La morte

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Trovarli, doveva trovarli. Cosa sarebbe successo se non ci fosse riuscito? Corse verso la porta per uscire dal locale, ma era bloccata. Quando abbassò la maniglia non successe niente, così scosse la porta e in breve ciò che la bloccava cadde: era una fotografia piegata. Dapprima pensò che l'avesse persa qualche cliente, ma poi notò un'imperfezione nell'angolo in alto a destra: era una macchia scura. Gli risultava familiare, ma dove l'aveva già vista? Ma certo, le foto di Amélie! Gli aveva spiegato che la sua macchina fotografica era difettata, quindi su tutte le foto appariva una piccola macchia... proprio come quella! Guardò meglio la foto: era un'istantanea che ritraeva un uomo. Probabilmente era stata scattata di nascosto, perché era sfocata e il soggetto non guardava nell'obiettivo. Si riusciva appena a distinguerne il volto dall'aria minacciosa e gli occhi colmi d'odio. Sebastian era sicuro che, in qualche modo, quell'uomo avesse a che fare con la sparizione della fotografa. Prese la foto e uscì. Si materializzò in un punto vicino a quello della mappa, e si guardò intorno: non c'era neanche un cane. A un certo punto, come comparso dal nulla, vide un uomo passeggiare tranquillamente. Si avvicinò a lui per chiedergli informazioni, magari aveva notato qualcosa di strano... si schiarì la voce: -Mi scusi?- l'uomo si girò, e il cuore di Sebastian perse un battito: era quello della fotografia.
-Tu... dove sono? Dove? DIMMELO!- gli puntò aggressivamente la bacchetta contro.

-Pickett, sai cosa devi fare.-
L'Asticello saltellò fuori dalla tasca di Newt e, una alla volta, fece scattare tutte le serrature. Appena Queenie fu libera, prese la bacchetta e guarì i polsi di Amélie. Quando Pickett ebbe aperto la cella nella quale erano rinchiusi, senza perdere tempo Tina appoggiò la bacchetta sul palmo della mano e mormorò "guidami". La bacchetta vibrò, e iniziò a girare come l'ago di una bussola. Tina fece segno agli altri di seguirla e si avviò con passo veloce ma silenzioso attraverso il dedalo di gallerie sotterranee.

-Ah, tu devi essere Sebastian... sì, mi hanno parlato di te... tranquillo, la ragazza sta bene. Non è lei che mi interessava.-
-Rapire Amélie per arrivare a Newt... avrei dovuto immaginarlo. Furbo... ma lei è stata più furba di te!- scagliò un incantesimo contro l'avversario, che lo parò senza difficoltà. Ci fu uno scambio di colpi, e presto Sebastian si ritrovò a indietreggiare. Non aveva speranze di vincere.

Quando arrivarono al punto dal quale erano entrati, Tina disse a tutti di fare un passo indietro e puntò la bacchetta verso l'alto: -CONFRINGO!-

Sebastian continuava ad indietreggiare,  mentre Dolohov lanciava incantesimi a raffica. Quando ne ebbe abbastanza, decise di farla finita: con un movimento netto della bacchetta, lanciò un ultimo incantesimo, che colpì Sebastian facendolo cadere a terra. Proprio in quel momento il pavimento sotto i piedi di Dolohov franò, e lui cadde di sotto.

I quattro videro l'uomo piombare davanti a loro e schiantarsi al suolo. Lo riconobbero subito: come era finito lì? Restarono tutti in silenzio ad osservare la macchia di sangue che si allargava sotto di lui, e Queenie trattenne a stento un conato di vomito. -È... morto?- chiese Newt. Tina annuì. Vedendolo lì, accasciato al suolo, Tina provò quasi pena per lui, poi ricordò quello che aveva fatto e sentì montare una rabbia cieca, finendo per sentirsi quasi sollevata da quella morte. Newt, però, sembrava non pensarla allo stesso modo. Si avvicinò all'uomo
-Nessuno meriterebbe di morire così...- riflettè
-Non puoi essere serio...- disse Tina -hai già dimenticato cosa ha fatto quest'uomo?-
-Agiva per ordine di Grindelwald, Tina.- ribatté
-Lui non si sarebbe fatto tanti problemi per noi...- disse Tina
-Ma noi non siamo lui.- rispose Newt in un tono che non ammetteva repliche, e la questione fu chiusa.

La luce del giorno ferì loro gli occhi quando tornarono in superficie. La strada era deserta, se non per un corpo inerte a terra, il volto pallido e gli occhi chiusi. Amélie lo riconobbe appena lo vide, e corse da lui con le lacrime agli occhi.
-No, no, no, non può essere. Sebastiàn...- Queenie andò verso l'amica per confortarla. Si accovacciò su Sebastian e gli poggiò una mano sul petto, sperando di sentire ancora un debole battito, una flebile speranza. Ma lui non respirava. Si alzò e scosse tristemente il capo, incapace di parlare. Indietreggiò perché Amélie potesse dare il suo addio a Sebastian. Lei cadde in ginocchio.
-Sai, è vraiment triste che abbiamo potuto passare così poco tempo... ensemble...- la voce le tremava, e il suo accento era molto più marcato del solito.
-Così poco che non ho mai potuto dirti che... non ho mai potuto dirti...- a quel punto scoppiò in lacrime, e nemmeno si accorse che Sebastian aveva riaperto gli occhi.
-Non hai mai potuto dirmi cosa?- Amélie spalancò gli occhi incredula, le lacrime che ancora le bagnavano le guance. Sorrise e si abbassò a baciare delicatamente Sebastian.
Queenie dietro di loro piangeva come una fontana. Era proprio come nei suoi romanzi d'amore, anzi, era anche più commovente.
Quando Sebastian fu in grado di alzarsi, si materializzarono al Paiolo Magico.

Ce n'è solo uno come te (completa)Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora