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Arrivo a scuola, come sempre vado al mio solito posto, aspetto Anna e Sofia, mentre aspetto fumo una sigaretta.
Suona la campanella, c'è solo Anna, a quanto pare Sofia stamattina non si sentiva bene.
Faccio una corsa agli armadietti, stavo dimenticando il libro, torno in classe di corsa appena in tempo.
Passano tranquillamente le prime ore, io e Pietro ci ignoriamo, le oche mi guardano male, tutto nella norma.
Arriva l'ora d'italiano, mi sento un po in ansia.
Professore: Pietro e Francesca venite a esporci il vostro lavoro.
Ci alziamo e andiamo davanti a tutta la classe, comincio io, spiego tutto quello che ha fatto Pietro durante l'estate da Lorenzo, pare che non abbia più fatto nuoto nella sua scuola in America, e che non abbia fatto molto in generale.
Tocca a Pietro spiegare, spiega che non ho fatto nulla di speciale, che sono stata a casa con mia nonna ecc...
Christin interrompe Pietro.
Christin:quindi la tua vita é davvero così patetica come sembra.
Si sente tutta la classe ridere, mentre Christin mi guarda con un ghigno strafottente e soddisfatto.
Pietro: smettila Christin, non interrompermi mai più solo per fare la stronza, o finisce male.
Tutta la classe si zittisce, sono tutti a bocca aperta, chi avrebbe mai detto che Pietro avrebbe mai sgridato Christin per difendermi, persino il professore è a bocca aperta.
Professore: b-bene tornate pure al vostro posto 8, Christin per il tuo comportamento ti abbasso il voto da 6 a 5.
Christin: m- ma professore.
Professore: vogliamo  arrivare a 4.
Christin si zittisce immediatamente, e mi lancia una delle sue occhiatacce, ho già capito che dopo faremo i conti, ovvero mi attendono altre botte, ho ancora i lividi di ieri, mi aspetta una bella dose di dolore.
Le ore passano, arriva l'ora di pranzo, mi sono attardata ad andare in mensa, un errore madornale, nel corridoio ormai deserto trovo Christin che mi aspetta, ci sono anche alcuni ragazzi della squadra di nuoto, c'è anche Pietro.
Christin: bene bene guarda un po', c'è quell'obbrobrio di Francesca.
Vedo le sue leccapiedi affiancarmi, mi prendono per le spalle per tenermi ferma, vedo i ragazzi ridere, guardo Pietro, mi guarda dispiaciuto e gira la testa dall'altra parte, sono una scema, solo perché in classe ha sgridato Christin difendendomi, non vuol dire che mi avrebbe aiutata anche adesso, dopo tutto lui è pur sempre uno dei ragazzi più popolari, e io una nullità che per caso si ritrova lui come compagno di banco.
Mi arriva un pugno nello stomaco, proprio dove c'è il livido dei calci di ieri, un altro è un altro ancora, mi accascio a terra, mi arrivano dei calci, sputo sangue.
Pietro: basta Christin così rischi di farle veramente male.
Christin: sta zitto tu, è colpa sua se il professore mi ha abbassato il voto.
Lucas( uno dei nuotatori): che c'è Pietro l'America ti ha rammollito, una volta eri più divertente.
Pietro: io non ho mai preso a pugni nessuno, siete diventati degli animali, basta.
Mi arriva un altro calcio, e sputo un sacco di sangue, continua ad uscirmi sangue dalla bocca, ho paura, non ho mai perso così tanto sangue, inizio a piangere, non posso permettermi di piangere davanti a loro, ma le lacrime sfuggono al mio controllo, continua ad uscire sangue, si sono aperti anche i tagli sui polsi e sulle gambe, sporcando i jeans e la felpa, sto perdendo tantissimo sangue, ho paura, vedo sfocato, sto per svenire.
Pietro: Christin basta, hai esagerato, ora basta, vattene via, non parlarmi mai più, sei solo una troia, meriteresti di essere trattata allo stesso modo, ti piacerebbe?. Mi fai schifo, non pensare neanche per un secondo che io mi possa mai innamorare di una come te, cattiva, marcia dentro, sei marcia dentro Christin, lo sei sempre stata e sempre lo sarai.
È tutto quello che riesco a sentire prima di perdere i sensi.

Corri...
Ancora quella voce, è così bella.
Corri...
Inizio a correre più veloce che riesco.
Respira piccola, respira...
Perché mi sta dicendo di respirare?
Sento qualcosa di caldo avvolgermi.
Respira, ti prego non lasciarmi, sono un coglione...
La voce è diversa, è gentile, preoccupata, non è più quella calda voce femminile, è più roca, una voce maschile.
Non abbandonarmi, andrà tutto bene te lo giuro...
Vorrei sapere chi è, la voce è così familiare, ma non la riconosco,
Ti prego, senza di te non saprei come fare, sono un deficiente...
Perché? Riesco solo a pensare perché?.
Buio, non sento più nessuna voce, non vedo nulla, sono in una stanza buia, che succede.

Apro gli occhi, mi fa male tutto, vedo tutto sfocato, sono in una stanza, ma non è la mia, le pareti bianche, ci sono appese delle foto, una mensola con molti trofei, dove sono?.
Inizio a mettere a fuoco, sono nella stanza di Pietro, la porta è semi aperta, sento delle voci.
Pietro: come sta ?.
X: non bene Pietro, ha subito gravi danni alla parete dello stomaco, e in più tutti quei tagli.
Sospira prima di riprendere a parlare.
X: Dovresti portarla in ospedale, lì ci sono medici qualificati, potrebbero aiutarla con il suo problema.
Pietro: non la lascerò mai in mano a quei medici, aspettano solo qualcun altro da rinchiudere, la giudicherebbero pazza, e la internerebbero, non posso permetterlo.
X: ci conosciamo da tanto Pietro, e ti ho restituito un favore, ma tu sai qual è la cosa giusta da fare, è pericolosa per se stessa, e tu lo sai.
Pietro: Andre, promettimi che non parlerai a nessuno di questa storia.
Andre: Pietro sarebbe meglio...
Pietro: promettimelo Andre, sulla nostra amicizia.
Andre: mm va bene te lo prometto, ma tu faresti meglio a tenerla doccio d'ora in poi, ed è meglio se chiami anche Lore, dovrebbe esserne informato.
Pietro: no Lore non deve saperne nulla, tornerebbe di corsa qui, ed è l'ultima cosa di qui lei ha bisogno.
Andre: non sono d'accordo penso che le farebbe bene rivederlo, in più Pietro se lui è....
Mi sfugge un lamento, i due si zittiscono subito, no cavolo, volevo sapere, Lore è... Cosa? Devo saperlo.
Pietro entra in stanza, seguito dal medico.
Pietro: fra come ti senti.
Io: bene, ora però devo tornare a casa, se non torno subito mia nonna inizierà a preoccuparsi.
Pietro: tranquilla ho già avvisato tua nonna, le ho detto che dobbiamo fare un'altro progetto, e che ti saresti fermata da me, le ho detto anche che se fa troppo tardi ti puoi fermare da me a dormire.
Lo guardò come si guarda un alieno, da quando è così gentile.
Andrea come penso di aver capito che si chiami, si schiarisce la voce attirando l'attenzione di entrambi.
Andrea: Francesca, ti ho medicato le ferite, hai perso una quantità non indifferente di sangue, e ora dovresti stare a riposo, ti ho fasciato anche le braccia e le gambe, e per i tagli, penso che tu abbia un gatto abbastanza, come dire problematico, ma dal giusto veterinario, tutti i problemi si possono risolvere ok?.
Ha usato la scusa che tutti gli autolesionisti usano, il gatto, e parlando del gatto mi ha consigliato di andare da uno psicologo.
Pietro guarda male il suo amico, che guardando l'orologio usa la scusa che è tardi per filarsela.

Salvami da me stessaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora