capitolo 23

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Rimango spiazzata.
"Sì"
Risponde Christabel
Io annuisco.
"Piacere, Colin"
È una ragazza dai capelli corti, e robusta.
"Flame"
Dico cercando di essere più sciolta possibile.
Voglio lasciarmi andare in un secondo.
Mi tolgo la felpa e la lego in vita, mentre mi siedo in un angolino con la testa tra le mani.
Sento odore di polvere, e non posso fare a meno di starnutire.
"Io sono Christabel"
Dice lei sedendosi accanto a me.
"Perché siete qui?"
Chiede Colin sedendosi su un cuscino impolverato.
"Vogliamo sapere quello che succede"
Lei annuisce.
"Non sentirete un granché da qui, c'è un passaggio segreto che porta in una cabina chiusa, in cima"
Dice scostando sedie rotte, poltrone e ragnatele, lì si intravede una porta nel velluto, è quasi impercettibile, ma c'è.
Colin attende noi, mi alzo e inizio a seguirla.
Oltre la porticina si nascondono circa cinque piani, se non di più, di scalinate strette e ripide, dai gradini precari.
Io vado dietro a Colin, Christabel è ultima della fila.
Ad un certo punto Colin si ferma, fruga in tasca, accende un fiammifero e me lo porge.
"Tienilo tu"
Mi incita.
"Ho paura di bruciare qualcosa"
"Perché dovrebbe?"
Dice.
"Infondo siete la stessa cosa"
Prendo tra le dita il sottile pezzetto di legno con la fiamma alla punta.
Colin si sposta e mi fa andare per prima.
"Vai dritto finché non ti dico di fermarti".
Cammino tenendo teso il braccio per evitare di cadere.
Mi fermo ad una porticina bianca, scolorita dal tempo, ci sono alcune scritte con il pennarello nero, rovinate dal tempo.
Colin mi passa una piccola chiave.
"Apri la porta"
Sussurra.
Da bambina mi hanno insegnato che non devo assolutamente fidarmi degli sconosciuti.
Esito.
Colin potrebbe benissimo averci portate quì per qualche strano motivo.
"Vai"
Continua.
Penso che penso troppo.
Infilo la chiave e apro la porta.
È un palchetto, come uno di quelli che ci sono a teatro.
Prima di entrare mi fermo sul piccolo uscio.
"E se ci vedono?"
Chiedo titubante.
"Non succederà, sono così tanti ad assistere all'assemblea di oggi, che non ci fanno davvero caso. E poi siamo in cima, e di lato, non ci vedranno"
Entro nella minuscola stanzetta, che è esattamente come quella del teatro, solo che è più sciupata: ci sono i divanetti senza molle, i pavimenti tutti impolverati, le sedie per terra.
Mi siedo su uno dei divanetti e mi sporgo, per cercare di capire cosa succede.
Non hanno ancora iniziato.
"Come sai di questo posto?"
Domando per passare il tempo.
"L'ho scoperto per caso la prima volta che sono venuta qui, ci sono stata solo due volte"
Inizia Colin
"Comunque è una delle cabine da cui si osserva la situazione, ma si pensa che sia crollata mentre ricostruivano l'edificio, così le guardie possono vederci solo da quel lato"
Dice indicando l'altra parte della sala.
"In poche parole, non sanno che esiste"
Mi mangiucchio le unghie.
"O meglio, lo sanno ma non hanno voglia di venire a risistemarlo"
Si corregge.
Pochi minuti dopo, una donna dai capelli bianchi sale sul palco e inizia a parlare.
Sono cose noiose, mi chiedo se tutta la fatica che abbiamo fatto per venire quì sia realmente servita a qualcosa.
Inizio a chiacchierare con Colin, finché Christabel mi dà una gomitata.
"Ascolta!"
Dice.
Mi sporgo un pò di più.
"Come tutti voi sapete, c'è una guerra in corso: non sono più solo alcuni paesi, ormai tutto il mondo è ufficialmente aperto alla battaglia.
È inutile cercare di starne fuori, abbiamo massimo un mese, o due, per preparare i giovani a combattere"
Dopo il lungo discorso della donna, mi sento svuotata.
Avevo dei progetti per quando sarebbe finita l'accademia, ma sarà inutile.
È ora di rimettere i sogni dentro al cassetto e iniziare a combattere.






°•spazio autrice•°

Come va?
Oggi ho iniziato la scuola, il primo giorno è stato terribile, ma sorvoliamo.
I capitoli verranno pubblicati la sera, alle 21:30/22:00 circa, e perdonatemi se non riuscirò a scrivere puntualmente, la scuola è una cosa brutta (?)
Vabb, a sabato!

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