Quella sarebbe stata l'ultima notte che avrebbero trascorso nella camera numero 7 del Paiolo Magico (e probabilmente l'ultima notte che avrebbero visto, se vogliamo proprio essere pessimisti), per questo cercarono di sfuttare al meglio quella quiete che era concessa loro. Come al solito, i ragazzi presero posto in una stanza e le ragazze nell'altra. Appena varcata la porta della stanza, Newt tolse la Giratempo dal suo taschino e la appoggiò sul comodino tra il suo letto e quello di Jacob: non si sentiva per niente sicuro a dormire con quella... cosa addosso. Stava per sedersi sul letto, ma quanto si voltò vide la sua valigia appoggiata al muro. Sapeva che avrebbe dovuto riposare, ma non riuscì a fare a meno di scendere a dare un'occhiata. Aveva avuto paura di morire perché era terrorizzato dall'idea di quelle Creature innocenti abbandonate al loro destino, e doveva andare a tranquillizzare la sua famiglia: alcuni di loro, come Dougal, erano abbastanza intelligenti da capire che la loro mamma li aveva quasi abbandonati, e sentiva di dovere loro delle scuse. Riuscì a far visita a tutte le Creature, ma poi la stanchezza prese il sopravvento e Newt cadde addormentato.
Il sole era appena sorto, quando Jacob sentì un ticchettio. Somigliava a quello di un orologio, oppure... immediatamente fu trasportato di nuovo sul campo di battaglia, in quel luogo orribile che tanto aveva odiato. Tic tac, tic tac. Una bomba. Strano, da un po' gli incubi sulla guerra non tornavano a fargli visita... pensava di aver chiuso con quel periodo della sua vita, ma allora perché certi rumori continuavano ad affollare i suoi sogni? Perché stava sognando, vero? Oppure no? Carico di apprensione, spalancò gli occhi.
Tic tac, tic tac...
No, il rumore era reale, ma da dove proveniva? Si guardò intorno, finché non gli sembrò di individuare l'origine del rumore: era lì, sul comodino... era quella specie di clessidra che Newt e Tina avevano usato per tornare indietro nel tempo. Davvero stava per esplodere? Come a rispondergli, il ticchettio si fece più incalzante. Jacob cercò di non farsi prendere dal panico, e decise che la scelta migliore sarebbe stata disattivare la bomba. Prese con cautela la clessidra alla ricerca di un pulsante, di solito le bombe ne avevano uno, ma non lo trovò. Aveva quasi dimenticato di avere a che fare con un oggetto magico. Il ticchettio si fece ancora più frequente, e istintivamente Jacob gettò con forza a terra la strana clessidra, che finì in mille pezzi e smise di ticchettare. Per sicurezza, ci saltò anche sopra. Sembrava innocua, adesso.
Evidentemente non era stato proprio silenzioso come immaginava, perché persino Newt, dalla valigia, sentì chiaramente lo scricchiolio delle assi di legno del pavimento mentre Jacob ci saltava sopra. Uscì dalla valigia nello stesso momento in cui le sorelle Goldstein apparvero da dietro la porta che separava le due stanze. Jacob si sentì leggermente intimidito, perché improvvisamente gli sguardi di tutti erano puntati su di lui, come a chiedere spiegazioni. Sperò con tuto il suo cuore che non si arrabbiassero con lui per quello che aveva fatto.
-stai bene, caro?- gli chiese Queenie, e la verità scivolò fuori dalla labbra di Jacob prima che potesse fermarla: Ho distrutto la clessidra.
Capirono immediatamente di che clessidra stava parlando, Tina e Newt erano increduli: perché loro non ci erano riusciti?
-Come hai fatto?- gli chiesero Jacob rimase leggermente perplesso a causa di quella domanda, perciò decise che la cosa migliore sarebbe stata raccontare tutto dall'inizio. E così fece.
-Tu ci hai salvato la vita, Jacob. Siamo in debito con te.- disse Newt
-Naaah- rispose Jacob -tra amici ci si aiuta! Anche se non sapevo cosa stavo facendo esattamente...- Queenie rise e attraversò la stanza nella sua direzione. La sua voce era bellissima, proprio come lei, e quando rideva sembrava quasi cantare. Sì, Queenie gli piaceva proprio, sempre di più
-Oh, che dolce!- disse, ridendo ancora più forte. Gli gettò le braccia al collo e gli diede un bacio sulla guancia, poi tornò seria
-Grazie per averci salvato, caro- disse -sei un eroe.-
-Gli eroi non esistono nella realtà...- rispose
-Certo che esistono! E uno di loro è proprio davanti a me!- gli diede un altro bacio, questa volta sulle labbra. Jacob ricambiò il bacio, che si prolungò per molto tempo, mettendo in imbarazzo gli altri due. Newt e Tina facevano del loro meglio per non guardarli e concedere a Queenie e Jacob un po' di privacy, anche se a loro sembrava non importare affatto. Si staccarono solo per la necessità di respirare, ma continuavano a stringersi. All'improvviso, Queenie si liberò (sempre con la delicatezza che la contraddistingueva) dall'abbraccio, distratta da qualcosa... un pensiero vagante, le sembrò quasi di vederlo attraversare pigramente la stanza. Solo a quel punto si rese conto di quanto era stata egoista:
-Ehi, voi due!- si girò verso Tina e Newt -quando avete intenzione di dire che non toccate cibo da un secolo? Di corsa a fare colazione, forza!Il locale era più affollato del solito: gli studenti ritardatari arrvavano in continuazione per comprare le ultime cose per la scuola. Cercarono Sebastian, ma non lo videro.
Lo trovarono dietro al bancone, più vicino ad Amélie di quanto fosse socialmente accettabile per un locale pubblico.
-Ma cos'è, il giorno degli innamorati?- sussurrò Tina in modo che solo Newt potesse sentirla -un'altra coppietta e giuro che me ne vado!- Newt ridacchiò.
-Buongiorno!- li salutò Sebastian. Loro risposero in coro al saluto. Presero posto a un tavolo più appartato e mangiarono con appetito, parlando fra loro. All'improvviso sentirono un rumore, e quando si girarono il camino si era acceso da solo.
STAI LEGGENDO
Ce n'è solo uno come te (completa)
Fiksi PenggemarDa quando quel bizzarro magizoologo inglese ha lasciato l'America New York è apparsa sempre più noiosa e monotona agli occhi delle sorelle Goldstein. La partenza di Newt Scamander, la perdita di Jacob Kowalski... il ritorno alla normalità, insomma...