- Certo che no. I tuoi capelli mi attirano - anche Fabrizio rise - Come i miei tatuaggi per te -
-In verità, mi spaventano - replicò, un sorrisetto sulle labbra - Alcuni sono anche da ritoccare -
-Ti vorrei ricordare che è stata mia sorella a farli - Fabrizio aprì gli occhi per guardare l'amico.
-Lo so. A proposito, com'è che sei finito a fargli da cavia? -
-Sai che non lo so? - il romano alzò gli occhi al cielo – Forse perché mi piacciono o per via di Romina che trova sempre il modo per convincermi. Soprattutto da bambini, lei e Filippo erano due pesti -
-E tu da bravo fratello maggiore, non sapevi dirgli di no, vero? -
-Esatto. Non potevo resistere nel vederli tristi - sorrise Fabrizio, contagiando anche Ermal.
Avendo anche lui un fratello e una sorella, capiva perfettamente l'amico.
In quel momento, nell'aria si diffusero le note di Libero e il romano recuperò il telefono dalla tasca del giubbetto.
-Certo che tuo figlio è puntuale come un orologio svizzero - commentò l'albanese, guardando il viso di Fabrizio illuminarsi dalla felicità.
Ormai, aveva imparato a riconoscere le suonerie dell'altro: Libero per il figlio, Portami via per la piccola Anita e Il senso di ogni cosa per Giada.
-Già- confermò, prima di rispondere alla chiamata.
Ermal lo guardò con un'espressione nostalgica, anche se leggermente sorridente. Quanto avrebbe voluto che anche suo padre fosse stato come Fabrizio. Comprensivo, orgoglioso, dolce e presente, a modo suo, nella vita dei figli.
Alzò gli occhi al cielo. Non poteva farci più niente ma era stato grazie alle dure prove che gli aveva riservato la vita se era diventato un guerriero, un sopravvissuto. Esattamente come Fabrizio.
-Ci sentiamo presto, campione – lo riscosse la voce del romano – Dai un bacio ad Anita e alla mamma da parte mia, ok? Ciao, Libero -
Riattaccò e, accorgendosi dell'espressione triste sul volto di Ermal, domandò: - Che cos'hai, Cespuglietto? - con tono preoccupato.
Ermal credeva che non si sarebbe mai abituato alle attenzioni che Fabrizio gli rivolgeva ma si era sbagliato. Tutte quelle premure gli facevano bene e lo rendevano felice, come quando era insieme alla sua famiglia o rinchiuso in uno studio a cantare.
-Pensavo a quanto mi sarebbe piaciuto che mio padre fosse stato come te. Sei fantastico -
Non essendo abituato ai complimenti, Fabrizio fece un sorrisino imbarazzato e passò una mano nei ricci di Ermal. Quest'ultimo si appoggiò al petto del romano e rimasero in silenzio per qualche minuto prima che l'albanese decidesse di controllare l'ora. Si era fatta ormai sera.
-Cristo, Fabrì. Siamo in ritardo per le prove! -
-Fa niente- scrollò le spalle il romano – Se per una sera le saltiamo, non fa niente -
Ermal strabuzzò gli occhi dalla sorpresa. Da quando Fabrizio decideva di saltare le prove?
-Sei sicuro di star bene? - domandò, appoggiandogli una mano sulla fronte.
-Si, cretino – rise – Possiamo sempre provare qui dal momento che siamo in ritardo -
-D'accordo - accettò Ermal, mettendosi seduto.
Un'ora dopo, i due si trovavano nella red room ed erano agitati, forse anche più della prima sera. La prospettiva di poter vincere non l'avevano mai considerata, cosi come l'idea di partecipare a Sanremo, ma adesso che erano così vicini alla vetta...
STAI LEGGENDO
Fabrizio Moro - Raccolta di storie
FanficIl Festival di Sanremo era finalmente terminato e Fabrizio Moro, oltre a sentirsi soddisfatto da una parte e leggermente deluso dal suo settimo posto dall'altra, si sentiva veramente stanco. Mentre usciva dall'Ariston, senti il peso di quelle quattr...