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Avevamo passato ore rinchiusi nella centrale di polizia in compagnia di una ritrattista. La speranza era quella che fornissi le indicazioni necessarie per stendere degli identikit, eppure non si era arrivati a nulla di fatto.

Avevo fatto qualche nome, dato qualche particolare, ma nulla di più. Sapevo che nessuno sarebbe stato in grado di ricavare qualcosa da quei dettagli così scarni.

Hoseok mi aveva chiesto - prima di arrendersi e mandare via la donna - se davvero non riuscissi a ricordare altro. Lo avevo guardato con il mio sguardo più sincero e gli avevo detto di no con tono dispiaciuto.

Speravo che se la fosse bevuta ma a giudicare da come aveva socchiuso gli occhi alla mia piccola recita credo sospetti qualcosa.

In realtà, sono certo che abbia iniziato farsi qualche domanda da molto prima.

D'altronde, non brillo certo per le mie doti recitative.

Ora siamo seduti in auto, diretti verso casa. Il silenzio non è piacevole.

Ha lo sguardo incollato sulla strada ma è pensieroso, me ne accorgo persino io.

Si morde la guancia e si passa continuamente la mano tra i capelli, sembra indeciso per qualcosa.

Decido di non chiedere, come sempre. La risposta potrebbe non piacermi.

Osservo come i fari delle auto che giungono dalla corsia opposta gli illuminano il profilo e gli bagnano i capelli arruffati di riflessi ramati.

Mi fa paura, un po'.

Ho sempre avuto paura delle cose che non riesco a capire. Quando sei padrone della conoscenza hai, di fatto, i mezzi per prevedere e arginare possibili pericoli.

Prevedere ed essere tre passi avanti agli altri è l'unico modo di sopravvivere in un mondo spietato dove i forti fagocitano i deboli e si vestono delle loro pelli insanguinate.

Io so di far parte dei deboli.

Ma so anche di essere più intelligente dei forti.

Perché debole? Semplice. I forti, si dice, affrontano gli ostacoli e le loro paure.

Io preferisco starne alla larga.

Sono furbo.

Analizzo.

Prevedo.

Agisco.

Questo mi ha permesso di evitare un sacco di problemi.

Hoseok però non è analizzabile. Continua a sfuggire ai miei criteri di valutazione. Nonostante viviamo insieme, nonostante io sappia come gli piace la pizza, di che colore sono i suoi boxer, del fatto che russi quando ha il raffreddore e di tanti altri piccoli particolari... a conti fatti Jung Hoseok è ancora un mistero.

A volte mi sembra di vedere qualcosa nei suoi occhi, qualcosa di oscuro e denso. Freddo. Quasi come se dentro di lui ci fosse qualcun altro. Un estraneo, un predatore in attesa di piombare sulla sua preda. E a volte, quando lo colgo a fissarmi un po' di più con quegli glaciali, mi sento io quella preda.

Hoseok non è così semplice come appare e io so che sono quelli che sembrano gentili che bisogna temere.

Ricordo ancora le parole che mi disse la donna che ospitò me e Jelo subito dopo la nostra fuga.

"Se ringhiano agita il bastone, scapperanno. Se sorridono, scappa più veloce che puoi."

Hoseok sorride, eppure io sono ancora qui accanto a lui.

La luce di un lampione difettoso.

Alzo lo sguardo sulla fabbrica rossa. Siamo a casa. Stranamente dai grandi finestroni non vedo nessuna luce accesa, forse Jelo già dorme.

HACKER ➥ [Vhope]Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora