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X:" venga all'ospedale, terzo piano stanza C, chieda di Claidio Wilton"
Corsi di nuovo giù come un fulmine, presi alla veloce il braccio di Pietro e di Lorenzo, e senza lasciargli il tempo di parlare li misi in macchina.
Pietro:" Fra calmati, che succede"
Io:" ora non c'è tempo, metti in moto la macchina e parti"
Pietro:" se magari mi dicessi dove cavolo devo andare"
Io:" all'ospedale subito"
Lore:" Fra tutto bene?"
Io:" si ora andiamo"
Partimmo, per tutto il viaggio i due fratelli mi lanciarono occhiate preoccupate. Penseranno che che sono uscita di testa, ma non mi importa.
Arrivammo all'ospedale, e io scesi così velocemente, che non ero neanche certa che la macchina si fosse completamente fermata, cercai di correre verso l'entrata quando qualcuno mi prese per il polso.
Lore:" Fra ti prego mi stai facendo paura, calmati e dimmi che succede"
Scossi violentemente la testa, mentre dietro Lorenzo ancora in parte alla macchina vidi Pietro al telefono.
Lore:" ti puoi fidare di me, ti prego, dimmi che sta succedendo"
Io:" non lo, non lo so cosa sta succedendo, so solo che devo entrare al più presto"
Dissi con voce isterica e urlando un tantino, la gente mi guardava come se fossi pazza.
Lore:" come fai a non sapere che sta succedendo, cazzo fra ci hai praticamente caricati di peso in macchina e obbligati a venire qua, e non sai dirmi il cazzo di motivo"
Pietro:" Fra, ma che ti prende"
Io:" cosa prende a me ? Cosa prende a voi, io devo entrare e voi siete qui a trattenermi"
Lore:" siamo solo preoccupati per te"
Io:" non mi serve qualcuno che si preoccupi per me, mi serve qualcuno che mi capisca"
I due fratelli sembrarono feriti dalle mie parole, ma non mi importava in quel momento, dovevo  entrare.
Una macchia arrivo velocemente in parte a noi, si aprì la portiera e Stefano scese in fretta.
Ste:" Fra stai bene che succede"
Io:" dopo, ora devo entrare per favore"
Ste:" è importante per te?"
Io:" moltissimo"
Mi prese per mano e mi guardò negli occhi.
Ste:" allora corriamo"
Mi si illuminarono gli occhi.
Iniziarono a correre, fino al piano indicato, mi precipitai nella stanza.
E vidi l'unica scena che speravo di non vedere mai in tutta la mia vita.
Mia nonna collegata a delle macchine, con un tubo in gola, ferma immobile su un letto d'ospedale.
Mi senti morire, le gambe mi cedettero, ma Stefano mi sostenne, un fiume di lacrime scese dai miei occhi, e violenti singhiozzi mi scossero da capo a piedi.
Stefano mi stava accarezzando i capelli, e tenendo stretta a se.
Ste:" andrà tutto bene, ci sono qui io tranquilla"
X:" salve lei è Francesca"
Alzai la testa e vidi un uomo sulla sessantina, con i capelli bianchi e le rughe, con un camice bianco.
Io:"s-si s-sono i-io"
X:" sono il dottor Claudio, l'uomo con cui a parlato al telefono poco fa"
Io:" c-che è s-suc-cesso?"
Claudio:" forse è meglio se andiamo nel mio ufficio venga"
Stefano mi prese per mano, e insieme seguimmo il dottore per un lungo corridoio bianco, era pieno di stanze, di macchinari e di persone.
Arrivammo davanti a una porta di legno scuro, con una targhetta, inciso sopra c'era scritto.
Dottor. Claudio Wilton
Primario di Terapia intensiva.

Entrammo, e ci sedemmo sulle due poltroncine di fronte alla scrivania.
Claudio:" vede sua nonna era molto malata, aveva un cancro molto aggressivo, già al quarto stadio con metastasi, l'altro giorno è venuta per una visita, e vede non è semplice"
Io:" perché parla di lei al passato"
Claudio:" come scusi"
Io:" è nel lettino, respira ed è... Il suo cuore batte, perché parla al passato"
Claudio:" si sua nonna è viva, ma solo grazie hai nostri macchinari, se la scollegassi, non sarebbe in grado di respiro da sola, vede a sua nonna è scoppiata una vena nella testa, ed ora è stata dichiarata la morte celebrale"
Io:" ch-che vuol dire scusi"
Claudio:" che è come se fosse morta, l'abbiamo chiamata perché è stato il suo ultimo desiderio, anche se parlava del cancro abbiamo deciso di farlo lo stesso anche con la morte celebrale"
Io:" q-quindi adesso che fate, la potete operare vero"
Sapevo di star vaneggiando, le lacrime mi stavano già bagnando le guance, so cosa devono fare, ma non riesco ad accettarlo.
Claudio:" non è operabile, non si può fare niente con la morte celebrale, mi dispiace molto, ora se vuole può salutarla, poi verranno tolti i tubi e tutti i macchinari.
Io:" n-no non potete, e-e se si risvegliasse"
Claudio:" non è possibile, mi spiace"
Mi alzai e uscì fuori, tornando nella stanza, mi inginocchiai in parte al letto di mia nonna piangendo.
Io:" nonna ti prego, svegliati, non puoi lasciarmi, non puoi, come farò io senza di te, sei l'unica che mi rimane, non lasciarmi, torna da me, ti prego"
Le ultime parole erano un sussurro disperato, i singhiozzi erano violenti, e le lacrime non mi permettevano di vedere nulla.
Entrarono le infermiere, e iniziarono a togliere tutti i macchinari.
Vidi quel macchinario per i battiti cardiaci, lo vidi togliermi l'ultima persona a me cara.
I singhiozzi sono così forti che non riesco a respirare, le lacrime non smettono di scendere, mi portò le ginocchia al petto e le stingo.
Mi sta venendo un attacco di panico, non riesco a respirare, mi sento svenire.
Una figura mi si avvicina, è sfocata, e non riesco a capire chi sia, finché non si siede in parte a me, il suo profumo mi investe, e lo riconosco.
Mi abbraccia e mi fa posare la testa sul suo petto, il suo profumo, e il battito del suo cuore mi calma, anche se sono ancora piuttosto sconvolta.
Io:" lei n-non c'è, non c'è più, ora sono sola, definitivamente sola, mi ha abbandonata, anche lei come i miei genitori, perché sta succedendo tutto questo a me"
Dissi alzando la testa e puntando gli occhi nei suoi.

Salvami da me stessaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora