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"Secondo giocatore"

«Questo posto non ha un bell'odore.»

Jin alzò lo sguardo verso colui che aveva pronunciato quelle parole. Il procuratore Kim, fasciato nel suo perfetto completo gessato blu scuro, se ne stava in piedi sulla soglia della porta dell'obitorio.

«È l'odore della morte» gli rispose atono ritornando a concentrarsi sulla testa che aveva davanti, quella del direttore dell'orfanotrofio per l'esattezza. Le autopsie si erano rivelate più difficili del previsto. Lo smembramento dei corpi non aveva aiutato ed il fatto che fossero stati sottoposti a congelamento stava rendendo molto difficile collocare il decesso in preciso lasso temporale.

«Vero» confermò l'uomo avvicinandosi al tavolo dove Jin stava lavorando. Il procuratore face scivolare lo sguardo sul viso contorto e gonfio della testa e fece una smorfia di disgusto. «Non pensi mai di cambiare lavoro?» gli chiese.

«Perché dovrei? I vivi creano molti più problemi. I morti, invece, tacciono e pur facendolo sono in grado di fornire molte più informazioni veritiere. È molto più semplice avere a che fare con corpi morti che con vivi bugiardi e stupidi.»

E con questo sperava che l'uomo se ne andasse. Aveva una mezza idea sul motivo per cui si trovasse lì e non gli piaceva per niente. Continuando a non prestargli particolare attenzione, voltò la testa per osservare la zona recisa delle vertebre e del collo, prendendo appunti sulle abrasioni e sui tagli minimi che avrebbero potuto aiutare ad identificare l'oggetto utilizzato per sezionare i corpi.

«La tua è una visione molto disincantata ma che non posso fare a meno di condividere. Non credi che quest'uomo, in fin dei conti, meritasse quello che gli è stato fatto?»

Jin non fu sorpreso dalle sue parole. Il procuratore probabilmente aveva preso visione della documentazione – scarsa – relativa all'orfanotrofio e Hoseok, in quel frangente, doveva aver fatto in modo che venisse messo a corrente della reale situazione dietro il disastroso incendio. «Non è compito mio giudicare. Per me sono semplici corpi. Sono il mio lavoro.»

Usò un paio di pinze per allargare il condotto tranciato dell'esofago e prese dei piccoli campioni di sangue congelato che si stava lentamente sciogliendo. La temperatura nella stanza era molto bassa, proprio per permettergli di prendere quante più prove possibili dai corpi rigidi e ghiacciati.

«Eppure sono sicuro che ti sarai fatto una tua opinione in merito» insistette il procuratore puntandogli i suoi occhi da falco addosso.

Jin prese la testa e la ripose in una cella insieme al resto del corpo. Dopo aver chiuso lo spesso sportello d'acciaio si voltò verso l'uomo.

«È la terza volta che mi dai del tu e non mi sembra di averti dato il permesso di farlo» gli disse incrociando le braccia al petto.

Il procuratore gli si avvicinò fino a ridurre lo spazio tra loro due ad una ventina di centimetri. «Non te l'ho chiesto infatti» gli disse usando un tono di voce basso.

Jin lo osservò attentamente. Era un bell'uomo. I tratti scolpiti, gli occhi scuri, i capelli folti leggermente brizzolati sulle tempie. Ma lui aveva altri gusti e comunque quell'atteggiamento puzzava di finzione, più di un corpo lasciato in acqua per giorni. Quell'uomo era in cerca di informazioni, Jin non era così ingenuo da non rendersene contò. Preoccupato pensò che Hoseok stava facendo un gioco pericoloso con quell'uomo, non avrebbe dovuto sottovalutarlo. Molti erano portati a pensare che tra procura e polizia ci fossero buoni rapporti, ma non era così. La procura, più e più volte, aveva finito per ostacolare le indagini della polizia, facendo impelagare le indagini a causa di tortuose complicazione giudiziarie.

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