➥ [048 - X's version]

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Kim Sanghun si risvegliò in un ambiente sconosciuto: pareti grigie, pavimento in cemento grezzo, porta rozza in matallo non rifinito. L'unico elemento che si distingueva dall'anonimato di quella stanza spoglia era la lucina intermittente rossa che segnalava la presenza di una videocamera di sorveglianza fissata in un angolo del soffitto. La luce bianca del neon fissato alla parete illuminava debolmente l'ambiente contribuendo a renderlo ancora più freddo e inquietante.

Sanghun, nonostante fosse molto confuso, riuscì a cogliere immediatamente quei particolari, così come si rese contemporaneamente conto di essere legato ad una sedia di acciaio. Cercò di liberarsi ma le manette erano ben assicurate ai robusti braccioli della sedia e anche le gambe erano fissate alla stessa, inoltre si rese anche conto che la sedia doveva essere fissata al suolo perché, pur provando a muoversi, questa restava ferma nella sua posizione, non spostandosi nemmeno di qualche millimetro.

La nausea, lo stato confusionale e la spossatezza gli fecero supporre che fosse stato sedato e portato lì mentre era privo di sensi. Dove fosse "lì" e quanto tempo fosse trascorso non era in grado di dirlo. La stanza non aveva finestre e l'unico arredamento era costituito dalla sedia a cui era legato, a meno che alle sue spalle non ci fosse altro, ma essendo bloccato non poteva saperlo. Cercò di ricostruire quanto gli era accaduto, per farsi un'idea della situazione in cui si trovava, che sicuramente non era favorevole.

La calma era sempre stata un suo punto di forza e anche in quell'occasione vi fece affidamento. Chiuse gli occhi e cercò di visualizzare gli eventi che lo avevano condotto fin lì. Quella mattina – se ancora si trattava della stessa giornata – era uscito dagli uffici per un appuntamento con un fornitore, il suo segretario gli aveva consegnato dei documenti da firmare e poi lo aveva informato del fatto che l'auto e la scorta erano pronti e in attesa del suo arrivo. Aveva quindi preso l'ascensore privato che l'aveva condotto nei garage dove erano custodite le auto aziendali. Lì era stato aggredito. Tutto era successo molto in fretta, di sfuggita aveva notato il furgone dei rifornimenti ma, non essendo la prima volta che lo vedeva parcheggiato lì, non gli aveva prestato abbastanza attenzione. Poco dopo si era ritrovato un panno umido sulla bocca e qualcuno a placcarlo alle spalle.

Da quel momento, il buio totale.

Cercò di non lasciarsi prendere dal panico, non sarebbe servito, aveva affrontato già situazioni pericolose, sapeva che doveva restare con la mente lucida e concentrata. Chi poteva esserci dietro quel rapimento? Si chiese meditabondo.

Troppe persone.

Criminali in cerca di un cospicuo riscatto, concorrenti in affari, il suo stesso suocero poteva aver deciso di liberarsi di lui, non aveva mai fatto mistero di quanto poco lo tollerasse, ma lo escluse a priori, a quell'uomo non piaceva sporcarsi le mani.

Qualcosa gli disse che quella situazione si ricollegava al serial killer del codice a barre. Ne aveva seguite le vicende con vivo interesse ovviamente, quell'assassino sembrava essersi prefissato di scavare nel marcio della sua vita. Lo aveva lasciato fare, d'altronde non stava forse occupandosi di persone scomode? Una bocca fatta tacere con la morte era sempre meglio di una bocca fatta tacere con il denaro. Tuttavia, si rendeva conto adesso, aveva sbagliato. Lo aveva sottovalutato, chiunque egli fosse. Avrebbe dovuto preoccuparsi di più di quella faccenda, farlo di persona, il suo segretario non era stato molto utile in proposito e lui era stato impegnato nella nuova acquisizione, un affare da milioni e milioni di dollari, e aveva finito per lasciar passare troppo tempo.

Non era da lui fare quegli errori, non era da lui sottovalutare potenziali pericoli. Si chiese se ormai fosse colpa della vecchiaia che avanzava ma lo escluse, non era ancora arrivato il momento del tramonto per lui. In realtà sapeva qual era stato il vero motivo della sua distrazione, era lo stesso motivo che ciclicamente si ripresentava ogni anno.

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