- capitolo 24.
Punto di vista di Justin:
Quando Bruce parcheggiò l'auto sospirai rilassandomi sul sedile di pelle. Le luci all'interno della casa erano accese. A pochi metri di distanza vidi Spencer, i suoi occhi guardavano dritto davanti a lui.
Aprì la portiera, uscì dalla macchina e il vento forte la richiuse. Camminai verso la porta di ingresso.
"Justin" mi salutò con un cenno.
"Spencer, come sta?" mormorai, Spencer sapeva esattamente di cosa stavo parlando.
"e' un po' nervosa"
sospirando lasciai cadere la testa all'indietro "va bene" gli porsi il bastone che mi aiutava a camminare, mi tolsi la giacca "nascondi questo per me" gli ordinai.
Il calore della casa mi stava dando il bentornato.
Prima ancora di avere la possibilità di parlare Kelsey gettò la testa in giro per vedere chi fosse e i suoi occhi trovarono i miei "pensavo non saresti mai arrivato" sorrise "hai freddo? ti senti bene? ti fa male qualcosa? vuoi bene? vuoi dormire? sei stanco?" formulò le domande una dopo l'altra che non le diedero nemmeno il tempo di prendere respiro.
Ridacchiai piano, sorrisi, prendendo le sue piccole mani tra le mie "dammi un po di tempo, ok?"
per l'imbarazzo Kelsey arrossì "mi spiace"
Posizionai il mio dito sotto al suo mento, le diedi un bacio sul naso "va tutto bene"
Mettendo una ciocca dietro l'orecchio si leccò le labbra "bentornato a casa" sorrise dolcemente, i suoi occhi brillavano di felicità.
"grazie" sussurrai "dove sono i ragazzi??" chiesi mentre mi guardavo attorno.
"oh, mh, sono andati via poco fa" aveva uno sguardo confuso
aggrottando le sopracciglia inclinai la testa di lato con stupore "perchè?"
"hanno detto che volevano lasciarci da doli visto che sei appena tornato dall'ospedale" guardò altrove evitando il mio sorriso.
"si è per questo che se ne sono andati" dissi scherzosamente, mi avvicinai al divano, mi sedetti. Il dolore mi fece fare una smorfia, disprezzai il fatto che non riuscivo a fare niente senza poi sentire dolore.
Kelsey corse verso me. Mi afferrò il braccio e mi aiutò a sedermi sul divano sospirando "non puoi farlo" scosse la testa mentre si sedeva di fronte a me "ti farai male"
"non posso farmi del male più di quanto ne abbia già fatto" si appoggiò contro il divano. Chiudendo gli occhi mi lasciai sfuggire un sospiro, guardai Kelsey che si mordeva l'interno della guancia in modo nervoso "non esserfe cosi nervosa piccola. sarà cosi per un po, poi con il tempo passerà"
"lo so, è solo che mi sento uno schifo non potendo aiutarti" mi diede un piccolo sorriso pieno di tristezza.
"vieni qui" sussurrai tenendo la sua mano. La tirai verso di me con un grugnito di dolore, la preoccupazione si fece spazio nei suoi occhi "rilassati" sospirai fuori.
Lei chiuse gli occhi godendosi il momento di noi due insieme "mi sei mancato" sussurrò.
"tu sei stata con me ogni giorno, come ho fatto a mancarti?" ridacchiando.
"mi sei mancato a casa. Mi è mancato il fatto che non fossi qui e invece eri in quello stupido ospedale" borbottò.
Tossì fuori una risata, girai la testa "sono d'accorso"
"certo che lo sei. ogni volta gli infermieri rovinavano ogni nostro momento." sbuffò un sospiro "ogni volta che provavo a baciarti loro venivano da te, dopo la quinta volta pensavo ci stessero inseguendo"