Capitolo diciannove

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Layla POV

Prima di accorgermene arrivò giovedì, il giorno prima dell'evento di beneficenza. L'ultima settimana l'avevo passata correndo da una parte all'altra, assicurandomi che tutto fosse perfetto per la serata. Avevo effettuato centinaia di chiamate per le diverse sedi, il catering, gli ospiti speciali, i posti in cui dovevano essere spediti gli inviti. Inoltre, avevo dovuto occuparmi anche di Ashton al lavoro, delle sue riunioni, dei fascicoli, degli appunti e delle sue stupide commissioni personali. Non avevo quasi mai dormito quella settimana. Non lasciavo l'ufficio prima delle 20.00, certe sere mi capitava di trattenermi fino alle 21 o alle 22. Ero esausta, ma volevo che quel gala fosse perfetto, oppure Ashton avrebbe vinto e sarei risultata imbranata ed incompetente.

Dopo qualche giorno che stavo lavorando a quel progetto mi ero chiesta perché aveva dato a me quel compito e non a persone che lo facevano di professione. Ero tentata di chiederlo a Judy, ma il pensiero che lo potesse dire ad Ashton era l'ultima cosa che volevo. Non volevo che pensasse che non potevo occuparmene. Per la maggior parte dei giorni mi ero anche dimenticata di andare a pranzo, ma Neena aveva preso l'abitudine di chiamarmi o di scrivermi per chiedermi se andavo in mensa con lei. Se non fosse stato grazie a lei, mi sarei probabilmente dimenticata di mangiare. Neena era veramente divertente ed era così pura che si poteva capire tutto ciò che pensava. Lunedì, io e Neena andammo a pranzo, quando incontrammo casualmente Liam, che decise di venire con noi. Neena mi aveva detto di averlo visto diverse volte, ma non gli aveva mai parlato, quindi quando si era seduto al nostro tavolo si stava soffocando con il suo drink. Non voleva ammetterlo, ma aveva una cotta per l'uomo delle statistiche.

Liam e Neena erano i miei unici amici al lavoro ed a me andava bene così. Era piacevole parlare con entrambi e mi tenevano, piacevolmente, distratta da altre questioni. Quando Neena era venuta a casa mia quel weeekend, lei e Kacey avevano stretto subito amicizia. Si erano sedute sul divano ed avevano iniziato a parlare di moda per diverse ore. Le dovetti interrompere per quanto ero annoiata. Neena sembrava essersi integrata nel nostro gruppo ed ora eravamo quindi in 3, ma ovviamente Kacey rimaneva Kacey. Ogni sera, prima di andare a dormire, mi portava i vestiti che avrei dovuto indossare il girono successivo, non erano di certo nel mio stile, ma finché non avrei avuto nulla di meglio, mi sarei fidata di lei. Mi aveva, inoltre, fatto promettere che quando il gala sarebbe terminato ed avrei ricevuto il mio stipendio, saremmo andare a fare shopping. Era ancora fissata con la sua idea secondo la quale più pelle avrei mostrato, più velocemente Ashton sarebbe venuto a chiedermi scusa, ma stava completamente sbagliando. Non mi aveva guardata per tutta la settimana, l'aveva fatto solo quando mi dava dei compiti da svolgere.

Persino durante le riunioni con gli altri impiegati, i clienti o i supervisori manteneva le distanze ed il suo sguardo lontano da me. Ogni volta che mi guardava sembrava disgustato e avverso. Pensavo di fargli così schifo che si sarebbe addirittura rifiutato di toccarmi. Avevo mandato giù il nodo che mi si formava nella gola al dolore che mi provocava quando mi ignorava, il dolore nel mio petto sembrava crescere sempre di più quando mi chiedeva di prenotargli una cena in qualche ristorante di lusso o quando, nel suo appartamento, trovavo delle mutande da donna sul suo comodino. Cercai di non interessarmi a lui quando lo vedevo venire al lavoro con del rossetto sul collo od attorno alle labbra. Mi chiudevo per ore nel mio ufficio, soffocando i miei sentimenti e tornando al lavoro. Ero sicura che il mio cuore aveva una grande crepa, ora come ora. Ero felice, però, di non essere andata a letto con lui, sennò il mio dolore sarebbe stato ancora più grande.

Sia a Neena che a Kacey non piaceva il fatto che Ashton avesse lasciato a me tutta l'organizzazione dell'evento di beneficienza. Si dovettero trattenere entrambe dal tirargli un calcio nel culo o fargli altre cose terribili, che non vi ripeterò ma che consistono in una serie di imprecazioni che avrebbero impedito ad Ashton di camminare o di avere dei bambini nei prossimi anni. Dopo avergli detto che non era un problema ed avergli urlato che dovevano smetterla, si erano calmate, nonostante fossero ancora titubanti. Insultavano Ashton ogni giorno, ma fortunatamente non gli avevano ancora fatto nulla. Ero d'accordo con loro, ma avevo bisogno di quel lavoro e, inoltre, mi sentivo in dovere di dimostrargli quanto valevo.

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