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E notai subito le occhiatacce di Christin e degli altri, Pietro seguendo il mio sguardo notò il gruppo.
Mi prese per mano, lo guardai, il suo sguardo era caldo e rassicurante come per dire " ci sono io qui".
Entrammo a testa alta percorrendo tutto il giardino, vidi le mie amiche guardarmi incredule, ma proseguì verso il corridoio, facendo cenno alle due che gli avrei spiegato tutto dopo, annuirono e io entrai nella struttura.
Pietro non mi mollò un secondo, mi accompagnò all'armadietto, mi portò al suo, e infine andammo in classe.
La mattinata passo tranquilla, a ricreazione Christin non diede problemi per fortuna, ma cantai vittoria troppo presto.
Ultima ora, laboratorio di cucito. A sentire i professori dovevamo imparare a fare qualcosa, fin qui nessun problema finché.
Prof:" ragazzi per cucire dovete togliervi le felpe, e per chi ha le maglie a maniche lunghe, arrotoli le maniche fino al gomito"
Guardai Pietro spaventata, tutti avrebbero visto, lui notando il mio sguardo preoccupato mi posò una mano sulla spalla e mi rassicurò, mi tolsi la felpa rimanendo con la maglietta a maniche corte di Lorenzo, le cicatrici si vedevano, pure troppo.
Poco dopo di me anche Pietro si tolse la felpa, notai che allungando le braccia per posare la felpa, anche lui aveva delle grosse cicatrici sul polso.
Gli bloccai il polso destro, tenendolo tra le mie piccole mani, passai un dito su una ferita piuttosto profonda alla base del polso, lo sentì rabbrividire al mio tocco.
La ferita sembra recente, alzai lo sguardo verso di lui, ma lui lo tenne basso, mi avvicinai a lui, e gli presi il volto fra le mani, chissene frega degli altri pensai.
Vedendomi così vicina a lui, con le mie mani sulle sue guance si girò, guardandomi finalmente negli occhi, ci abbracciammo, fu uno di quegli abbracci che ti vengono dal cuore, ci staccammo poco dopo, tenendo sempre gli occhi fissi su quelli dell'altro.
Finché il professore iniziando la lezione ci interrompe. Spiegò cosa dovevamo fare e ci mise a coppie, io con Pietro, dopo poco che la lezione era iniziata il professore inizio a passare tra i banchi per vedere il lavoro, quando si avvicinò a me a Pietro, si pietrifico.
Io avevo il braccio allungato verso Pietro per dargli un paio di forbici, aveva anche lui il braccio teso per prenderle. Non avevamo notato il professore, così lui noto le nostre cicatrici, ci prese e ci portò fuori dalla classe, inizio ad urlare furibondo, io spaventata strinsi la mano a Pietro.
Prof:" deficienti, pensate sia divertente, che sia un gioco, cos'è vi divertite? Ora vi portò in presidenza, e chiameremo le vostre famiglie"
Guardai Pietro terrorizzata, se avessero chiamato mia nonna per dirle che sono autolesionista, sarebbe morta sul colpo poveretta.
Pietro:" professore lei non c'entra nulla in questa storia, è colpa mia. Solo e soltanto mia"
Non aveva tutti i torti però non volevo andasse da solo.
Io:" professore la prego non può chiamare i nostri genitori, né morirebbero, la prego"
Lo stavo implorando, tenendo lo sguardo fisso su di lui e stringendo fortissimo la mano di Pietro.
Prof:" no signorina, non posso passarci sopra così facilmente, ora seguitemi, questa è una cosa seria"
Percorremmo tutto il corridoio, il silenzio era spezzato solo dal rumore dei nostri passi, ad ogni passo che ci avvicinava alla presidenza il mio cuore batteva più forte, sono convinta che nel più totale silenzio si sarebbe potuto tranquillamente sentire, notai che anche Pietro era molto nervoso.
Arrivammo di fronte alla presidenza, il professore bussò, e subito ricevemmo il permesso di entrare, il professore entro per primo e noi due subito dietro.
Preside:" ho professore come mai qui"
Il preside aveva alzato appena lo sguardo, notando solo il professore, non aveva ancora rialzato lo sguardo dalle carte sulla scrivania, così non ci noto.
Prof:" vede preside, le ho portato questi due studenti, perché ho scoperto una cosa molto grave, una cosa che non potevo e che non va ignorata"
Al tono serio del professore il preside posò la penna, alzo lo sguardo dalle sue scartoffie e ci guardò, con un gesto della mano invito me e Pietro a sederci di fronte a lui, ci sedemmo mentre il professore rimase alle nostre spalle in piedi.
Preside:" mi dica professore cosa succede"
Il suo tono era calmo e pacato, il professore allora fece un passo avanti, ritrovandosi affianco alla mia sedia, mi prese il braccio e lo allungo verso il preside.
Il braccio destro non era più fasciato, mentre il sinistro aveva ancora le bende.
Il professore prese anche il braccio di Pietro, allungandolo e facendo vedere al preside anche le sue cicatrici.
Il preside fece una faccia sconvolta, alzo lo sguardo dalle nostre braccia e lo puntò su di noi.
Preside:" cos'è uno scherzo di cattivo gusto questo"
Pietro:" no preside, non è uno scherzo"
Il preside furibondo si alzò dalla sedia, e fece alzare anche noi.
Prese il microfono in mano, il microfono era collegato agli auto parlanti di tutta la scuola.
Preside:" ragazzi, visto una recente scoperta, che non può essere ignorata ora tutti i ragazzi dovranno farsi trovare in aula magna"
Che cosa aveva in mente di fare??
Disse al professore ancora in parte a me di andare ad avvisare l'infermeria, controllo generale.
Voleva controllare tutti gli studenti, voleva portarli in infermeria e farci controllare.
Avevo paura, strinsi di nuovo la mano di Pietro.
Il preside uscì dal suo ufficio, con noi al seguito, ci ritrovammo in aula magna, il preside ci mando a sedere con gli altri, per fortuna prima di uscire Pietro senza farsi vedere aveva preso le felpe, così c'è le rimettemmo.
Dopo aver comunicato le sue intenzioni il preside fece uscire tutte le classi in modo ordinato dal l'aula, rispedì tutti in classe comunicando che avrebbe chiamato lui le classi, e che gli studenti avrebbero dovuto mettersi fuori dall'infermeria in fila indiana aspettando il loro turno.
L'attesa, la cosa più brutta, era colpa mia, se fossi stata più attenta non sarebbe successo nulla, perché dovevo essere così stupida.
Classi 5^
Il preside chiamo entrambe le quinte, uscimmo e ci mettemmo in fila, prima la mia classe, poi quella di Anna e Sofia, le vidi, mi guardavano preoccupate e curiose, ma prima che potessero domandarmi qualunque cosa mi girai.
La porta dell'infermeria si aprì, rivelando una donna sui 40 anni con i capelli biondi e super truccata, con un sorriso finto in volto.
Pietro era proprio dietro di me.
I  prossimi due avanti, due infermiere, due ragazzi a turno, io e Pietro entrammo e...

Salvami da me stessaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora