Ricerche

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-Perché non si sveglia?- Newt era preoccupato per Tina, che era ancora inerte, stesa su una panchina di legno seminascosta dall'oscurità.
-Ha battuto la testa.- rispose Queenie, studiando Tina con la stessa professionalità negli occhi che talvolta si leggeva in quelli della sorella. -trauma cranico.- aggiunse
-Tina! Tina, mi senti? Riesci a sentirmi?- la chiamò, ma non rispondeva -se è uno scherzo e non ti svegli subito ti assicuro che Madama Picquery lo verrà a sapere.- ma Tina non si svegliava -ha perso conoscenza.- annunciò Queenie -potrebbe essere una commozione cerebrale.-
Continuò le sue analisi aprendo gli occhi di Tina. Li guardò uno dopo l'altro e sembrò rilassarsi -no, non ci sono danni al cervello. Newt, adesso puoi anche smettere di preoccuparti così, mi deconcentri! Piuttosto, portatemi del ghiaccio.- Newt tornò di corsa al bar e chiese qualche cubetto di ghiaccio. Avvolse il ghiaccio in un fazzoletto di stoffa che aveva in tasca e tornò da Queenie. Lei lo prese e senza perdere tempo lo mise delicatamente sulla testa di Tina, dove si stava formando un bernoccolo. Sul braccio Tina aveva un brutto graffio, forse era urtata contro qualcosa di appuntito mentre cadeva. Queenie prese delle erbe dalla dua borsetta, le masticò e le mise sul il graffio. A quel punto non restava che aspettare. Queenie si sedette a terra accanto alla panchina, e proprio in quel momento iniziò a riallungarsi e i suoi capelli tornarono biondi: gli effetti della Polisucco stavano svanendo. Newt si avvicinò a Tina e fece per sfiorarle una ciocca di capelli, ma la voce di Queenie lo fece sobbalzare: -NON muoverle la testa. Non finché non si sveglia. Potrebbe essere ben più grave di quanto crediamo.- Newt obbedì e si allontanò da lei.

Dopo circa mezz'ora Tina sembrò tornare in sé: aprì gli occhi e il suo volto riprese colore. -Queenie, io ti ammazzo- fu la prima cosa che disse quando fu di nuovo capace di parlare.
-ma cosa ti passa per la testa?- chiese Queenie -hai rischiato di morire!-
-cosa avrei dovuto fare?- ribattè Tina
-guarda il lato positivo... se hai la forza di discutere vuol dire che stai bene!-
-in realtà non sono mai stata peggio. È stata l'esperienza peggiore della mia vita- Tina si alzò, solo per poi ripiombare seduta sulla panchina.
-Tina, va tutto bene- Newt andò a sedersi accanto a lei -è tutto finito, sei andata benissimo.- Tina annuì.
-ce la fai ad alzarti?- le chiese Queenie.
-ti tengo io.- disse Newt. Tina riprovò a tirarsi su, questa volta sorretta da Newt. Le girava la testa, ma non voleva dirlo: non voleva apparire debole, così si appoggiò a Newt e, un passo dopo l'altro, i quattro arrivarono al Paiolo Magico. Sebastian non c'era, probabilmente stava già dormendo. I nostri protagonisti salirono le scale e raggiunsero la porta numero 7.

La mattina dopo Tina si svegliò riposata e, anzi, più carica del solito. Ogni traccia dei capogiri che l'avevano assalita dopo la caduta era svanita, e anche il braccio, sebbene non fosse completamente guarito, stava molto meglio. Le finestre etano ancora chiuse, per questo la stanza era immersa nell'oscurità. Queenie, accanto a lei, dormiva ancora. Tina appoggiò la schiena al muro e allungò la mano per prendere la bacchetta e il libro appoggiato sul comodino. Accese sulla punta della bacchetta una flebile luce, sufficiente appena per distinguere le parole: non voleva svegliare Queenie. Lesse il titolo: Il Quidditch attraverso i secoli. Newt la conosceva proprio bene. Leggere aveva sempre il potere di rilassarla e farla sentire meglio, e adorava il Quidditch, quindi potete immaginare quanto le facesse piacere un libro sul Quidditch.
Si immerse nella lettura: era già a conoscenza di alcune delle informazioni scritte, ma scoprì anche tantissime cose sorprendenti. Quello del Quidditch era davvero un universo vasto, e lei ne aveva esplorata solo una parte. Tina divorò anche questo libro in una volta sola, e quando lo richiuse si accorse che gli occhi di Queenie erano aperti.
-Buongiorno, Queenie!- la salutò
-Ehi, Teen! Vedo che stai meglio!- Queenie sorrise e si alzò per aprire la finestra. Una piacevole ventata di aria fresca entrò e invase la stanza. Fu solo a quel punto che Tina si accorse di quanto avesse caldo. A giudicare dai deboli rumori che provenivano dalla stanza accanto anche Jacob e Newt erano svegli. Le due sorelle indossarono i loro vestiti, e per Tina fu incredibilmente rassicurante tornare nei suoi vecchi pantaloni. Un po' come quando si torna a casa dopo un lungo e stancante viaggio: così vestita si sentiva davvero sé stessa. Queenie ci mise più tempo a prepararsi, perché impiegò una vita solo per scegliere cosa indossare. Quando furono pronte, comunque, attraversarono la porta che divideva le due stanze e trovarono i ragazzi già pronti.
Scesero le scale, e notarono che anche quel giorno Sebastian non era lì. Rimasero a fissare preoccupati il bancone vuoto: dove poteva essere mai andato?
-Andiamo.- li esortò infine Queenie, tornando alla realtà, e così iniziò una nuova giornata di ricerche.

Ascoltarono un paio di testimoni, mentre Queenie verificava che dicessero la verità solo sfiorando la loro mente, per evitare che se ne accorgessero. Le situazioni descritte dai testimoni si erano svolte quasi tutte a Parigi, a parte qualche attacco isolato al resto della Francia, ed erano tutte analoghe a quella di cui aveva parlato l'uomo nel bar. Cosa stava tentando di fare Grindelwald? Parigi doveva essere nel panico, ma perché continuare a concentrarsi proprio in quella zona?
Verso fine giornata trovarono una testimonianza piuttosto interessante: quell'episodio era accaduto proprio lì, a Diagon Alley, il giorno prima: una strega giurava di aver visto un uomo trascinare una ragazza premendole la mano sulla bocca, e quell'uomo portava al collo il simbolo di Grindelwald.
-Puoi dirci qualcosa sulla ragazza?- chiese Tina, appuntando mentalmente ogni parola
-Non l'ho vista bene in faccia- rispose la donna -ma ho notato che aveva una macchina fotografica.-

Tornarono al Paiolo Magico per discutere sulle informazioni raccolte e mettere un po' in ordine le idee. Il locale era vuoto, Sebastian non era ancora tornato. Si sedettero a un tavolino, e iniziarono a discutere, ma proprio in quel momento la porta si aprì. Sebastian entrò, gli occhi stanchi e i vestiti spiegazzati, con un'espressione preoccupata e arresa che sembrava appartenere a un fantasma. Newt si alzò e corse verso l'amico:
-Dove sei stato? Eravamo così in pensiero...-
-Amélie è sparita.-

Ce n'è solo uno come te (completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora