Appena scendo, infilo immediatamente le mani nelle tasche della felpa.
Il vento gelido e pungente mi sfiora le guance arrossate.
La struttura imponente davanti a noi è l'ospedale.
Isabel esce dal furgone e lo chiude.
Con il suo solito passo rapido, mi guida verso l'edificio cupo e tetro, che non dista di molti passi dal parcheggio.
Appena entriamo, le guardie la bloccano subito.
"Sono della scuola militare, una nostra allieva è stata ricoverata quì."
Afferma Isabel con calma.
"E che ci fa la ragazzina?"
Ribatte la guardia indicandomi con un cenno della testa
"La ragazzina ha tutto il diritto di stare quì."
Detto questo Isabel si scolla dalla stretta della guardia e, a testa alta, procede per i corridoi bui dell'ospedale.
Io non riesco a pensare ad altro che a Julia.
È stata la mia compagna di avventura sin dall'asilo, e in qualche modo sono riusciti a portarmela anche quì.
Saliamo su un ascensore con un'anziana ed un bambino, tenuti per mano.
Quando arriviamo al piano giusto, il cuore iniza a battermi forte.
Mi chiedo in quale stanza sia Julia, se sia sveglia, se in qualche modo ci stia aspettando.
Mentre cammino al fianco di Isabel, ci passano accanto medici in camice bianco.
"Mi scusi, siamo venute a fare visita ad una paziente".
Esordisce Isabel a una ragazza dai capelli legati, china su dei documenti.
"Nome"
Chiede lei senza staccare lo sguardo dai fogli.
"Julia Brenda"
Finalmente la ragazza ci guarda, appoggia i fogli, e ci conduce per il corridoio fino ad una stanza numerata "34".
Esito con la mano sulla maniglia.
Mi volto verso Isabel.
"Vai" .
Mi dice a braccia conserte.
Io annuisco.
Apro delicatamente la porta.
All'interno Julia, con addosso una camicia bianca, e sdraiata sul letto in modo scomposto, attaccata a vari macchinari, con lo sguardo fisso verso la televisione.
Rimango ferma ad aspettare che si accorga della mia presenza.
Si mette a sedere flebilmente.
E io a passo svelto mi siedo sul suo letto.
"Ciao"
Sussurro.
"Ciao"
Lei ha un tono di voce più freddo.
Ha le braccia incrociate e evita Evidentemente il mio sguardo.
"Non andrò più a scuola".
Dice.
"Non è tanto male, se ci pensi"
Cerco di sdrammatizzare.
Lei si gira lentamente verso di me, noto che ha gli occhi arrossati.
Io preferisco distogliere lo sguardo.
"Direi che puoi andare"
Annuncia.
"Ma-"
Esito, infondo non abbiamo nulla da dirci.
Annuisco.
Ma quando arrivo alla porta e sto per uscire, mi ricordo di quelle due bambine che giocavano insieme.
Una delle due porrebbe morire di infarto.
L'altra andrà avanti per entrambe.
Esco decisa e vedo Isabel che parla al telefono.
Deve esserle costato molto portarmi quì, le sarò eternamente grata per questo.
Appena mi nota, saluta frettolosamente e chiude la chiamata.
Non mi fa domande, mi sorride e ci incamminiamo.
Durante il tragitto dall'ospedale alla scuola non parliamo, anche se nella mia mente penso a tutto ciò che ho passato con Julia.
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La Militaressa
ActionNel 2038, una nuova legge impone a tutti i ragazzi dai sedici anni in su almeno due anni di addestramento militare. Flame ha quasi 18 anni, sta per iniziare l'università, quando la nuova legge la coglie di sprovvista: l'accademia militare di Trento...