Il senso di ogni cosa che c'è.Cap 3

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-Io, papà, non lo mollo - replicò Anita, stringendosi ancora di più tra le braccia paterne - Mi è mancato troppo -

Fabrizio sorrise e, posando una mano sulla schiena della figlia, mormorò al suo orecchio: -Mi sei mancata tanto anche te, cucciola -

Mentre aspettavano l'ora di cena, i due pargoli non si fecero scappare l'occasione di stare con il padre: l'aiutarono a disfare le valigie per poi iniziare a riempirlo di domande a cui l'uomo rispose con piacere finché non vennero chiamati da Giulia.

Dopo cena, i quattro si sistemarono sul divano a guardare un film. Fabrizio era disteso su di un fianco mentre teneva tra le braccia la piccola di casa e appoggiava la testa sulle ginocchia della compagna; Libero, invece, era seduto sul tappetto, anche se di controvoglia e il suo volto era imbronciato mentre si appoggiava con la schiena al divano. Anche lui avrebbe voluto stare vicino al padre.Giada, dal canto suo, trovava confortante quella posizione: poteva accarezzare i capelli del suo uomo e dargli un bacetto di tanto in tanto.

Il film era ormai quasi alla fine quando la donna decise di controllare i membri della propria famiglia e sorrise intenerita. Fabrizio aveva ceduto alla stanchezza del viaggio e anche i due piccoli di casa si erano addormentati: Anita con la testa appoggiata al petto del padre e con una manina che stringeva un lembo della maglietta del genitore mentre Libero, invece, teneva la testa conto il divano e con una mano stringeva la mano paterna. Erano davvero un bel quadretto e alla donna dispiacque molto doverlo rovinare.

Facendo piano per non svegliare il compagno, si mise in piedi e prese in braccio il primogenito. Dovette ammettere che cominciava a pesare. Il piccolo si limitò a mugugnare qualcosa per poi circondare il collo della madre con le braccia, continuando a dormire tranquillo. Prima di portarlo in camera, Giada lanciò un'ultima occhiata agli altri due: padre e figlia erano immersi nel sonno più totale.

Aveva appena rimboccato le coperte a Libero quando si sentì circondare i fianchi da due braccia che conosceva molto bene. Il profumo del suo amore gli inebriò i sensi e si abbandonò contro quel petto così caldo, sentendosi immediatamente protetta, Poteva sentire il suo respiro caldo contro il collo e dei brividi gli percorsero il corpo. Gli era decisamente mancato.

- Scusa non volevo svegliarti -

-Tranquilla. Avrei dovuto svegliarmi lo stesso - la rassicurò - Il divano non è il posto più adatto per fare una dormita -

- Già, Andiamo a letto? - domandò lei, girandosi nell'abbraccio per incrociare gli occhi scuri e profondi dell'altro.

La mattina successiva trovò i due teneramente abbracciati sul letto. Giada si trovava con la testa appoggiata alla spalla del compagno che la stringeva a sé, in un gesto protettivo. Peccato che quella pace era destinata a durar poco.

L'uragano Libero, anche se ancora mezzo assonnato, si era fiondato nella camera dei genitori per poi piombare sul loro letto urlando: - Mamma! Papà! Svegliatevi, è mattina! -

I due adulti si mossero appena, senza però svegliarsi. Deluso, il bambino prese a saltellare sul letto continuando a ripetere: - Mamma! Papà! Svegliatevi, è mattina! -

Finalmente ottenne una reazione una reazione. La prima ad aprire gli occhi fu la donna che disse: - Fai piano, amore. Altrimenti sveglierai tuo padre -

- Ma papà è già sveglio - ribatté il figlio, girandosi verso il padre.

Giada fece lo stesso e trovò l'uomo con gli occhi dischiusi, ancora nel mondo nel sonno.

- Amore, perché non vai a chiamare tua sorella e andate in cucina? Io e papà arriviamo - propose, ottenendo un cenno affermativo dal figlio che si fiondò fuori dalla camera.

Appena furono soli, la donna si voltò verso Fabrizio e, dopo avergli augurato il buongiorno, gli diede un bacio.

-Giorno - rispose lui, quando si staccarono e con voce impastata.

- Fai pure con calma. Io vado a preparare la colazione -

I due si scambiarono un ultimo bacio e poi Giada si alzò, venendo seguita in ogni suo movimento dagli occhi dischiusi del compagno. Sbadigliando, si voltò dalla parte della donna e appoggiò la testa sul cuscino di lei. Era ancora presente il suo profumo e questo gli ricordò ancora una volta di quanto fosse stato fortunato. Aveva una donna splendida, un figlio che, anche se era una peste, adorava e poi c'era...

-Papà vieni? - ecco che fece la sua comparsa sulla soglia della porta la sua piccolina, la sua principessa.

- Arrivo, piccola - mormorò il cantante - Però ho bisogno del bacio del buongiorno per svegliarmi. Sai chi potrebbe darmelo? -

La bambina ci pensò un attimo prima di correre e saltare sul letto dei genitori. - Si. Io! - esclamò raggiante, avvicinandosi al padre.

Quest'ultimo, dopo essersi messo a sedere, la rinchiuse tra le sue braccia e lei si accoccolò meglio tra di esse. Questo dopo aver dato un bacino al padre.

-Non è giusto. Potevate dirmelo che stavate facendo una riunione - si lamentò la voce di Libero, seguito a ruota dalla madre.

Fabrizio sorrise. Eccola lì, la sua famiglia. La sua gioia più grande e il senso di ogni cosa che c'è.


Fabrizio Moro - Raccolta di storieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora