capitolo 16

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Mentre cammino per i corridoi i libri mi cadono di mano.
La mia assenza di ieri è stata giustificata, ma non ho comunque imparato i nomi dei compagni, più che altro dei professori, e le regole da rispettare.
"Christabel!"
Chiamo la ragazza dai folti capelli castani che ricadono sulle spalle in ciocche scomposte.
Christabel si gira e mi saluta sventolando la mano.
"Ciao Flame, come è andata ieri?"
Mi domanda appena la raggiungo.
"Bene, non sta malissimo..."
Non so se raccontarle del suo comportamento.
Christabel intuisce che c'è qualcosa che non va, aggrotta la fronte e mi chiede un pò titubante
"Ma è successo qualcosa?"
Alzo gli occhi al cielo e faccio un passo verso la classe, evitando il flusso di studenti.
"Insomma, abbiamo deciso di chiudere"
"Flame mi confondi! Spiegati meglio"
Insiste lei.
Mi volto in modo di guardarla negli occhi.
"Nel senso che non vuole più saperne di me, e la cosa è reciproca".
Christabel è sbalordita, ma non ci faccio caso.
"Però non parliamone"
Le dico con tono entusiasta.
Oggi mi sento carica, pronta per questa giornata.
E per questa nuova vita.
Christabel mi sorride e sbuffa.
"Ci pensiamo dopo, andiamo"
Mi mette una mano sulla schiena e mi spinge verso l'aula.
Qualcosa ha legato me e Christabel, in qualche modo.
Credo che sia l'unica che mi capisca, poiché è simile a me.
È una bella ragazza, da carattere forte, il che mi sembra normale, per una che ha vissuto quì.
Quando entriamo in classe vengo riportata alla realtà.
I ragazzi, così simili che non li distinguo, sono seduti con la testa china, hanno i libri pronti sui banchi, solo alcuni sussurrano tra di loro.
Quando io e lei entriamo, gli alunni alzano le teste, temendo l'arrivo dell'insegnante.
"Sono così duri da fare paura i professori?"
Chiedo sottovoce a Christabel mentre prendiamo posto in due banchi in terza fila.
"In realtà no, sono come degli zii per me"
Poi chiude gli occhi a fessura e osserva con disprezzo i ragazzi.
"Sono loro che non capiscono niente".
Sbuffa al suo solito e tira fuori i libri dalla sua borsa.
Mi viene da sorridere lievemente.
Vedo Christabel sbadigliare, ieri sera non ci siamo viste, probabilmente deve essersi rifugiata nella sua camera.
Ho approfittato per parlarne con Gio, che non segue quasi nessun corso, al contrario di me e Christabel, che siamo quasi sempre insieme.
Tiro fuori dallo zaino il foglio con gli orari.
A quanto pare tra poco ci sarà matematica, il che non mi entusiasma.
Sono sempre stata negata.
Cade un silenzio tombale in classe, solo dopo mi accorgo il perchè.
Una donna tutta spigoli, con ridicoli occhiali rossi e i capelli apparentemente unti legati alla nuca, entra nell'aula a piccoli passi, mentre esamina gli studenti dall'alto.
Christabel si avvicina a me, poi mi sussurra
"Tranne questa, questa la puoi odiare".
Sorrido e la guardo fintamente storto.
La professoressa non si presenta, e a quanto pare non le interessa sapere i nostri nomi.
Si alza in piedi, prende in mano un gessetto, e iniza a scrivere alla lavagna delle operazioni.
Christabel ha il mento appoggiato alla mano, in espressione assonnata, mentre giochicchia con l' indice e il pollice della mia mano.
Quando la professoressa finisce di scrivere, si volta e ci guarda con aria di sfida, mentre si pulisce le mani dal gesso.
"Eseguitele su un quaderno a quadretti".
Sarò pure negata con la matematica, ma queste operazioni sono semplici, io e Christabel non ci mettiamo molto a finirle.
Le ore successive passano in fretta, ma soprattutto sono più rilassanti.
Finita anche l'ora di storia, siamo liberi di andare a fare la doccia.
"Allora, che ne pensi?"
Mi domanda Christabel mentre prendo in mano la saponetta.
"Non ne ho idea"
Rispondo in tono diffidente.
Ed è così, non ne ho idea davvero.

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