Isabel si accovaccia al mio fianco e mi stringe le mani.
Sento le lacrime sgorgare sempre più veloci, ma devo domandarglielo.
"Ma è morta?"
La vedo esitare.
"Non sappiamo niente, domani ti accompagneremo all'ospedale in cui è stata ricoverata".
Annuisco.
Lei aspetta un secondo e poi si alza.
"Bene, allora per oggi preferisci riposare?"
Mi asciugo le lacrime dal volto.
"No"
Rispondo raddrizzandomi.
"Voglio assistere alle prime lezioni"
"Come vuoi, ora devo andare"
Esce dalla stanza a passi svelti.
Io prendo dal mio baule degli abiti freschi e li indosso, poi preparo i libri nello zaino e mi sdraio nuovamente sul letto, cercando di scacciare Julia dai miei pensieri.
Provo a chiudere gli occhi per dormire, quando sento il rumore delle nocche che battono il legno per attirare la mia attenzione.
È Christabel a bussare alla mia stanza.
Nel momento in cui la vedo impiedi, sull'uscio della stanza, mi accorgo di quanto anche lei sia sconvolta.
Si vede che ha appena terminato l'allenamento: i capelli precedentemente raccolti in due ordinate treccie, ora sono scompigliate e piene di ciocche all'aria, il viso arrossato dal sudore e dal caldo.
Christabel si avvicina al mio letto a braccia conserte, mentre le sorrido flebilmente.
Si siede accanto a me e mi abbraccia.
Non ci diciamo niente, non ci guardiamo, non piangiamo.
Semplicemente ci diamo forza a vicenda.
La stringo, mentre respiro l'odore di pioggia appena caduta proveniente dalla finestra aperta.
Non so di preciso per quanto rimaniamo così, e sinceramente non mi interessa.
Penso solo che mi sento come se fossi con una sorella.
Non quella che ho abbandonato a casa, e che sicuramente chiederà di me ogni mattina, non sentendo il mio Buongiorno con un pò di solletico, una sorella nuova.
Quando ci stacchiamo, semplicemente ci mettiamo accanto alla finestra.
Ancora non parliamo, ancora non ci guardiamo.
Ma sappiamo che distende entrambe.
Perchè vedo Christabel farlo la notte, dopo i nostri disastri.
Veniamo interrotte solo quando Isabel entra trafelata nella stanza.
"Flame, Julia si è ripresa"
Io mi volto e sgrano gli occhi, poi scatto in piedi, seguita da Christabel.
"Puoi andare a farle visita, ma solo per mezz'ora"
Dice Isabel.
Annuisco e lei mi fa cenno di seguirla.
Christabel rimane nella stanza, mentre io mi allontano insieme a Isabel.
Andiamo verso l'uscita, quella da cui sono passata all'inizio di questo incubo.
Appena usciamo dall'istituto, il freddo circonda il mio corpo.
Sfilo la felpa dalla vita e la indosso stringendo gli orli con le maniche.
Le guardie guardano Isabel intimidite, come se lei avesse superiorità a tutti.
Camminiamo verso il furgoncino verde scuro, come tutto quì.
Isabel infila la chiave nella fessura dello sportello e si sente un rumore di sgancio.
Appoggio la mano sulla maniglia di metallo, congelata per via della temperatura, la tiro e mi siedo sul comodo sedile di pelle rovinata.
Mi chiedo quanti anni abbia questo furgone, e tenuto bene, ma gli anni si fanno sentire per tutto.
Isabel mette in moto il veicolo e partiamo.
Durante il tragitto, regna il silenzio, che viene interrotto solo dalla vecchia radio che inizia a produrre suoni scontinui.
Isabel la spegne distrattamente, senza distogliere lo sguardo dalla strada.
Dopo non molto, arriviamo in città, a Trento.
Non essendo della città, non conosco le vie.
Isabel parcheggia il furgoncino in un'enorme parcheggio quasi vuoto, io apro la portiera e scendo.
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La Militaressa
ActionNel 2038, una nuova legge impone a tutti i ragazzi dai sedici anni in su almeno due anni di addestramento militare. Flame ha quasi 18 anni, sta per iniziare l'università, quando la nuova legge la coglie di sprovvista: l'accademia militare di Trento...