per non farmi assalire dal panico. Poi mi metterò la gonna a tubino nera e camicia bianca, decolté nere e beige allacciate alla caviglia. Devi stiantare, sappilo!

Per guidare lo scooter basta indossare i pantaloni da pioggia così se la gonna sale non la vede nessuno, anche per questo devo arrivare in ufficio prima degli altri non posso fare uno spogliarello nel parcheggio davanti a tutti.

Per fortuna Marisa era lì pronta col suo sorriso rassicurante ad accogliermi "Come sei bella stamani!"

"Grazie Marisa, buongiorno!"

Poggio la borsa, il casco, il giubbotto, mi rassetto un attimo, cerco di darmi un contegno. I documenti, gli appunti, valeriana, xanax ah no...respira. E' un essere umano come tutti, inoltre devi restare concentrata. Dov'è diamine è Enrico?'

Passi strascicati sul pavimento mi avvertono che è in arrivo, gli vado incontro "Ti va un caffè?" dico troppo frettolosamente.

"Buongiorno anche a te, boia come siamo eleganti!"

Oddio voglio sprofondare lo sapevo "grazie, ho esagerato?" credo di essere diventata viola.

"No è che il target delle colleghe finora era ben più....diverso." ride, effettivamente Daniela viaggia verso i 60.

"Sì caffè che oggi si deve galoppare."

Ed eccomi pronta ad affrontare il nemico, l'amico, l'ignoto, insomma falla meno lunga e vai in quella stanza.

"Buongiorno!"

"Ciao." Riecco quei fanali blu, ma questa volta sono piantati addosso a me.

"Accomodati qui, abbiamo una scrivania e mezzo a disposizione ma se non ci basta, mandiamo via qualcuno."

Tono pacato e asciutto, rassicurante a tratti forse autoritario, le sue mani si muovono velocemente, esperte. Belle mani, non che mi siano mai interessate più di tanto ma mi piace osservarlo. Mi sento imbarazzata e al contempo curiosa.

"Sai di cosa si sta parlando?"

'Ecco ora mi inizia a stare sulle palle'

"Sì lo so e te?" Calma, respira Caterina.

"Certo, sennò mica ti mandavano da me. Ma visto che sei arrivata da poco magari hai le idee confuse."

"Diciamo che conosco l'argomento, ma devo fare pratica. Mettiamola così io sarò la mente, tu il braccio."

"Mettiamola così, piuttosto, tu mi dici quello che hai capito e io ti dico se è giusto. Poi vedremo quello che si può fare."

'Ok tu sei bellino ma datti una calmata.'

"Allora le linee del progetto sono quelle della mail, l'hai letta la mail?"

"Sì. E non vanno bene, o almeno, se volete seguire quelle linee ci vorranno almeno 4 mesi in più per metterlo in produzione."

"Aspetta guardiamo insieme."

"Ho già guardato io."

"Sì ma si deve lavorare insieme sicché guardiamolo insieme."

"Non serve, fidati."

"Senti ma ti sto antipatica? Ce l'hai con me?" Ecco è partito il filtro cervello/voce.

Giorgio spalanca gli occhi sorpreso. Ho di nuovo tolto il filtro bocca/cervello

"Non ti conosco, non puoi essermi antipatica."

"Ecco appunto allora fammi fare il mio lavoro, te fai il tuo e vedrai che andremo d'accordo."

Lui mi guarda di sottecchi la sua bocca bellissima si distende in un sorriso beffardo a filo labbra e conviene che "Va bene facciamo il nostro dovere."

'Che fatica nini mio! Bellino tu sei bellino, ma faticoso'

Invece a dispetto del fato avverso, il lavoro corre veloce e liscio, senza intoppi né complicazioni. I punti di vista non distonano e le idee si modulano completandosi vicendevolmente, direi che ci siamo meritati un caffè.

"Ti va un caffè?" Gli chiedo ostentando naturalezza.

"Sì decisamente ne ho bisogno."

Ci alziamo insieme dalle sedie e per un attimo, un movimento coordinato, i nostri corpi si sfiorarono, il suo braccio si posa sul mio fianco, la sua pelle è calda e quel calore si irradia dentro di me provocandomi una sensazione talmente intensa che d'istinto mi distacco quasi avessi preso la scossa, Giorgio si affretta con un "Scusa ti ho fatto male?"

'Male? Mi hai sfiorato un fianco, come puoi avermi fatto male? Sembra abbia preso una scossa da mille watt, ma non è certo male quello che sento'

"No tranquillo – respira – davvero niente. Andiamo da Emiliano?"

"Laggiù? Con questi tacchi?"

"Ci devo camminare io mica te."

"Ah bene, se ce la fai."

"Ce la faccio sono una donna, noi sui tacchi ci andiamo nella pancia della mamma."

Quel non so che di unicoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora