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Tornai a casa a piedi come sempre, zoppicando e trattenendo le lacrime, non voglio piangere, non devo piangere, non posso piangere devo essere forte, mi ripeto queste parole tutti i giorni.
Arrivo a casa, corro in camera e prendo il mio diario, scrivo tutto quello che è successo e come sempre gli chiedo scusa, ma le scuse non sono rivolte al diario, sono rivolte a Sofia ad Anna e a me stessa per quello che sto per farmi, vado in bagno e tirò fuori la mia amata lametta. Ho dei mostri dentro che gridano, mi fanno impazzire, mi insultano, mi mostrano i ricordi peggiori del mio passato, non c'è la faccio, so cosa vogliono, so come farli stare zitti. Inizio a incidermi i polsi, li faccio sanguinare, mi faccio del male, mi scende una lacrima, la asciugo rabbiosamente, non posso piangere, piangere e da deboli, non posso mostrarmi ancora più debole, mi passò ancora e ancora la lametta, sulle braccia, sulle gambe, fin quando iniziò a sentirmi meglio. I mostri non urlano più, il dolore mentale non c'è più, è stato sostituito dal dolore fisico, mi schiaccio il fianco, schiaccio i lividi che si stanno formando dove sono stata presa a calci, fanno male ma meglio questo che i mostri, il dolore mi causa un conato di vomito, mi inginocchio davanti al water e vomito, vomito quel poco che ho mangiato a pranzo misto a sangue. Una volta finito mi medico le ferite e mi preparo per andare da Pietro, ho messo la felpa con le maniche più lunghe che ho, prima di uscire mi guardo allo specchio, non si nota nulla, meglio.
Arrivo a casa di Pietro, sono un po' agitata, suono il campanello e subito mi apre Laura, la madre dei due fratellastri, mi abbraccia subito, non la vedevo da molto, da quando io e Lorenzo non stiamo più insieme, mi sta facendo malissimo per via dei lividi sui fianchi, ma faccio finta di niente, mi mancava è stata una seconda madre per me sempre gentile e disponibile, nonostante tutto, mi spiace non averla più vista.
Laura: cara sei bellissima, vieni entra Pietro e su in camera sua ti ricordi ancora dove è? E la stessa di quando eravate piccoli.
Dopo averla ringraziata salgo le scale e seguo il corridoio, mi ritrovo davanti alla sua porta che è chiusa, si sente "Liar Liar versione Nightcore " rimbombare all'interno, mi cade lo sguardo sulla porta infondo all'altro corridoio, c'è ancora attaccato sulla porta quello stupido disegno che gli ho fatto all elementari, doveva rappresentare me e lui e Pietro a giocare nel parco tutti insieme, quando ci divertivamo ancora tutti insieme.
Sospiro e mi decido a bussare, ricevuto il permesso di entrare trovo Pietro disteso sul letto a scrivere con qualcuno dal cellulare, appena si accorge che sono io si alza di scatto e mi raggiunge.
Pietro: bene mettiamoci all'opera, da dove cominciamo?
Io : potremmo iniziare a dire dove siamo stati, se siamo andati in città diverse, poi raccontare un po' come erano ecc... Che ne dici ?
Pietro : d'accordo.
Dopo più di due ore e mezza di lavoro, finiamo, ora siamo pronti all'interrogazione del professore.
Guardo l'ora sul telefono, cavolo è già tardi, e fuori si sta già facendo buio.
Io: devo andare ciao
Pietro: aspetta ti do un passaggio io fino a casa
Io: grazie
Da quando Pietro è cosi gentile?, va bhe scendiamo le scale e saluto Laura, salgo con qualche difficolta in macchina, è troppo alta per me, sento Pietro ridacchiare.
Io: ma che ti ridi
Pietro: scusa ma non ho potuto resistere, era troppo comica la scena
Ridacchio leggermente anche io, con la coda dell'occhio vedo Pietro sorridere, opsss beccata.
Arrivati davanti a casa lo ringrazio e lo saluto.
Sono in camera la musica talmente alta da potermi spaccare i timpani, i pensieri confusi, i mostri che ridono, sto male ancora, sono stufa. Scrivo sul mio diario tutto quello che sento tutto quello che provo, ma non aiuta, prendo la lametta, me la rigiro tra le dita, sto sempre peggio, mi faccio un taglio, un altro, mi taglio in orizzontale, voglio sentire dolore, zittire i mostri non uccidermi, sto sempre più male, i mostri sono sempre più cattivi e io sempre più debole, ma non voglio suicidarmi non ancora, voglio provare, voglio lottare ancora.
Mi addormento sul freddo pavimento della mia stanza, la lametta ancora in mano e i pensieri che ancora mi tormentano, inizio a sognare, ma non sono sogni sono incubi.

Corri....
Un sussurro, una voce femminile delicata, un filo di voce quasi inudubile.
Corri...
Il nero mi circonda, dietro di me un uomo, con una maschera bianca con un sorriso.
Corri...
Inizio a correre, sempre più veloce, ci metto tutta me stessa, come se ne valesse la mia vita.
Hahahaha
Una risata, non è la voce di prima, questa è una risata maschile, una risata carica d'odio e di cattiveria.
Non puoi scappare da ciò che sei...
Ancora quella voce maschile.
Cosa vuoi da me vattene.
Inizio ad urlare.
Tu sai chi sono, tu sai cosa voglio, vieni da me piccola...
La voce è sempre più vicina, è come se mi fosse in parte.
Corri...
Ancora quella voce femminile, sono stremata non c'è la faccio più, arrivò ad un angolo, è come se fossi in una stanza, e sono all'angolo, l'uomo mi compare di fronte, si sdoppia diventano due poi tre, quattro, cinque, tutti uguali, ho paura,mi stringono all'angolo, mi siedo strisciando contro il muro.
Svegliati...
Inizio a piangere.
Non so come fare. Rispondo alla voce femminile che mi sta sussurrando di svegliarmi.
Apri gli occhi...
Non ci riesco.
Svegliati...
Piango e mi dimeno, gli uomini si avvicinano, sono praticamente sopra di me.
Svegliati...
Un calcio, un pugno, un altro calcio e poi un altro ancora.
SVEGLIATI...
La voce grida, chiudo gli occhi stremata.

Drinnnnn, mi sveglio di colpo, ho le guance bagnate, la fronte sudata, cosa succede, dove sono, inizio a riprendermi, sono nella mia camera, mi sono addormentata all'angolo, la lametta ancora sporca in parte a me, è stato solo un sogno, solo un incubo, mi asciugo le lacrime e inizio a prepararmi per la scuola.

Salvami da me stessaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora