*capitolo ripubblicato perché non tutti riescivano a visualizzarlo.
"La verità fa male, lo sai"
«Non capisco perché devo tornare con te, potevo tranquillamente aspettare Hoseok e andarmene con lui».
Jelo non era per nulla contenta di dover risalire in auto con Jimin, ma l'analista era stato tassativo, non lasciandole molta scelta. Inoltre si stava annoiando in centrale e voleva tornarsene a casa, ma non l'avrebbe mai ammesso ad alta voce.
«Se pensi che ti avrei lasciato a briglia sciolta a scorrazzare e a fare danni in giro ti sbagli di grosso» le rispose Jimin categorico, «ti serve un guardiano in ogni momento della giornata».
«Disse quello che si è fatto rapire sotto casa sua» lo rimbeccò lei battendo le mani lentamente.
«Erano armati e in gruppo. Io ero da solo e di certo non me lo aspettavo» si difese l'uomo cambiando marcia stizzito.
«Sì, certo».
Jimin alzò gli occhi al cielo e decise di ignorarla, sentiva veramente di aver raggiunto i suoi limiti, così accolse grato il silenzio che scese in auto dopo quello scambio di battute.
Si fermò ad un semaforo in attesa del rosso e distrattamente notò dall'altra parte della strada un negozio di animali.
Nelle vetrine erano esposte ampie gabbie piene di uccelli variopinti che svolazzavano nel ristretto spazio concesso loro.
«Jelo» disse interrompendo quel pacifico momento di quiete «che significa il tatuaggio sulla tua gamba».
Si tormentava con quella domanda da un po' ormai.
Jelo si voltò a guardarlo sorpresa abbandonando il cellulare sulle gambe e Jimin riuscì a scorgere un lampo di timore attraversargli lo sguardo.
«Come fai a sapere che ho un tatuaggio?» lo interrogò sulla difensiva.
«Una mattina ti ho visto passare assonnata davanti la cucina e l'ho notato» rispose con voce tranquilla con l'intenzione di evitare di innervosirla e omettendo, intenzionalmente, di specificare che l'episodio era accaduto quando aveva espresso poco felicemente la sua opinione su di lei.
«Capisco».
Lei sembrò accettare la spiegazione senza difficoltà, non era per nulla improbabile che se ne fosse andata in giro con gli shorts di prima mattina, anche se di solito indossava sempre calze scure o pantaloni lunghi, perché le davano un maggior senso di sicurezza.
Si posò pensierosa una mano sulla coscia tatuata. Si era fatta imprimere sulla pelle quel variopinto disegno all'età di sedici anni in Giappone da una tatuatrice con la pelle completamente ricoperta da colori scintillanti e dalle mani abili ed eleganti.
Ricordò il suo timore di dover aspettare mesi prima di riuscire a convincere Taehyung, invece lui l'aveva sorpresa. Dopo averla guardata silenziosamente per qualche minuto le aveva chiesto cosa volesse tatuarsi e l'aveva accompagnata nello studio, tenendole la mano per tutto il tempo.
Aveva sofferto un bel po' per decorare tutta quella pelle.
Il tatuaggio era elaborato, grande e colorato.
Una fenice con la lunga coda variopinta si estendeva fino a metà coscia, le ali chiuse, gli artigli agganciati ad una gabbia per uccelli aperta e una catena che teneva legato lo splendido uccello alla sua prigione.
Anche se la fenice era riuscita ad uscire, non era ancora libera.
«Significa che sono liberà solo a metà» rispose passando un dito sulla coscia dove sapere essere la catena.
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HACKER ➥ [Vhope]
FanfictionUna serie di omicidi sconvolge Seoul, al detective Jung Hoseok e alla sua squadra viene affidato il delicato compito di catturare il colpevole. Il killer però si rivela una preda difficile e la sua cattura richiede abilità particolari, tanto da con...