Blurry

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Henrik.


Lunedì, 3:30

Se c'è una cosa che odio più di tutte è pensare. Odio dare ascolto alle voci nella mia testa, odio non poter fermarle o abbassare di poco il volume per cercare di ascoltare le voci vere. Odio fissare il vuoto e non riuscire a sbattere le sopracciglia. Odio pensare, ma non riesco a farne a meno. Il fatto è che sono solo. È così triste e brutto pensarlo che non oso confessarlo a qualcuno, ma anche se sono circondato da Lea che sorride, da Sondre che ride alle battute di Mikael, dai miei amici che bevono spensieratamente, io non riesco a fare altro che sentire voci offuscate, a fissare punti indefiniti nella stanza, non riesco a fare altro che incantarmi, e pensare.

Questo periodo mi sta ammazzando. Non mi concentro più, non so più cosa devo fare e perché.

La mattina mi alzo, prendo il telefono intento a chiamarlo, poi mi fermo, fisso lo schermo fino a confondere la vista, i miei pensieri fanno talmente tanto casino e si confondono così velocemente tra di loro che sono costretto a posare giù il cellulare, e mi riaddormento soffocando un altro rimorso. Mi manca. Mi manca Tarjei.

La verità è che dopo il mio messaggio, dopo il pride, non ci siamo più sentiti. È una sensazione strana, non è mai successo, nemmeno quando eravamo in pausa dalla terza stagione, continuavamo a sentirci per chiederci come stavamo se eravamo pronti per la quarta stagione, trovavamo il pretesto più banale ed imbarazzante pur di scriverci almeno una volta alla settimana. Adesso, invece, il vuoto.

Ho paura di questo vuoto. Ho paura di quello che sta succedendo al nostro rapporto.

Non so più come sta, cosa sta facendo, lo vengo a sapere dai social e questa cosa non riesco a sopportarla, perché noi siamo più di foto postate ogni tanto su instagram.

Non so se mi pensa ancora.
Potevo chiamarlo quel giorno, potevo dirgliele a voce quelle cose, potevo correre da lui dicendogli che lo amo. E lo amerò sempre, perché non c'è momento, non c'è minuto della giornata che la mia testa non mi fa impazzire ricordandomi dei suoi occhi e del suo corpo.

Mi manca il suo corpo, mi manca la sua pelle, i suoi muscoli, i suoi lineamenti e i suoi modi di fare. Non c'è nessuno come lui, nessuno che ammina come lui, che parla, che ride, che si muove come lui. Nessuno in grado di farmi sentire unico al mondo, di farmi sentire di qualcuno. Mi manca la sua voce che mi sussurra "sono tuo", e ho bisogno di dirlo. Ho bisogno di rispondergli e dirgli, "Io sono tuo Tarjei".

"Henke? Hai sentito?"

"Sì" rispondo subito.

Lea mi guarda confusa, "Quindi vieni?"

Mi ritrovo a sbattere più volte le palpebre mentre slego le nostre mani intrecciate, "Sì, cioè no.. prima devo fare una cosa."

Sondre comincia a ridere, "Adoro quando casca dal pero."

"No, non è divertente." risponde subito Lea che lo fulmina con lo sguardo.

Poi torna a guardare me, "Ti aspettiamo fuori."

Si alza senza darmi nessun bacio, nessun sorriso.

Mentre i miei amici si alzano per lasciare la stanza, mi allontano ancora di più da loro, raggiungendo il terrazzo.

È successo di nuovo, io sono quello strano quello imbarazzante e gli altri si devono adattare. Anche volendo, una persona non può farmi domande, non può chiedermi come sto, non lo so nemmeno io, e i miei modi di fare, il mio atteggiamento, lo dimostrano chiaramente.

you are art // Henrik&Tarjei [completa]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora