➥[009]

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"Paura"

Aveva passato la giornata a percorrere in lungo e in largo l'ampio soggiorno del loft in attesa del ritorno di suo fratello, divorata da un misto di preoccupazione e curiosità.

All'ennesima circumnavigazione del divano, udì il rombare della motocicletta di Taehyung e, veloce, si lanciò sul divano, prese un plaid e una busta di patatine e accese la televisione assumendo un'espressione attenta e interessata.

Poco dopo, la porta di casa si aprì e Taehyung entrò tenendo una busta gialla nella mano sinistra, dando modo a Jelo di capire che l'incontro era andato a buon fine. Suo fratello però non sembrava intenzionato a condividere spontaneamente il resoconto della giornata. Tutto quello che fece fu salutarla con un cenno della testa e passare oltre, diretto al suo studio.

Se si fosse rinchiuso in camera a lavorare non ne sarebbe uscito tanto presto e non avrebbe di certo incoraggiato interruzioni o pause caffè. Jelo sarebbe rimasta a macerarsi nella sua curiosità finché non avesse portato a termine quel lavoro.

Scaraventò via il plaid e decise di abbandonare il suo atteggiamento di noncuranza.
Si parò dinanzi al fratello, decisa a tirargli fuori ogni più piccolo e misero dettaglio.

Al sopracciglio inarcato di Taehyung rispose poggiandogli le mani sul torace e spingendolo verso la poltrona, riuscendo a farlo sedere su di essa mentre lei recuperava un piccolo sgabello imbottito. Gli si sedette di fronte pronta ad iniziare il suo interrogatorio.

«Avanti, raccontami tutto» gli ordinò con occhi scintillanti di curiosità mentre si muoveva irrequieta.

Taehyung incrociò le braccia al petto e la guardò fingendosi annoiato, in effetti si era chiesto quanto tempo quella piccola peste sarebbe riuscita a resistere prima di tempestarlo di domande. Non molto a quanto pareva.

«Avanti, avanti, avantiiii» insistette infatti sua sorella.

Esasperato alzò gli occhi al cielo, gesto che si rese conto faceva molto spesso con lei. Avrebbe finito per raccontarle tutto? Certo che lo avrebbe fatto. Quando mai era riuscito a tenerle nascosto qualcosa.

Jelo era il suo antivirus. Riusciva a liberare quell'hard disk che era la sua mente da tutti i malware e file dannosi, correggeva gli errori di sistema, rendendolo quel luogo ordinato e pulito. E nella sua testa in quel momento c'era un file in quarantena, potenzialmente sospetto e la sua denominazione era Jung Hoseok.

«Va bene» acconsentì alla fine.

La peste batté le candide mani con anticipazione e riprese la busta di patatine che aveva abbandonato sul basso tavolino di vetro per inseguirlo. Taehyung gliene rubò qualcuna e poi iniziò a raccontare.

Le descrisse l'uomo, fin nei minimi dettagli perché sono quelli che fanno la differenza. Le raccontò della sua apparente abitudine di passarsi una mano tra i capelli quando era nervoso, le parlò del suo completo sgualcito, del terzo bottone della sua camicia che aveva bisogno di essere rinforzato, di uno scontrino di Starbucks in cui angolo fuorusciva dalla tasca destra dei suoi pantaloni.

Tra una patatina e l'altra, le narrò di quelle cose che nessuno nota, di quei dettagli, apparentemente senza importanza, ma che lui aveva bisogno di raccontarle per farle vedere ciò che lui aveva visto.

Sua sorella lo ascoltava incantata. Quello era qualcosa che non era mia cambiato. Quando Taehyung iniziava a parlare, la voce bassa e profonda, il tono cadenzato e regolare, era come ricevere una leggera carezza a fior di pelle.

«Com'era? Caratterialmente intendo» gli chiese sua sorella per spronarlo a continuare.

Taehyung ci pensò un po' su. Aveva pochi elementi per poter formulare un'analisi completa. Jung Hoseok era..
«Un tipo strano».

HACKER ➥ [Vhope]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora