CAPITOLO 30

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"Dove apri subito!" Urlo disperata e lei ride senza fare niente.

"Non lo farò povera illusa! Ah, ti dico che lì non prende il telefono se proprio ci tieni a sperlo" dice continuando a ridere.

Sblocco il telefono, ma non c'è campo.

"Ti odio! Skype funzionava prima comunque" dico sbattendo i pugni contro la porta sperando che cambi idea e che mi apra.

"Ora non più, ho bloccato Internet. Anche io ti odio"

Sento il rumore dei suoi tacchi allontanarsi e so che non tornerà indietro.

Mi accascio contro la porta disperata.

Inizio ad avere caldo e l'agitazione pulsa nelle mie vene.

Mi gira anche la testa, ci mancava pure questa all'appello!

Dove non sa che sono claustrofobica e che quindi potrei rimanerci secca qui dentro.

Nessuno si sarà accorto della mia mancanza come minimo e Ant crederà alle parole della sua ex che sa persuadere le persone a suo piacimento come se fossero dei semplici manichini che un giorno verranno buttati via perché considerati inutili.

Inizio a piangere e i singhiozzi si fanno sempre più forti.

Non so da quanto tempo sono qui, ma di sicuro la situazione sta precipitando: i miei occhi si stanno per chiudere, sento mancare l'aria nei polmoni, sto sudando freddo, ho il respiro corto, sono nel panico più totale, il sangue fluisce lentamente al cervello e ho pochi minuti di forze pima di perdere i sensi ed andare in arresto cardiaco.

"Aiutooo" urlo un'ultima volta prima di accasciarmi sul pavimento priva di sensi.

Apro gli occhi e vedo che mi trovo in presidenza.

"Grazie al cielo stai bene, fra poco arriva l'ambulanza" dice la preside.

Vedo che seduti accanto a me ci sono i miei amici mentre vedo che Dove è ammanettata ad una sedia.

"Lurida vipera! Potevo morire lì dentro" urlo contro Dove mentre John e Ant mi bloccano tenendomi salde le braccia prima che io possa ridurla a brandelli e pentirmene.

"Stai tranquilla, la polizia sta arrivando. Per fortuna Jesy ti aveva vista entrare in bagno e mi ha avvertita della tua claustrofobia. Ora rilassati e respira profondamente" dice la preside mentre vedo due dottori con il camice verde entrare nella stanza.

Mi fanno salire in ambulanza per fare un prelievo del sangue, poi mi misurano la pressione mentre mi controllano gli occhi e dopo svariati minuti, i dottori se ne vanno e io ritorno nell'ufficio della preside.

Due poliziotti stanno parlando con Dove mentre lei piange disperata.

Io e lei ci odiamo, ma mi fa pena vederla così anche se non dovrei: non poteva immaginare la mia malattia.

Non l'ho sopportata dal primo giorno che l'ho incontrata, ma anche lei, come tutti gli esseri umani, soffre e credo che si sia davvero pentita per quello che mi ha fatto.

Vado verso di lei con una determinazione che non credevo di possedere fino ad ora e dico: "Scusate se mi intrometto, ma Dove non sapeva della mia malattia. Io e lei non siamo per niente amiche, ma vi assiucuro che nonostante lei sembri antipatica, ha un buon cuore"

Tutti mi osservano stupiti e Dove mi guarda come per dire 'grazie'.

"La ringraziamo signorina Lucci. Dove, sei libera di andare. Se però dovesse succedere un'altra volta, sappi che non la passerai  liscia. Buona giornata a tutti" dicono le due donne in divisa prima di uscire.

LA FINTA AMERICANADove le storie prendono vita. Scoprilo ora