Fabrizio Moro e Ermal Meta - Non te la sarai mica presa, vero?

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Ermal guardava Fabrizio camminare di fronte a lui, la testa chinata verso la strada.

Da quando avevano terminato l'intervista, il romano era diventato stranamente taciturno. Non che fosse un gran chiacchierone ma non era mai stato così silenzioso, soprattutto con lui. Non aveva neanche mandato i suoi soliti bacetti nel video dei saluti. Che cosa prendeva al suo compare?

-Fabrì - lo chiamò, affiancandolo.

-Mmm -

-Mi dici che cos'hai? - domandò l'albanese, preoccupato.

-Io? Niente – rispose Moro, continuando a camminare senza degnarlo neanche di uno sguardo.

Meta si fermò, non tanto convinto di quella risposta data troppo velocemente e il fatto che il romano non l'avesse guardato aumentava i suoi sospetti. Raggiunse l'amico e gli si mise davanti, cogliendolo di sorpresa.

-Cazzo, Ermal! - esclamò Fabrizio, fermandosi appena in tempo.

- Mi dici cos'hai? –

-Niente – fu la risposta a voce bassa di Fabrizio.

Meta sospirò. Sapeva che il romano quando si metteva in testa una cosa diventava incredibilmente testardo e che solo guardandolo negli occhi si riusciva a capire cosa gli passasse per la testa.

Peccato che Fabrizio sembrava evitare il contatto visivo, come se c'è l'avesse con lui. Ma che cosa aveva fatto per meritarsi un simile trattamento?

All'improvviso, fu come se una lampadina gli si fosse accesa e domandò: - E' per l'intervista, vero? -

Quando vide Fabrizio sussultare, capì di aver fatto centro e un sorriso comparve sulle sue labbra: - Non te la sarai mica presa, vero? Lo sai che stavo scherzando -

Il cantante rimase in silenzio ed Ermal appoggiò una mano sulla spalla dell'altro. O meglio, tentò perché Fabrizio si ritrasse, non permettendo all'altro di toccarlo.

Meta rimase con la mano sospesa e sospirò nuovamente. Il romano se l'era proprio legata al dito quella presa in giro.

Forse, aveva esagerato un pochino. Dopotutto, lui sapeva com'era fatto: dietro a quella scorza dura, Fabrizio era molto timido e di certo la sua reazione non l'aveva aiutato. Ricordava come gli si era avvinghiato un po' per nascondere l'imbarazzo e un po' per cercare la sua protezione. E lui, in un certo senso, gliel'aveva negata, continuando a ridere e infierendo sulla sua difficoltà con la lingua.

-Scusa, Fabrì -

Le sue parole fecero alzare la testa all'amico ed Ermal poté finalmente incontrare le iridi scure dell'altro. Erano offese, proprio come aveva immaginato.

-Non avrei dovuto infierire. Mi dispiace -

Fabrizio lo vide abbassare la testa e, questa volta, fu lui a sospirare. Nonostante le continue prese per il culo, non ce la faceva proprio ad essere arrabbiato con quel ricciolino. Era soltanto merito suo se aveva ritrovato una spensieratezza che credeva di aver perso per sempre. Sulla soglia dei quarantatré anni, non credeva possibile una cosa del genere ma era accaduto e, per questo, doveva ringraziare quel disgraziato che si trovava davanti a lui, in attesa di una risposta.

-Scuse accettate – disse alla fine – Anche se rimani comunque uno stronzo – aggiunse, sorridendo.

Ermal alzò la testa, le labbra incurvate in un sorriso.

- Posso abbracciarti? -

- E me lo domandi anche? - rispose Fabrizio, allargando le braccia.

L'albanese non perse un secondo e si buttò tra le braccia dell'altro.

E pace fu. Almeno fino alla prossima presa per il culo

Fabrizio Moro - Raccolta di storieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora