Capitolo 8

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Ora che l'ho capito è tutto chiaro.
Devo proteggerla perché è l'unica persona con cui voglio vivere.
Ma se dovesse accadere qualcosa, il non sarò di sicuro accanto a lei.
Ed è per questo che ho deciso di mostrarle la camera della figlia di Isabel.
Dopo qualche ora passata a distruggere alberi con l'ascia, arma con cui mi trovo molto bene, l'insegnante, che ho scoperto chiamarsi Mike, ci accompagna nell'aula di tiro con l'arco.
Una donna, sulla quarantina, in tono brusco inizia dicendo che non vuole sentire una mosca e cose del genere.
"in base alla vostra altezza"
Inizia.
"deciderò il tipo di arco e freccie adatte a voi, quindi mettetevi in fila indiana dietro alla bilancia".
Con bilncia probabilmente intende quella specie di metro enorme.
Mi metto in fila dietro Julia e aspettiamo il nostro turno.
Quando salgo sulla bilancia, la donna inizia a misurarmi con un metro.
Dopo aver finito mi dice:
"Vieni, ti do l'arco e poi vai ad esecitarti lá infondo".
Mi indica un bersaglio.
Mi mette tra le mani un arco e sulle spalle mi sistema la faretra, poi mi dirigo verso il bersaglio e mi posiziono.
Dopo poco Julia mi raggiunge e si mette accanto a me.
Provo a tirare una freccia, ma é tutto inutile: sono negata.
Quando tutti i presenti hanno tra le mani l'arco, l'insegante si mette ad un bersaglio.
"venite tutti quí! "
Ordina.
Mi avvicino mentre l'allenatrice scaglia una freccia che fa centro nel bersaglio.
Sul suo viso compare un'espressione compiaciuta.
Inizia ad insegnarci le varie tecniche, ma ho giá capito che sono negata per quest'arma, nessuna tattica migliorerebbe le mie prestazioni.
Dati che non sono minimamente interessata, inizio a riflettere.
Se Christabel scoprisse che ho portato Julia senza il suo consenso, mi denuncerebbe a sua madre.
Ma soprattutto, da come Isabel ci scrutava, credo che ci abbia viste, ma ha scontato una punizione perché ha capito che eravamo con sua figlia.
Non mi interessa se Isabel ci vedra, devo convincere Christabel a portare Julia nella sua stanza.
Il motivo è che non solo voglio proteggere Julia, ma voglio proteggerla da una minaccia.
Ora pensiamoci un attimo: cosa ci fanno quí dei ragazzi che dovrebbero essere a studiare nelle loro cittá?
Stanno creando un nuovo esercito, presto ci sará una guerra.
Non una guerra con "alcuni paesi contro alcuni paesi".
Una guerra "tutti contro tutti", e l'Italia sta facendo di tutto per prepararsi.
Ad un certo punto i miei pensieri ricadono sull'ascia.
Su come mi sentivo libera colpendo con quell'arma, anche se non è esattamente un'arma da battaglia.
La voce aspra dell'istruttrice rompe il silenzio dei miei pensieri.
"Bene, adesso andate a mangiare, ci rivedremo tra fue giorni".
Ci congeda con un cenno secco del capo ed usciamo diretti alla mensa.
Noi che abbiamo fatto tiro con l'arco, siamo i primi a sederci.
Dopo pochi minuti, Gio arriva e si siede al mio fianco.
Ha le goccie di sudore sul viso, ed è evidentemente stanca, ma sorride.
"Ciao!"
Mi saluta allegramente mentre si siede.
Penso a quanto sono stata egoista credendo di dover proteggere solo Julia.
Gio sta crescendo, sta diventando una guerriera, ma ha ancora molta strada.
Ma soprattutto lei darebbe la vita per me, lo so bene.
"Allora, quale arma hai provato?"
Le domando rispondendo al sorriso.
"Prima l'arco e poi il fucile"
Mi risponde con lo stesso entusiasmo che si porta addosso.
"mi trovo benissimo con l'arco".
"io un pò meno"
Rispondo ridacchiando.
Poi abbasso la voce e le faccio segno di avvicinarsi.
"questa sera, vorrei mostrare a Julia la camera di Christabel"
La sua espressione cambia.
Non è desolata, è solo piú seria.
"va bene, ma non dobbiamo farci scoprire, dobbiamo solo proteggerla".
Una parvenza di sorriso aleggia sulle sue labbra.
"Non hai ancora capito, che oltre a lei è mio compito proteggere anche te?".

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