capitolo 42

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capitolo 42 / prima parte. 

NO ONE'S POINT OF VIEW

Mentre gli agenti di polizia facevano irruzione in tutta la casa cercando di trovare qualche indizio che legava i ragazzi agli attentati dei magazzini, Justin fu portato in cucina dall'Ufficiale Bentley. “Siediti,” ordinò mentre si alzava, appoggiandosi al bancone. Il suo viso era solenne quasi simpatico rendendo anche la situazione ancora più tesa mentre Justin fece come gli era stato detto, combattendo con la voglia di fare i capricci.

Questa era l'ultima cosa di cui Justin aveva bisogno il giorno in cui sono andati via dalle Barbados tornando in questo buco infernale. Sapeva che ci sarebbe stato qualcosa che aspettava loro una volta tornati, e aveva ragione—ce l'aveva sempre.

“Ascolta figliolo—“

“Non sono suo figlio,” Justin sputò, con gli occhi pieni di rabbia.

“Si chiama modo di dire,” Bentley tagliò, i suoi occhi penetrarono attraverso i suoi come se gli avesse detto che se non fosse rimasto tranquillo ci sarebbero state delle conseguenze.

“Dimmi perché diavolo siete qui,” Justin si appoggiò allo sgabello, calciando le gambe mentre teneva le mani bloccate dietro la testa. “State cominciando ad annoiarmi con la stessa vecchia merda.”

“Se fossi in te, starei attento a cosa dire quando sei in mia compagnia Bieber. Una cosa sbagliata e ti chiudo dentro.” Minacciò cupamente, “Sono qui per aiutare. Diavolo, se sapessi il perché ma io—noi tutti—sappiamo che quegli attentati non erano di un gruppo locale. Questa è stata una rappresaglia verso il vostro gruppo.”

“Non sai un cazzo,” Justin sibilò. Non aveva intenzione di fare marcia indietro soprattutto a qualche poliziotto che potrebbe travisare le sue parole in giro. Questo è quello che tutti loro erano bravi a fare—ingannarti per loro beneficio. L'aveva visto succedere prima una volta di troppo e si rifiutava di credere a qualsiasi cosa che veniva fuori dalla bocca di Bentley. 

“So che Lyndon è il capo degli Snipers. È stato in città per un bel po' di tempo da quando sei tornato. Abbiamo visto abbastanza guerre tra gang nella nostra vita per sapere che non sono qui solo per controllare il posto. Loro voglio quello che tu hai.” Bentley piegò la testa di lato, gli occhi socchiusi che scrutavano, quasi controllando per vedere se fosse riuscito a trovare le risposte dal comportamento di Justin. Ma, lui non gli fece intendere nulla. “Possiedi qualche proprietà qui in giro Justin; luoghi che loro voglio chiamare di loro possesso.”

“E il punto qui è...” Justin fece un gesto con le mani per farlo continuare.

“Il mio punto è,” spingendo i piedi di Justin giù dal bancone, Bentley si avvicinò al suo volto, lasciando un paio di centimetri in mezzo.” “Che se Lyndon Mathews salta fuori morto, tu andrai in prigione.” Parlò con tanta sicurezza che provocò un brivido innaturale lungo la schiena di Jutin.

Leccandosi le labbra, Justin si strinse nelle spalle, “E cosa ti farebbe pensare che io voglia ucciderlo?” 

“Perché tutti ti conosciamo qua Bieber, tu e il tuo gruppo siete noti per il vostro costante bisogno di energia e il momento in cui c'è una minaccia, dovete sbarazzarvene.” Bentley incrociò le braccia al petto, senza mai allontanare gli occhi da Justin.

Justin non disse niente e si limitò solamente a stringere le labbra, deglutendo. Non aveva intenzione di mostrarlo ma sapeva che Bentley aveva ragione. Sapeva più di quanto avesse dovuto e questo preoccupava Justin.

Non volendo dare via niente, Justin si mise a sedere, appoggiando i gomiti sulle ginocchia mentre guardava verso di lui attraverso le ciglia. “Se Lyndon muore, potrebbe essere un incidente, forse anche un altro membro della gang che vogliono superare la cosiddetta concorrenza.”

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