Silent war

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D'accordo, lo ammetto: l'ho fatto di nuovo. "Silent war" è il titolo di un'altra canzone di Alison Sudol... mi dispiace, non posso farne a meno. Vi lascio al capitolo, forse è meglio. Aspettatevi Jakweenie a secchiate! Spero sia di vostro gradimento!💙💙

Queenie e Jacob scesero insieme le scale per raggiungere le cucine. Era molto accogliente, lì, e aleggiava un odore buonissimo, come Queenie non ne aveva mai sentiti prima d'allora. Jacob era pensieroso. Gli era venuto in mente qualcosa, ma era stato un attimo: talmente veloce che nemmeno Queenie era riuscita a coglierlo. Jacob sembrava inseguire quel lampo che per un attimo aveva illuminato, no, folgorato la sua mente, stava cercando di recuperare quel suo stesso pensiero che sapeva essere importante, sapeva che l'avrebbe reso felice, ma non riusciva ad impadronirsene. Senza saperlo, stava combattendo una guerra silenziosa contro il Veleno. Una guerra che era solo nella sua mente, e in quella di Queenie che leggeva i suoi pensieri in attesa dell'ombra di un ricordo. Se Queenie non fosse stata una Legilimens, tutto quello che avrebbe visto sarebbe stato uno Jacob immobile, ancora con il grembiule in mano, gli occhi vacui, chiaramente in un altro posto. Poteva benissimo essere una statua. Jacob cercò di smettere di pensarci, senza però arrendersi del tutto. Si riebbe, un po' confuso. Avrebbe ripensato alle stranezze del suo cervello più tardi. Non era la prima volta, ma puntualmente falliva nel tentativo di cogliere i pensieri che di tanto in tanto si presentavano solo per sparire senza lasciare traccia. Pensò che forse era semplicemente pazzo, e Queenie sentiva la sua confusione. Avrebbe voluto dirgli che no, non era pazzo, avrebbe voluto raccontargli tutto, voleva indietro il suo Almost Lover, cancellare per sempre la parola "Almost". Tuttavia non aveva mai avuto a che fare con del Veleno di Velenottero, non sapeva cosa fare. Ricordargli tutto in un colpo solo avrebbe potuto traumatizzarlo, avrebbe corso un rischio troppo grande: era comunque stato avvelenato, e se gli fosse successo qualcosa non se lo sarebbe mai perdonato. Ma Queenie l'avrebbe aiutato a vincere la sua guerra silenziosa, era il momento di giocare il suo asso nella manica (in realtà in quel momento portava un vestito senza maniche, ma fa lo stesso).

Quando Jacob smise di pensare a sé stesso, parve iniziare a rendersi conto della situazione. Guardò Queenie, e qualcosa si agitò dentro di lui. Eppure quella sensazione a cui non sapeva nemmeno dare un nome gli risultava familiare, come se avesse già provato qualcosa di simile prima d'allora, anche se non ricordava né come né quando. Queenie lesse ancora i suoi pensieri e il suo cuore si sciolse come burro al sole: erano gli stessi di quando si incontrarono per la prima volta, anche se lui non poteva saperlo. La strega sorrise: -Dunque, caro... ci mettiamo al lavoro?- Lui ricambiò il sorriso e annuì.

Queenie si chiese se avrebbe dovuto usare la magia. Non sapeva come lui avrebbe reagito, non voleva correre troppo, ma non aveva alternative: usando il metodo No-Mag quasi sicuramente il risultato non sarebbe stato lo stesso, e il piano sarebbe fallito in partenza. O la va, o la spacca. Al diavolo le leggi, al diavolo lo Statuto Internazionale di Segretezza. Tirò fuori la sua bacchetta e Jacob iniziò a fissarla incuriosito. Riusciva quasi a sentire Tina che le urlava dietro: "Queenie, non puoi usare la magia in presenza di un No-Mag! Rischi di smascherarci tutti, potresti essere arrestata per questo!" 

Puntò la bacchetta, e gli ingredienti iniziarono ad uscire dagli armadietti, automescolandosi. Lo stupore che andava dipingendosi sul volto di Jacob era, se possibile, ancora maggiore della prima volta e, cosa più importante, qualcosa bussava alla porta della sua mente, sprangata a causa del veleno. Perché i ricordi non potevano usare l'Alohomora? Queenie intanto aveva completato la sua opera, con tanto di ricca decorazione e spolverata di zucchero a velo finale, in modo che il suo strudel fosse perfettamente identico a quello che aveva cucinato per Jacob quando l'aveva conosciuto. Lui tirò un respiro profondo, e quel profumo caldo e piacevole bastò a sciogliere il veleno rimasto che ancora opponeva resistenza.

Tutti i pensieri che da un anno premevano per entrare nella mente di Jacob si riversarono su di lui, colpendolo come un pugno. Si accasciò al suolo. Queenie corse verso di lui, più preoccupata che mai. Non era così che sarebbe dovuta andare. Non riusciva più a percepire i pensieri di Jacob, ora tra le sue braccia, come se la sua mente si fosse spenta. Il panico si impadronì di lei, e qualche lacrima iniziò a bagnare il suo volto perfetto. Si sentiva stupida ed egoista, e non sapeva come avrebbe potuto continuare a vivere con un peso così sulla coscienza. Jacob era... per un terribile istante Queenie fu schiacciata da quella consapevolezza.

No, non poteva essere morto. Aveva già perso i suoi genitori, non avrebbe perso anche lui. Proprio quando Queenie stava per mollare tutto riuscì a percepire di nuovo la presenza della mente di Jacob. Era morto solo per un pochino, ed era bastato a procurare a Queenie un dolore profondissimo. Ma adesso una fiaccola di speranza si era riaccesa: i suoi occhi erano ancora chiusi, ma la sua mente lavorava. Stava cercando di mettere insieme i pezzi di memoria che gli erano piombati addosso. Era incredibile quanti ricordi avesse di quei soli due giorni. Spalancò gli occhi all'improvviso, e un sorriso affiorò sulle sue labbra:
-Queenie... sei tu la ragazza dei miei sogni... insomma, tu sei... vera!
Queenie non poteva crederci: ce l'aveva fatta. Nella mente di Jacob c'era una gran confusione, Queenie non aveva mai visto una mente tanto disordinata. I ricordi iniziavano a tornare, uno ad uno, e a riprendere il loro posto. Quello che stava succedendo nella mente di Jacob era qualcosa di inaudito. Aveva vinto la sua guerra. Ricordava. Forse non aveva le idee chiarissime, ma ricordava.

Queenie sapeva quello che Jacob stava per dirle, ma lo lasciò parlare:
-Come ho fatto a sopravvivere per tutto questo tempo senza il tuo ricordo, senza nemmeno sapere della tua esistenza?- Era ancora un po' intontito, ma capiva cosa stava succedendo. Queenie sorrise sinceramente, un sorriso che scaldò il cuore di Jacob. Solo adesso capiva quanto gli fosse mancato quel sorriso. Queenie non ricordava di essere mai stata più felice. Si avvicinò a Jacob finché le loro labbra si toccarono, ancora una volta.

Si erano ritrovati dopo tanto tempo, e non importava il resto. Finalmente Queenie aveva con sé il suo Almost Lover (che finalmente non era più "Almost"), e non l'avrebbe più lasciato andare via.

Ce n'è solo uno come te (completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora