Bicchiere dopo bicchiere, Justin ingoiò continuamente l'alcol, disperato per ammutolire i suoi pensieri, ma più beveva, più lei lo perseguitava. Lui riusciva a vederla in ogni angolo della stanza, la sua risata come una melodia continua che non si sarebbe mai fermata. Scuotendo la testa, strinse nel palmo delle sue mani, il suo sesto bicchiere era ormai un ricordo, mentre ringhiò tra sé e sé, "vattene!" Buttando il bicchiere dall'altro lato della stanza, guardò mentre si rompeva in milioni di piccoli pezzi, ricordando il modo in cui si sentiva dentro. Era spezzato, lacerato, distrutto al punto dove non si sarebbe potuto rimettere insieme di nuovo. Chiudendo i suoi occhi, un senso di libertà lo colpì mentre mise le mani dentro le sue tasche, sentendo il suo accendino, volendo fumare per dimenticare lo stress. Uscendolo, iniziò a cercare le sigarette mentre fissava l'accendino nelle sue mani quando improvvisamente, l'idea del fuoco gli sembrò una buona idea. Guardandosi attorno, Justin iniziò a giocare con la fiamma prodotta dall'oggetto portatile mentre passeggiava sul pavimento, i suoi occhi fissavano in ogni angolo della stanza, mentre cercavano di mascherare il pensiero di lei in piedi lì con lui. Tornando indietro al mobiletto, prese una bottiglia fresca di Vodka prima di aprirla e buttare il contenuto sopra i pavimenti, il tavolo, le sedie e il divano. In piedi al centro della stanza, Justin, si accovacciò mentre fissava il liquido che ormai gli copriva quasi ogni centimetro del soggiorno scambiando l'accendino per il pacchetto di fiammiferi in tasca. Prendendone uno dal pacchetto, strofinò la punta contro esso due volte prima di accendersi in una grandissima fiamma prima di morire in una piccola. Arrivando alla sua altezza intera, rimase lì rigido mentre il tempo passava, i suoi pensieri non si trovavano più. Tenendo il fiammifero al suo lato, Justin chiuse momentaneamente i suoi occhi, crogiolandosi nel silenzio e nella gloria che tutto fosse finalmente finito- tutto ciò che un tempo amava stava per essere rimosso permanentemente dalla sua vita- e per la prima volta, si sentì in pace. Sbattendo le palpebre non appena lasciò cadere il fiammifero, Justin guardò l'intera stanza bruciare in fiamme attorno a lui.
Kelsey's POV "Oh, grazie a Dio." Guardando in alto, vidi mia madre corrermi incontro proprio mentre le sue braccia circondarono la mia vita in un abbraccio, assicurandosi di non stringermi troppo forte. "Sto bene, mamma." Mormorai nei suoi capelli prima di allontanarmi. "Ero così preoccupata per te," mi strinse nella lunghezza delle sue braccia, i suoi occhi mi guardarono ovunque controllando se avessi qualche ferita. "Perchè? Justin ti ha detto che ero con lui," Io ribattei monotonamente, non volendo altro che rannicchiarmi nel letto e piangere, perché questo è tutto quello che mi sembra fare oggi giorno. "Non è per quello. Sapevo che lui sa tenerti al sicuro, ero semplicemente preoccupata per la tua salute. Stava diluviando, era buio; sono anche sorpresa che tu sia arrivata lì intera." Portando una ciocca di capelli dietro il mio orecchio, sorrise un po'. "Visto? Perchè non puoi essere più comprensivo come lei papà?" Mi girai a guardarlo prima di tornare con lo sguardo a mia mamma. "Ha rovinato tutto." "Scusami?" Stavo finalmente per averlo di nuovo mamma, avresti dovuto vedere la sua faccia. Ha ammesso che mi amava ancora. Se solo avessi avuto pochi minuti in più con lui...saremmo stati insieme." "Oh, tesoro--" lei sospirò, l'empatia brillò nelle scure pupille dei suoi occhi. "Ha fatto la sua scelta, Kelsey. Non puoi forzare qualcuno a stare dalla tua parte- è la vita." "Lui è la mia vita! Lui è una parte della mia vita e tu potrai non essere d'accordo, ma tu dovrai superarlo." Passando oltre loro, mi feci strada verso la mia stanza d'ospedale. "Ci penso io." Lo sentii dire mentre passò davanti mia madre dietro di me. "Non puoi fare cose del genere, Kelsey." "Tu non puoi capirlo," scossi la testa mentre strisciavo lentamente sotto le coperte e appoggiandomi ai cuscini. "Tu non l'hai mai fatto. Capisco che tu sia preoccupato e che tu voglia aiutarmi, ma non sei stato qui per anni papà. Sono cambiate un sacco di cose. Non sono più una bambina, posso fare le mie decisioni." "Questo è il punto, sarai anche maturata fisicamente, ma emozionalmente, sei ancora nello stato di mente in cui eri molti anni fa quando ti sei intromessa in questo casino innanzitutto." "No. Io ho scelto di rimanere perchè volevo e lo amavo- e lo amo ancora. Papà, ho passato molte cose - cose che non puoi nemmeno immaginare," soffocando le lacrime, ingoiai. "Avevo bisogno di te prima, ma non ho bisogno di te adesso. Ho imparato a sopravvivere da sola, e l'ho fatto con il suo aiuto." "Ti ha quasi fatta uccidere, in più di un'occasione, come puoi solamente stare qui e difenderlo dopo tutto quello che è successo?" "Non è colpa sua!" Prendendo un respiro profondo, mi strinsi nelle coperte, sentendo aumentare il mio battito cardiaco quasi immediatamente. "Non capirai mai a meno che tu non sia nei nostri panni." "Allora fammi capire." "Ti voglio bene papà, ma stai facendo l'ignorante e non posso parlarti così. Forse un giorno capirai, ma fino ad allora, avrò bisogno che tu mi lasci sola." "Lui non ti ama, Kelsey. Non l'ha mai fatto." "Sì invece." "No, non è vero." "Stai zitto," sbottai "non sai di cosa stai parlando." "So esattamente di cosa sto parlando. Tu non vuoi semplicemente credere che io ti stia dicendo la verità." "James, basta." Rimproverò Maria. "Ha bisogno di sapere la verità, che faccia male o no. Sta buttando via la sua vita, Maria! Sarebbe potuta morire in mezzo alle strade stasera ed è peggiorata più di quanto fosse prima e tutto questo per cosa? Per un uomo che dice che gli importa di lei? E' ridicolo." "Vattene." "Se ti amasse come dice di fare, sarebbe qui con te adesso. Nessuno l'ha forzato ad andarsene, l'ha fatto da solo- ricordalo." "Ho detto vattene!" "Va bene," alzò le mani in segno di resa, "ma pensa a quello che ti ho detto. Sono tuo padre, Kelsey, che ti piaccia o no. Voglio che tu stia al meglio, così come tua madre. Nessun altro." Mordendomi il labbro, combattei i singhiozzi che minacciavano di fuoriuscire mentre la mia gola bruciava per scatenare le emozioni che avevo dentro. Sbattendo le palpebre, guardai giù alle mie mani mentre le lacrime bagnarono le coperte mentre cadevano senza emettere suoni. "Kelsey.." "Odio questo," sussurrai. "Voglio solo indietro la mia vita." "Tuo padre ha buone intenzioni piccola, è solo turbato." "E' sempre turbato. Non capisco perchè non può accettare che io sia felice con lui."
"E' difficile per lui afferrare il concetto della vita che Justin vive, e anche io ogni tanto lo dubito, ma lui tornerà. Ti vuole bene in ogni caso."
"Se mi volesse bene, non avrebbe detto le cose che ha detto ora o quelle che ha detto nel passato. Ero morta per lui per anni e ora tutto d'un tratto vuole comportarsi come se gli interessasse di me? Non è come funziona, mamma. Justin era lì per me attraverso tutte le cose e non mi arrenderò su di noi non importa quanto papà lo odi." Spazzolando i miei capelli con il palmo della sua mano, si chinò per darmi un bacio sulla fronte, "dormi un po'. Penserò io a tuo padre."
"Non c'è modo per fargli capire, mamma. E' una causa persa."
"Vedremo."
No One's POV: Aspettando finchè Kelsey si addormentasse, Maria rimase in piedi e lasciò la stanca cercando suo marito che poi trovò nella mensa prendendo una tazza di caffè. "Hai un sacco di nervi per fingere che nostra figlia sia morta dopo tutto quello che è successo!" sbottò non appena si avvicinò a lui. "E' questo il motivo per cui non ha chiamato o si è tenuta in contatto con noi per tutti questi anni?"
"Di che stai parlando?"
"Mi ha praticamente detto quello che le hai detto. Come hai potuto fare questo a nostra figlia? Lei è nostra, James! Proviene da me, è mia in risultato alle azioni di cui abbiamo preso parte. Si è innamorata così come l'abbiamo fatto noi, non capisco perchè non puoi lasciare lei e Justin soli." "Quell'uomo era ed è ancora nient'altro che guai per lei! Ti ho avvisata su di lui sin dal primo momento ora guardala- lei è ammaccata e malconcia come un pezzo di carne. Sì, lei è nostra figlia Maria, e io mi rifiuto che qualcun'altro le faccia male di nuovo."
"Se qualcuno le ha mai causato dolore - sei tu con tutta questa ignoranza." Alzò le braccia in aria per enfatizzare il suo punto, la sua rabbia spiccava attraverso la forza dietro le sue parole. C'era fuoco dietro i suoi occhi e se qualcuno ci avesse fatto caso, avrebbero notato la somiglianza fra lei e la figlia. "Ho fatto la cosa giusta, Maria. Non mi pentirò mai di aver tenuto via lui da lei." Chinandosi davanti a lei sul banco dietro, prese un pacchetto di zucchero prima di strapparlo e versarlo dentro la sua bevanda mischiandola con una cannuccia. "Hai fatto questo?" "Se da questo intendi convincere quel vile giovane uomo a lasciare nostra figlia da sola? Allora si, l'ho fatto." Camminando fuori, Maria rimase stordita, sbattendo gli occhi per assicurarsi che non stesse sognando. "L'hai distrutta, James. Hai distrutto nostra figlia e non ti importa nemmeno."
"Mi importa di mantenerla al sicuro e questo è esattamente ciò che sto facendo. Non potrai essere d'accordo su come affronto le cose, ma io preferisco che sia arrabbiata con me per un paio di giorni che visitare la sua tomba fra un mese." In una manciata di secondi, la sua mano incontrò la pelle della sua guancia causando l'attenzione degli spettatori, ma a quel punto, non le importava. Tutto ciò in cui poteva concentrarsi era la rabbia che sentiva nei confronti di suoi marito e la sofferenza che lui stava causando. Serrando la sua mascella, strofinò il punto dell'impatto, nei suoi occhi non c'era nient'altro che rabbia. "Ti pentirai di averlo fatto, e non ti salverò nemmeno dai risultati. Lei odierà te e Dio, spero che lo faccia, perchè adesso, ti odio anche io." Superandolo senza nemmeno guardare indietro, Maria tornò nella stanza di sua figlia dove l'avrebbe rassicurata che le cose sarebbero tornate alla normalità - lei se ne sarebbe assicurata.