Chapter 36

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"Stai bene?" chiedo, e Jay finalmente sposta lo sguardo dallo schermo della tv.

Da quando mia madre è uscita mezz'ora fa, non ha detto una sola parola né mi ha degnato di un singolo sguardo, anche se non so bene perché.

"Sono io che dovrei chiedertelo" ribatte, senza però guardarmi negli occhi. Tiene lo sguardo fisso sulla mia t-shirt grigia - o meglio, sulle macchie di sangue che stanno sulla mia t-shirt grigia.

La conosco, so che si sente responsabile per quello che è successo. Però allo stesso tempo trovo assurda l'idea che lei pensi che sia colpa sua.

"Jay, tu..."

"Non dire che non è colpa mia. Se io non avessi infastidito Ashton, tu non ti saresti cacciato nei guai, e ora non ci troveremmo qui."

"Innanzitutto, tu non hai infastidito Ashton. Lui è un imbecille, e se l'è presa con te senza un motivo valido. E seconda cosa, se io non fossi intervenuto non saremmo qui, certo, perché saremmo in ospedale, e saresti tu quella piena di lividi" dico, ma lei scuote la testa, come se il mio discorso non fosse corretto.

"Per favore, smettila di cercare di farmi sentire meglio" sussurra, ma il volume della tv non è abbastanza alto da coprire le sue parole - e poi ci siamo solo noi qui.

"Non è quello il mio scopo. Ti sto solo mettendo di fronte alla nuda e cruda verità" ribatto, ma capisco dal suo sguardo che ancora non l'ho convinta.

Si alza dal divano, e mi porge una mano. La guardo confuso, e lei forza un sorriso.

"Sarà meglio pulire quei tagli sul viso, prima che ti venga un'infezione" spiega, come se fosse la cosa più ovvia del mondo - e forse per lei, che vuole fare il medico, è così.

Ed è così che mi ritrovo in bagno, appoggiato al mobile del lavandino, mentre Jay mi passa un batuffolo di cotone imbevuto d'alcool sul labbro spaccato.

"Perché hai scelto proprio la medicina legale, invece di, non so, traumatologia?" chiedo, e per un breve attimo Jay sposta lo sguardo dalle mie labbra ai miei occhi.

"Perché ai morti non posso fare del male" la sua risposta così cinica mi stupisce.

Le appoggio una mano sul polso, impedendole di continuare a medicarmi, e lei abbassa la testa. Mi aspetto una reazione, una rispostaccia o qualcosa di simile, ma non succede niente di tutto questo.

Lei invece affonda il viso nel mio petto, e scoppia in lacrime. Non la vedevo piangere così da... Beh, non da così tanto in realtà. Però stavolta è diverso.
Se fosse successo appena arrivata qui, me ne sarei fregato altamente. Ma ora le cose tra noi sono diverse - Noi siamo diversi. E vederla così è peggio che ricevere un milione di pugni.

La stringo forte tra le mie braccia, mentre lei continua a singhiozzare.

"Mi dispiace così tanto, Cal" tra un singhiozzo e l'altro sono queste le parole che continua a ripetermi, e ancora non mi capacito del fatto che sia più preoccupata per me che per sé stessa.

Quando finalmente smette di piangere, la allontano quel tanto che basta per poterla guardare in faccia. Le prendo il viso tra le mani, e con le dita asciugo quel che resta delle sue lacrime e del suo mascara dalle guance, mentre lei tira su con il naso.

"Ora ascoltami bene, perché non torneremo più sull'argomento. Ripeterei ogni singola azione di oggi per proteggerti da quel deficiente. È colpa sua, e soltanto sua. E se proverà ad avvicinarsi di nuovo a te, nessuno mi impedirà di mandarlo dritto all'ospedale. Capito?"

Jay annuisce, e un timido sorriso fa capolino sulle sue labbra.

"Ora, vuoi rispondere sinceramente alla mia domanda, per favore?" chiedo, e finalmente il suo sorriso di sempre torna alla carica.

Surprise ~ Calum Hood Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora