CAPITOLO 1

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Bene, oggi è l'8 agosto ed io, Marta Lucci, parto per un anno in America.

Faccio la quarta superiore dell'indirizzo linguistico di Milano.

L'anno scorso mi sono iscritta al programma "exchange students" e ho scritto un'application per poter andare a studiare all'estero.

Con tutte le richieste che ho fatto, purtroppo non ho potuto scegliere la mia destinazione finale e sono finita in uno stato sperduto, piccolo, in mezzo al nulla e da quello che mi hanno detto, durante la primavera nevica anche per un mese e molte volte l'elettricità manca.

Poi un'altra cosa che, mi terrorizza a morte, è che d'estate girano gli scorpioni (piccoli) e che si creano delle trombe d'aria potentissime.

Lo stato di cui sto parlando si trova sopra al Texas, credo che sia l'Arkansas e non mi ricordo nemmeno il nome del paesino in cui sono finita, quando metterò piede dall'altra parte del mondo lo scoprirò.

Sono solo da due ore in aereo e ho già pensato di tornare a casa, ma non ci sarebbe niente che mi tratterrebbe: il mio ex ragazzo, Matteo, è andato a letto con la mia migliore amica Sofia e io li ho visti mentre il mio cuore cadeva a pezzi, erano quasi due anni che stavamo insieme, mia sorella Anna di 20 anni è andata a studiare in Spagna, mia nonna è morta quasi 1 mese fa, mia sorella Alice di 18 anni mi odia.... forse ritornerei soltanto per abbracciare i miei genitori, gli unici che mi vogliono bene.

Fatto sta, so poco dell'America, a parte le solite città, monumenti, parchi di cui noi italiani sentiamo sempre parlare.

Della mia nuova famiglia so soltanto che ho due fratelli più piccoli, uno si chiama Devin e l'altro Mason, il papà si chiama Martin e la mamma Candance, però non so le loro età e che cosa fanno.

Sarà un arrivo pieno di sorprese.

Finalmente atterro a Springfield che si trova in Missouri, perchè in Arkansas non c'è un aeroporto.

Scendo, faccio diecimila controlli prima di riuscire ad uscire.

Arrivo dal rullo per ritirare i miei bagagli: ebbene sì, ho una valigia da 25kg e un trolley di 10; ho deciso che mi comprerò i vestiti qui anche se non saranno fashion come quelli in Italia.

Riesco a ritirare tutto ed ecco una signora e un signore con un cartello con su scritto il mio nome: i miei host parents.

Si presentano cordialmente "Ciao io sono Candance e lui mio marito Martin. Non voglio scombussolarti l'arrivo. Ora andiamo a casa così ti riposi e domani ti spieghiamo tutto meglio"

Io dico: "Vi ringrazio. Piacere io sono Marta"

Il papà mi sistema la valigia dietro ad una jeep verde acido... mi viene da dire che siano genitori molto giovani.

Non so che ore siano però mi viene da dire che sia tardi: forse è mezzanotte.

Rimango colpita dagli edifici: hanno colori strani e non hanno una logica.

Arriviamo a casa: è una villa enorme in mezzo al verde, il soggiorno è gigante, ci sono tre bagni, la camera dei genitori, quella dei figli e la mia, la cucina e un tavolo di legno in centro.

Mi salutano e io entro nella mia camera: è piccola ma confortevole, mi ricorda la mia in Italia.

Disfo la valigia, vado in bagno per lavarmi la faccia e mi butto nel letto.

Mi sveglio.

Cavolo!

Devo chiamare i miei.

Racconto di tutto e poi saluto.

Esco dalla camera e la mamma americana sta cucinando carne, odio la carne con tutta me stessa ma qualcosa devo pur mangiare.

LA FINTA AMERICANADove le storie prendono vita. Scoprilo ora