capitolo 28

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Dopo mangiato continuiamo l'allenamento: per prima cosa Isabel ci insegna a mettere in pratica ciò che abbiamo imparato, quando finiamo Isabel ci lascia liberi di provare a cavarcela da soli.
"Flame, devo dirti una cosa"
Mi dice Christabel mentre cerco di accendere un fuoco.
"Dimmi"
Rispondo concentrata sul legnetto che inizia a prendere fuoco.
"Tu sai che la bomba verrà sgancita su Trento, ma c'è il rischio che dopo ne vengano rilasciate altre sulla città di Milano"
Mi fermo un secondo e guardo dritti verso di me.
I miei genitori sono ancora a Milano, insieme a mia sorella.
"Non possiamo stare fermi a guardare"
Faccio per alzarmi, magrari Isabel può fare qualcosa.
Christabel mi blocca stringendo la sua mano sul mio polso.
"A volte invece bisogna stare fermi a guardare. Bisognia aspettare, non puoi intervenire ora"
La guardo negli occhi.
"Sei del tutto impotente".
Conclude.
Detesto ammetterlo, ma Cristabel ha ragione, sono impotente verso chi amo.
A volte bisogna lasciare andare ciò che si ama per il bene del resto.
Continuo ad esercitarmi finché non cala il sole, e siamo costretti a rientrare.
Ceniamo presto, ma soprattutto senza parlare.
Con guardiamo in silenzio, in attesa di sapere cosa ne sarà del nostro destino.
Prima di andare a dormire, Isabel viene nel dormitorio a spiegarci ogni cosa nei dettagli.
"Domattina appena svegli, avrete venti minuti per lavarvi e vestirvi, con quello che troverete al risveglio sul letto.
Prima di partire, riceverete tutti uno zaino a testa, ma questo verrà spiegato tutto domani.
Ci rifugeremo in piena montagna, in un luogo privo di vita, perché possiate essere abbastanza preparati per affrontare una guerra."
Apiena finisce gira i tacchi ed esce spegnendo le luci.
Tutti dormono, c'è silenzio.
Esco dalle coperte e mi metto accanto alla finestra semiaperta, dove nessuno mi può vedere.
Lì fuori è tutto intatto, tutto così ingenuo.
Il fruscio delle foglie secche si udisce fino a quì.
E adesso?
È l'unica domanda che mi viene in mente.
Che senso ha una guerra, se non conosciamo nemmeno il nemico?
Che senso ha combatterci tra simili?
"Non riesci a dormire?"
Christabel è spuntata nel buio, con il timore che le lampeggia in faccia.
Scuoto la testa tendendo lo sguardo fisso fuori.
"Nemmeno io"
Dice sedendosi di fronte a me sul davanzale.
Quando la guardo anche lei è intatta: i suoi enormi occhi vividi, scrutano il paesaggio.
"Cosa pensi che accadrà?"
Le chiedo.
"Dovremmo fermarli"
"In che senso"
"Dovremmo semplicente farli ragionare"
"Chi?"
"Gli adulti"
Ha pienamente ragione.
Gli adulti sono in grado di scatenare una guerra per soldi, sono in grado di mettere ognuno di noi contro l'altro, come piccole statue che sono obbligate a combattere.
E se muori in battaglia?
A loro non importa, a loro importa solo ottenere il potere, noi siamo solo piccole statue.
Non li capirò mai gli adulti.

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