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Passai l'intera giornata da Pietro, guardammo un film in camera sua, facemmo i compiti, parlammo un po'.
Erano già le 23:30 quando guardai l'orologio sul muro, iniziavo ad essere veramente stanchissima, volevo dormire.
Io: sono stanca, io dormo.
Pietro: bene, lo ha detto anche il dottore che devi riposarti, ora fammi un po di spazio.
Io: come scusa?
Pietro: sei pur sempre in camera mia, dove dovrei andare a dormire, è il mio letto.
Io: pensavo andassi a dormire in un altra stanza, o che avessi una brandina.
Si mise a ridere, e inizia a togliersi la maglia, mi alzo anche se con qualche smorfia dal letto.
Pietro: che pensi di fare?
Io: non dormirò certamente nel tuo stesso letto.
So di essere stata stronza, dopo tutto lui mi ha aiutata, ma se non fosse per lui non sarei in questa situazione.
Lui non risponde, e continua a guardarmi le gambe fasciate, lasciate scoperte dalla felpa, a quanto pare arrivata a casa sua e medicata, mi ha messo una delle sue felpe nere a maniche lunghe, mi arriva solo a metà coscia purtroppo, mentre le bende arrivano fin quasi al ginocchio.
Gli passo in parte, cercando di arrivare alla porta, andrò a dormire sul divano non importa, ma non dormirò con lui, mentre cerco di passargli in parte mi prende per il polso, cercando di essere il più delicato e deciso possibile, quel contatto mi fa sfuggire un piccolo lamento di dolore, oltre che uno strano formicolio, nessuno mi ha mai toccata, tranne Anna, Lorenzo, Sofia e mia nonna, guardo la sua mano sul mio polso, risalgo con lo sguardo fino a che mi trovo a guardare quegli occhi marroni, sono così simili eppure così diversi da quelli di Lorenzo, dentro ci vedo qualcosa, del dolore, dispiacere, felicità e qualcosa che non riesco a comprendere.
Pietro: resta qui con me, solo per stanotte.
Ha un tono delicato, quasi un sussulto, ma che arriva alle mie orecchie come un grido, annuisco dandogli il consenso.
Mi sdraio di nuovo nel letto, io mi metto nella parte attaccata al muro, dopo poco sento il letto piegarsi sotto il peso di Pietro, le luci vengono spente, l'unica fonte luminosa arriva dalla strada, un lampione illumina leggermente la stanza, quel poco da permetterci di guardarci negli occhi, ci osserviamo per un lasso di tempo che mi sembra infinito, finché io non cedo al sonno.

Corri...
Quella voce, quella bellissima voce femminile.
Chi sei?
Corri...
Inizio a correre più veloce che posso.
Hahahahaha...
Ancora quella risata che mi fa venire la pelle d'oca.
Chi sei?
Piccola mia, tu sai chi sono, sai anche cosa voglio...
Lasciami stare.
Corri...
Corro più veloce che posso, l'uomo con la maschera è dietro di me, corre senza fatica.
Non puoi scappare da ciò che sei piccola...
Mi ritrovo all'angolo, l'uomo con la maschera mi ha raggiunta, inizia a sdoppiarsi, da prima diventano due poi tre, quattro e infine cinque, mi hanno chiusa all'angolo, uno di loro si fa avanti.
Tu sai chi siamo piccola, lo sai bene...
Quello che si è fatto avanti alza lentamente la maschera, rivelando infine il suo volto.
No no non può essere.

Mi sveglio, sto piangendo, mi sono alzata in uno scatto, procurandomi così un dolore allucinante allo stomaco e hai fianchi ancora pieni di lividi, Pietro sentendomi si alza a sedere, mi guarda preoccupato.
Pietro: Fra cosa succede? Stai bene?
Io: niente tranquillo sto bene, veramente.

Si vede che non mi crede minimamente, ho gli occhi spalancati in una espressione terrorizzata, le lacrime che mi inondano le guance bagnandomi persino il colletto della felpa e il fiato corto, sento qualcosa di caldo sulle gambe.
Pietro accende la luce e mi guarda, nota il mio sguardo fermo sulle gambe, guarda anche lui è nota le ferite che sanguinano copiosamente, si sono aperte tutte le ferite sulle gambe, Rivoli di sangue iniziano a colare dalle cosce, mi bruciano, questo mi fa sentire meglio, è come se mi calmasse, sento Pietro prendermi in braccio, passandomi un braccio dietro la schiena e uno sotto le ginocchia, mi porta in bagno e mi fa sedere su un mobiletto in parte al lavandino, prende tutto l'occorrente per medicarmi, inizia a togliere la vecchia fasciatura ormai sporca di sangue e la butta, guarda in modo inespressivo le mie ferite, alcune sono veramente larghe e profonde, non parlo, non ci riuscirei neanche se volessi, vedo tutto sfocato per via delle lacrime, ci sono ma è come se non ci fossi in realtà, sono troppo distratta.
Finito con la medicazione Pietro mi ha rimessa nel letto, mi guarda preoccupato, si inginocchia in parte al letto, tengo lo sguardo basso, non ho il coraggio di guardarlo negli occhi, in un giorno la mia vita è peggiorata più di prima.
Non lo credevo possibile, ora sono nella stanza di colui che mi odia, che mi ha fatto passare i peggiori anni della mia vita, lasciandomi infine in balia di quei mostri che lui ha creato, e ora che è tornato e cerca di aiutarmi, mi medica e mi cura e io non ci capisco più nulla, perché ? Perché a me ? Due grandi mani calde mi si poggiano sulle guance, alzo lo sguardo incrociando quegli occhi marroni in cui mi sembra di perdermi, lo sento muovere i pollici, mi asciuga le lacrime che così assorta nei miei pensieri non mi ero accorta di star versando. I suoi occhi sono velati di tristezza, ma sono anche dolci e gentili, non hanno più quella sfumatura di cattiveria che c'era prima, è possibile che una persona cambi così tanto? È possibile che lui sia cambiato?
Pietro: Fra ti prego parlami.
È un sussurro, un suono appena udibile, se non ci fossimo solo noi due nel silenzio più totale mi chiederei se è la mia immaginazione, invece è vero, è tutto vero.
Io: che cosa dovrei dire.
La mia voce è roca è rotta dal pianto.
Pietro: qualsiasi cosa, dimmi che tutto questo non è reale, che sto solo sognando, che in realtà tu sei felice.
Io: non posso dirti queste cose, tu sai che è tutto reale, tu sai.
Le nostre voci sono le uniche cose che si sentono, non una macchina, non una mosca, solo le nostre voci e il rumore dei nostri respiri.
Pietro: mi dispiace è tutta colpa mia.
Gli scende una lacrima, che istintivamente, senza neanche pensare gli asciugo la guancia, sembra riprendersi subito.
Pietro: mi dispiace tanto, se-se vuoi vado via.
Io: n-no resta, non voglio stare qui da sola.
Magari con lui accanto potrebbe andare meglio, è girato di schiena, sembra pronto ad uscire quando le mie parole lo fermano, si irrigidisce per un momento, per poi girarsi verso di me e...

Salvami da me stessaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora