"Guerre d'indipendenza"
«Hey». V si voltò sentendo Hoseok chiamarlo. «Oggi pomeriggio vado a trovare mia madre, quindi torno più tardi a casa».
Taehyung annuì, sentendo una strana emozione attraversargli il petto.
La ignorò, come faceva sempre, e tornò a concentrarsi su quei codici che lo stavano facendo impazzire. Hoseok però non aveva ancora finito e lo fece voltare sulla sedia girevole per averlo nuovamente di fronte.
Con le mani appoggiate sulle sue spalle gli disse: «Vorrei che tu ti fidassi di me».
L'hacker sbatté le palpebre sorpreso e pronunciò con voce meccanica: «Io non mi fido di nessuno».
Il detective sospirò e si sedette sulla sedia accanto, prendendo le sue mani tra le sue.
«Immagino» mormorò abbassando lo sguardo sulle loro mani unite, le sue sottili e pallide, quelle del ragazzo lunghe e virili, «che tu non voglia dirmi perché ti è tanto difficile fare affidamento sugli altri».
Taehyung osservò il capo chino dell'uomo. I suoi capelli neri scintillavano alla luce del sole che filtrava dalla finestra.
Aveva scoperto, in quei giorni passati insieme, che Hoseok amava particolarmente quando gli si accarezzava la testa e questo gli aveva anche fatto capire perché lo facesse spesso con lui.
«Io non mi fido di nessuno» ripeté, sentendo quelle parole meno sue.
«Sai vero che non potrei mai fare del male a te o Jelo?» gli chiese con voce quieta Hoseok, continuando a fissare le loro mani.
Una voce si alzò istintivamente nella testa di Taehyung: sì, lo sapeva.Eppure, Hoseok restava un estrano.
Non volute immagini dell'uomo gli attraversarono la mente: Hoseok sdraiato sul divano a farsi accarezzare i capelli da Jelo, Hoseok con uno sguardo malizioso negli occhi che si univa a lui nella doccia, Hoseok che con i suoi disastrosi tentativi culinari faceva inveire sua sorella come mai prima d'ora scatenando le risa in Taehyung.
Tutto in quei pochi giorni.
Quell'uomo era riuscito ad entrare nelle loro vite con una facilità incredibile.
Taehyung sentì qualcosa rompersi dentro di lui e il cuore aumentare il ritmo. Una sensazione di malessere gli risalì la gola.
Era sbagliato, era tutto sbagliato!
Sottrasse di scatto le sue mani dalla presa di Hoseok e si alzò, iniziando a camminare avanti e indietro nella stanza deserta, ad eccezione di loro due.
«V» lo chiamò Hoseok confuso, ma venne zittito da un rapido gesto della mano dell'hacker.
«Tu!» gli urlò contro, «non hai il diritto di farmi questo».Si fermò davanti a lui premendogli forte una mano contro il petto.
«Non hai il diritto di chiedermi di fidarmi di te» gli disse scandendo ogni singola parola con una spinta «e non hai il diritto di mettere sottosopra la mia vita».Si arrestò quando Hoseok si ritrovò con le spalle premute contro il muro. «Non dopo anni che ho impiegato a darle un ordine» gli sibilò a pochi centimetri dal viso, guardandolo negli occhi furioso.
«Vuoi dire dopo anni che hai passato a nasconderti?!» gli urlò contro di rimando Hoseok, «non fai altro che evitare di provare emozioni e di respingere chiunque provi ad avvicinarsi a te. E sai cosa? Jimin ha ragione, stai rovinando tua sorella, la stai costringendo ad essere qualcosa che non è, le stai impedendo di vivere solo perché tu sei troppo codardo per farlo».
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HACKER ➥ [Vhope]
FanfictionUna serie di omicidi sconvolge Seoul, al detective Jung Hoseok e alla sua squadra viene affidato il delicato compito di catturare il colpevole. Il killer però si rivela una preda difficile e la sua cattura richiede abilità particolari, tanto da con...