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E seguimmo l'infermiera, a me toccò la bionda, mentre l'altra infermiera, una donna sui 30 anni dai capelli marroni molto carina, prese Pietro, se lo stava già mangiando con gli occhi.
Presi la mano di Pietro, non volevo restare da sola con quella donna, le due infermiere si scambiarono uno sguardo scocciato.
Pietro:" tranquilla sono proprio qui, dietro la tenda, non andrò lontano promesso"
Annui, e lasciai la sua mano, l'infermiera subito mi conficcò le unghie finte nel braccio, per poco non mi scappo un gemito di dolore, proprio sulle ferite cazzo.
Mi portò dal suo lato della stanza, la stanza era divisa solo da una tenda, dall'altra parte sentivo Pietro spogliarsi, e l'infermiera parlare.
Infermiera:" bene cara togliamoci un po di strati forza, via la felpa la maglia e i pantaloni, su su"
Mi tolsi la felpa, lasciando le braccia scoperte, levai la maglia restando in reggiseno, tolsi anche i pantaloni, anche se con molta più delicatezza visto le bende.
Vidi l'infermiera sbiancare.
Infermiera:" Marta, Marta vieni subito qui"
L'altra infermiera apri di scatto la tenda, lasciando che Pietro mi vedesse, e che io vedessi lui.
Mi vennero le lacrime agli occhi, aveva le cicatrici sulle braccia proprio come me e anche sulle gambe, ma perché, perché si stava facendo del male, lui il ragazzo più popolare della scuola, il più invidiato e amato, perché?.
Mi resi conto che anche lui mi stava fissando le gambe e le braccia, mi vergognavo un po' ad essere quasi nuda sotto il suo sguardo.
Le due infermiere tirarono fuori una macchina fotografica, che volevano fare?
Ci fotografarono le braccia, sbendarono le mie gambe, per poco una non vomito alla vista di quei tagli giganteschi è ancora aperti, fotografarono anche le gambe, e a me fotografarono anche la pancia, con ancora i lividi evidenti e giganti.
Ci fecero rivestire e ci diedero un cartellino a testa.

Aula 24
Paziente 15
Femmina

Io e Pietro guardammo i nostri biglietti in modo interrogativo.
Infermiere:" dovete uscire da quella porta e andare all'aula scritta sul foglio"
Indicarono un altra porta, diversa da quella da dove siamo entrati.
Uscimmo dalla porta, che ci portò in un corridoio, cercammo l'aula, alla fine la trovammo.

Aula 24
Professor Daniele B.
Psicologo

Io e Pietro ci guardammo, per poi bussare alla porta.
Psicologo:" avanti"
Entrammo un po' titubanti, e ci trovammo in un'aula abbastanza grande, c'erano delle sedie disposte in circolo, sembra il circolo degli alcolisti anonimi pensai, guardai Pietro in parte a me, notando che aveva la mia stessa espressione.
Psicologo:" bene ragazzi benvenuti, prendete una sedia e unitevi al cerchio"
Disse guardando il suo iPad, notammo che nel gruppo c'erano già 13 ragazzi.
Prendemmo le nostre sedie e ci mettemmo di fronte al professore, i due ragazzi si spostarono con le sedie più indietro, lasciandoci il posto e allargando ancora di più il cerchio, passarono ancora un paio di minuti di silenzio.
Bussarono alla porta, e entrò un'altra ragazza.
Una volta che anche lei si unì al cerchio lo psicologo si alzò in piedi, attirando l'attenzione di tutti.
Psicologo:" bene ragazzi, io sono il Professor Daniele, psicologo della scuola, sapete perché siete qui?"
Nessuno parlò.
Psicologo:" siete qui perché sono stati trovati segni di autolesionismo sul vostro corpo, c'è chi a segni più gravi e chi meno gravi"
Disse guardando me e Pietro.
Psicologo:" bene visto che nessuno parla, vi farò parlare io, iniziamo con un giro di nomi, dell'anno scolastico e del perché vi state facendo questo, inizia tu"
Disse guardando una ragazzina alla sua destra.
X:" sono Martina, faccio la 1^ e mi faccio questo perché io e il mio ragazzo ci siamo lasciati, perché ho scoperto che lui mi ha tradito con la mia migliore amica"
Psicologo:" un applauso a Martina"
Facemmo tutti un applauso, solo a me sembra ridicola questa cosa??
X:" sono Gabriele, faccio la 3^ e mi faccio questo perché i miei stanno divorziando, è mio fratello non mi parla più da 1 anno"
Altri applausi.
X:" sono Giacomo, faccio la 2^, e mi faccio questo perché mia nonna è in ospedale e mia mamma e mio papà stanno per divorziare"
X:" sono Claudia faccio la 4^ e mi faccio questo perché mi sono trasferita da poco, non ho amici e i miei genitori litigano ogni notte, e da poco sono morti i miei nonni"
È il mio turno, ma non mi sono ancora alzata in piedi per parlare, tutti mi fissano.
Psicologo:" è il tuo turno forza"
Mi alzo in piedi
io:" mi sembra una cazzata"
Tutti sono in silenzio e mi fissano, lo psicologo alza un sopracciglio in modo interrogativo, e in modo tranquillo mi chiede.
Psicologo:" perché pensi che sia una cazzata?"
Io:" perché non ha senso, come può aiutarci alzarci e dire queste cazzate, ognuno ha i propri motivi, e io di certo non ho intenzione di far sapere a tutti i miei"
Psicologo:" non è vero che non aiuta, qui può farti nuovi amici, persone che possono comprenderti e aiutarti, ma se non sappiamo cosa ti affligge come puoi sperare di essere aiutata"
Io:" non ho mai chiesto il suo aiuto ne quello degli altri, poi loro non sanno un cazzo, loro si tagliano per motivi senza senso, cose inutili, nessuno di loro capisce cos'è la vera sofferenza, loro non potranno mai capirmi, e io non ho alcuna intenzione di farmi aiutare da ragazzini stupidi, che si tagliano per delle cazzate"
Sbottai, persi le staffe e urlai tutto quello che pensavo, molti mi guardavano con odio, mentre lo psicologo era tranquillo, impassibile alla mia sfuriata.
Psicologo:" è tu sai cos'è la vera sofferenza? A differenza loro tu sai cosa sia ? L'hai provata, per parlare così, è come puoi dire che i loro sono motivi stupidi, ognuno vive le cose a modo proprio, le percepisce a modo proprio, non sono tutti forti allo stesso modo"
Io:" come ho detto prima, non ho intenzione di dire a lei la mia storia, e loro, loro dovrebbero solo smettere di frignarsi addosso e ringraziare per quello che ancora hanno"
Mi girai, mi avviai verso la porta quando la voce di quel l'uomo mi fermo.
Psicologo:"dev'essere dura perdere i genitori vero, dev'essere dura vederli morire davanti hai proprio occhi, senza poter fare nulla per loro, pensare che è solo colpa tua se sono morti, che tu non hai potuto fare niente, se non guardarli esalare l'ultimo respiro, pensare che eri solo una bimba di cinque anni, una stupida bimba paralizzata dalla paura, incapace di muoversi o di fare qualunque cosa, orribile vero"
Mi girai, gli occhi sgranati, calde lacrime scendono dai miei occhi.

Salvami da me stessaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora