Capitolo 20

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MADISON P.O.V.

"Stai scherzando vero?!"   boccheggiò incredulo Jason, sorrisi e scossi la testa.
"Io ho conosciuto i tuoi, tu no e poi non credi che i miei genitori debbano sapere chi è quel ragazzo con cui esco quasi ogni sera e del quale andrò al matrimonio del padre tra cinque giorni?"   protestai, mettendo il broncio. Era mercoledì, mercoledì pomeriggio e stavamo uscendo da scuola dopo un'intera giornata, punizione compresa. Ero riuscita a convincere mio fratello a lasciarmi pranzare in mensa e il professor Stewens a farmi rimanere anche in punizione, nonostante la mia prigionia punitiva fosse finita, tutto questo solo perchè <<se dopo scuola dobbiamo uscire, non è più comodo se siamo direttamente insieme piuttosto che uscire da scuola, andare a casa mia e poi venire a prenderti?>>  queste erano state le parole di Jason. A dire il vero non mi avevano convinta più di tanto, però poi aveva fatto una faccia da cucciolo, davvero adorabile, e non ero riuscita a resistergli.
"Non voglio, è una pessima idea"   piagnucolò, tirando fuori una sigaretta e accendendola, mentre ci incamminiamo verso la sua moto. "Perché?"  chiesi leggermente ferita e offesa, mordendomi il labbro nervosa e osservandolo fumare, era da tanto che non lo faceva in mia presenza.
"Mad non devi prenderla sul personale, ma..." mormorò, fermandosi e prendendo una lunga boccata.
"... Ma?" lo incitai a continuare, non capendo qualche fosse il suo problema, si passò una mano nei capelli nervoso, riavviandosi il già perfetto ciuffo, e borbottò cupo
"Ma non sono cose adatte a me " facendomi alzare gli occhi al cielo.
"Stronzate, dimmi cosa ti preoccupa " insistetti, corrucciandomi e prendendo il casco che mi porgeva.
"Io non sono quel tipo di ragazzo " sospirò, facendomi arrabbiare. Cosa intendeva esattamente con 'non sono quel tipo di ragazzo' ?!
"Quel tipo quale? "   domandai innervosita, incrociando le braccia sotto il seno e appoggiandomi alla moto.
"Quel genere di ragazzo, quello adatto a te. Quello che non fuma, non beve, non ha tatuaggi nè dice parolacce... Quello perfetto, con voti alti, una famigliola perfetta, una lavoro o tutte quelle altre cazzate che ogni padre vorrebbe per il ragazzo di sua figlia. Io sono tutto tranne che quello e sinceramente, non ho voglia di fingere di essere qualcun'altro per piacere a persone con le quali se fossi me stesso, mi giudicherebbero senza sapere un cazzo di me, persone come te prima che ci conoscessimo bene"  sbottò. Lo lasciai sfogare, ascoltando tutto quello che aveva da dire e senza mai interromperlo.
"Jas ti stai facendo troppe paranoie " sussurrai sorridente, mettendogli le mani dietro il capo e avvicinando i nostri visi.
Buttò la sigaretta per terra, senza degnarsi di spegnarla, e sospirò, facendo uscire una leggera nuvoletta di fumo grigiastro.
"Fidati, i miei genitori non sono come credi te, certo mio padre magari ti tartasserà un po', ma lo farà solo perchè mi vuole tanto bene e ha paura che io soffra. Mio fratello lo conosci già e beh, diciamo che non gli stai simpatico, ma non ti odia."  mormorai, facendolo sbuffare non appena nominai Theo.
"Tua madre? " chiese ansioso, provocandomi una leggere risata.
"Mia madre ti piacerà credo, è una di quelle madri a cui importa solo la serenità della propria figlia; se io sto bene con te, a lei va bene. Riguardo a Thomas invece, non devi proprio preoccuparti, è solo un bimbo di sei anni molto vivace, non ti darà nessun fastidio " lo rassicurai, avvicinandomi alla sua bocca e premendo le mie labbra sulle sue in un bacio leggero che lui trasformò subito in qualcosa pieno di passione e desiderio, introducendo la lingua.
"Non mi piace il sapore del fumo"  brontolai, staccandomi e facendolo scoppiare a ridere. "Mi spiace, bambolina " ridacchiò, ammiccando e salendo sulla moto. Mi aveva chiamata bambolina, come all'inizio della nostra... Umh, relazione, si, la nostra era ormai una relazione. Incredibile, avevo proprio una relazione con Jason Thompson, quel ragazzo prepotente e odioso che solo un mese e mezzo fa avrei felicemente fatto sparire. Sorrisi a quei ricordi e azzardai.
"Ti andrebbe di conoscere i miei allora, magari domani sera a cena? " fissandolo negli occhi e indossando quell'odioso, ma necessario casco. "Si, va bene " si rassegno, rendendomi felicissima e partendo.



Tu mi porti fuori dai miei incubi.  Wattys2020Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora