Capitolo 37

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MADISON P.O.V.

" Non sappiamo nemmeno se è aperto, insomma come facciamo a entrare? " borbottai appena uscimmo dalla palestra, stringendomi nelle spalle per l'inaspettata aria fredda. Dannata Londra, dannato freddo.
" Basta avere le chiavi e in ogni caso la porta del retro è aperta perchè serviva la cucina per la festa " rispose tranquillo, infilando una mano in tasca e tirandone fuori qualcosa di scintillante sotto la luce. Un mazzo di chiavi. Come faceva ad averle? E come faceva a sapere quelle cose?
" Ho i miei agganci " disse semplicemente, avvicinandosi ad una porta sul retro dell'edificio che non avevo mai visto.
Camminare per i corridoi della scuola deserti e per di più non illuminati era un'esperienza strana; mi spaventava ed eccitava allo stesso tempo.
Jas illuminò con la torcia del telefono la scritta " Classe d'Informatica " a fianco ad una parta e mi rivolse un sorrisetto sghembo mentre la apriva con la chiave.
Quand'era stata l'ultima volta che eravamo stato qui? Forse prima dell'arrivo di Erik.
" Ho sempre sognato scoparti qui dentro " ridacchiò, richiudendo a chiave la porta alle sue spalle e accedendo la luce, ignorai il suo linguaggio volgare e chiesi,
" L'hai mai fatto con qualcuna qua dentro? " non sapendo se volevo sapere veramente la risposta. Si irrigidì per un secondo, scosse la testa e mi sorrise
" Prima volta, Madison " facendomi ricambiare il sorriso. Per qualche strana ragione, ero più tranquilla e sollevata a quel pensiero.
Non aspettò altro e mi afferrò per i fianchi, facendomi avvicinare a lui e baciandomi con passione. Tanta passione.
" Jas ti prego " piagnucolai appena la sua mano si infilò dentro il mio reggiseno e mi stuzzicò uno dei capezzoli, lo volevo e lo volevo adesso.
" Porta pazienza piccola " sussurrò dolcemente, lasciandomi un bacio sul collo e sfilandomi il vestito. Sbuffai impaziente e mi affrettai con il suo smoking, riuscendo finalmente a spogliarlo nonostante lui continuasse a baciarmi, distraendomi.
Mi sollevò e appoggiò su una grossa scrivania, il tutto senza staccare un momento le labbra dal mio corpo. Mi stava baciando ovunque, sulle labbra, sulla mandibola, sul collo, sulla clavicola, sulle spalle e sui seni. Sfiorò il mio tatuaggio con un dito e sorrise, quanto potevo amarlo?
Non avevo mai provato nulla del genere per nessuno.
" Promettimi che ogni volta che guarderai questo inchiostro penserai a me e al fatto che sei mia " sussurrò, incatenando lo sguardo con il mio e incantandomi. Una parte di me voleva dirgli che non mi serviva quel tatuaggio per ricordarmi di lui, ma preferii acconsentire e dirgli quanto lo amassi.
" Non so esattamente perché mi ami, ma sono contento che tu lo faccia " mi confidò, sorridendo timido, e non potei fare a meno di sciogliermi. Come poteva non capire quanto era meraviglioso? Era così facile amarlo.
Gli lasciai una bacio casto sulle labbra e sorrisi quando pescò una bustina quadrata dalla tasca dei pantaloni per terra. Sempre pronto per ogni evenienza, mi piaceva.
Strappò la carta in fretta e srotolò il lattice, avvolgendo tutta la sua lunghezza con un veloce movimento. Che fine aveva fatto la sua pazienza? Probabilmente era andata a farsi fottere insieme al mio buon senso, anche se adesso gli unici che stavano veramente per fottere eravamo io e lui.
Quasi rimasi scandalizzata per la mia battuta interna di cattivo gusto, ma il tocco eccitante di J. mi distrasse decisamente, sfilandomi le mutandine e anche il reggiseno. Gli si dilatarono leggermente le pupille e non riuscii a trattenermi dal togliergli a sua volta i boxer. Mmm era così sexy nella sua nudità, mi sarei mai abituata a tanto splendore? Mi tolse ogni perplessità, entrando in me e facendomi gridare dalla sorpresa.
Sentirlo dentro di me era sempre un' emozione unica, non c'era assolutamente niente di meglio che la sensazione di essere piena di lui. Girò sui fianchi con un ritmo lento e gemetti ad alta voce, contorcendomi sulla cattedra, mentre le sue mani toccavano ogni centimetro del mio corpo e le mie erano puntualmente tra i suoi capelli.
" Darlinston ti fa sentire così? " chiese all'improvviso, senza smettere di muoversi dentro di me lentamente; era una lenta tortura alla ricerca del sacro santo orgasmo. Che cosa? Darlinston?
" No, solo tu " gemetti, ispirando forte e inarcando la schiena.
" Dì. Che. Sei. Mia. " ordinò, alternando ogni parola con una carnale e meravigliosa spinta. Chiusi gli occhi, cercando di gestire quel piacere travolgente, e ringhiai
" Sono tua " sforzandomi di resistere e non cadere nell'oblio del piacere.
" Vieni per me piccola " mi sussurrò all'orecchio, tirandomi leggermente i capelli e facendomi cadere all'indietro la testa. Passò la sua lingua su tutto il collo, mordicchiando e succhiando la pelle, fino ad arrivare al lobo e lo morse, facendomi fremere dal piacere. Un'altra spinta passionale ed esplosi, seguita subito da lui. Ancora una volta ero nuda e con il fiatone, col tempo sarei riuscita a controllarmi un po' di più? Probabilmente no, Jason invece era molto più bravo in questo.
Anni di esperienza, sputò velenosa una vocina nella mia testa, la ignorai e rivolsi un sorriso al bellissimo ragazzo che mi guardava, con un gomito appoggiato alla mia pancia.
" La pettinatura post-coito ti sta da dio " ridacchiò, riferendosi ai miei capelli spettinati, risi anch'io e gli mostrai la linguaccia, come una bimba di cinque anni. Inutile dire, che pure a lui stava d'incanto, come ogni altra pettinatura, ma avevo un debole particolare per i suoi capelli spettinati. Erano così... sexy e ribelli, li adoravo.
La suoneria del suo cellulare interruppe quel momento magico, Jas alzò gli occhi al cielo e uscì da me, per poi sfilarsi il preservativo, buttarlo nel cestino di fronte alla porta e tirare fuori il telefono.
" Chi è? " chiesi curiosa visto che non rispondeva, si strinse nelle spalle e mi mostrò la chiamata. Numero Sconosciuto.
" È il numero di mio fratello, rispondi " borbottai nervosa, riconoscendo le familiari cifre.
Annuì e rispose
" Pronto? Ciao Theo "
" No, non siamo in palestra " merda. Cosa voleva Theo?!
" Siamo andati a fare una passeggiata " disse ancora Jason, innervosendosi. Sicuro come l'oro, mio fratello si stava preoccupando e stava facendo il terzo grado, ma era arrivato leggermente in ritardo e, come gli avevo ripetuto mille volte, non ero più una bambina. " Va bene, va bene, arriviamo " lo liquidò il moro, chiudendo la chiamata e passandomi i miei slip.
" Hanno notato la nostra assenza. Il preside ha quasi finito il suo discorsetto del cazzo e se non ci muoviamo, perdiamo pure l'incoronazione " sbuffò, iniziando a vestirsi, sbuffai anch'io, ma feci quello che aveva detto, cercando di sistemarmi i capelli, anche se i boccoli ormai erano scomparsi.
" Sono a posto? " chiesi nervosa dieci minuti dopo, uscendo dalla porta del retro della scuola. Jas mi guardò velocemente e annuì,
" Sei perfetta piccola ". Lo speravo, non ci tenevo a dare spiegazioni.

Tu mi porti fuori dai miei incubi.  Wattys2020Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora