Sanremo 2018. Pazzie

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Si voltò verso Fabrizio e lo trovò assorto ad osservare con occhi distanti il mare. Chissà che ricordi aveva legati ad esso. Glielo chiese.

- A che cosa penso quando guardo il mare? - ripetè il romano - Bè, alla mia Calabria. Là ci sono tutti i miei amici e parenti -

- Mi stai dicendo che sei di origini calabresi? -

- Si. I miei genitori erano di Vibo Valentia e si sono trasferiti dopo a San Basilio - rispose - A volte, quando posso e voglio staccare la spina, vado a passare l'estate là con i miei figli e Giada -

- Adesso capisco perchè hai l'anima da pescatore - scherzò l'albanese, facendo ridacchiare Moro.

- Già. E tu, invece? -

- Alla mia Bari. Io, mia madre e i miei fratelli ci siamo trasferiti lì dall'Albania quando avevo appena tredici anni - ricordò, lo sguardo incupito e stringendosi le ginocchia al petto.

Fabrizio, intuendo che fosse un argomento doloroso per l'amico, non fece altre domande e lasciò cadere il discorso, limitandosi ad appoggiargli una mano sulla spalla. Ermal gliene fu grato.

Pochi minuti dopo, i due iniziarono a tremare dal freddo e decisero di rientrare.

Entrati nell'albero, si diressero verso gli ascensori e a Fabrizio rivennero in mente tutte le volte che aveva trovato l'amico a farsi un selfie dentro a quelle trappole richiama giornalisti. Un risolino si levò dalle sue labbra, attirando lo sguardo di Ermal su di sè.

La sua espressione interrogativa spinse il romano a spiegare il motivo della sua risata e anche Ermal si lasciò trasportare da essa, commentando: - Già, in effetti, ho una passione per gli ascensori -

Detto questo, rimase in silenzio per un tempo troppo lungo e Fabrizio si preoccupò quando lo vide ghignare nella sua direzione.

- Ermal, a cos...? - non ebbe il tempo di terminare la frase che l'altro l'afferrò per un braccio - Non ci pensare neanche - aggiunse, capendo finalmente le sue intenzioni.

Voleva fare una foto in ascensore... con lui.

- Dai, Fabrì. Dovresti diventare più social -

- Ma a me non m'interessa - borbottò mentre raggiungevano finalmente l'ascensore - E se pubblico qualcosa su Instagram, è solo per i miei fan. Devo molto a loro -

- Mettila in questo modo allora - Ermal richiamò l'ascensore - Pensa che lo stai facendo per loro -

A quel punto, Fabrizio non ebbe più nulla da obiettare e si limitò a pensare " Subdolo. Assolutamente subdolo".

- Visto? E' venuta benissimo - commentò Ermal, osservando la foto - Anche se potevi sorridere di più, Fabrì -

Il romano si avvicinò per guardare. Mentre l'amico sfoggiava un enorme sorriso e gli cingeva le spalle con un braccio, lui aveva stampata in viso un'espressione imbronciata. Sullo sfondo, le porte aperte dell'ascensore.

- Nonostante tutto, sei bellissimo lo stesso -

- Certo con quell'occhiaie che mi fanno sembrare uno zombie - rise Fabrizio.

In quel momento, raggiunsero il piano di Ermal e lì i due si separarono.

Come al solito, la mattina seguente fu piena di intervista. Usciti dallo stadio, Fabrizio domandò: - Che dici? Andiamo a mangiare qualcosa? -

- Si però possiamo farlo in spiaggia? - accettò Ermal, camminando al suo fianco - Sempre che il tuo stomaco sia d'accordo -

Infatti, in quei giorni, lui e l'amico avevano sempre mangiato in dei ristoranti scelti da Moro. Quest'ultimo, a differenza sua che doveva mangiare almeno due ore prima di cantare, aveva dimostrato un appetito niente male.

"E' l'ansia" gli aveva risposto il romano quando gliel'aveva fatto notare.

- Come se fossi solo io il mangione tra i due - ribattè - Ti ricordo che ti sei fatto fuori quasi tutte le olive ascolane dei ristoranti in cui siamo stati -

- Adesso, non esagerare - controbattè Ermal - Anche se erano buonissime, non ne ho poi mangiate cosi tante -

Moro scosse la testa e cambiò discorso: - Dai, andiamo a cercare qualcosa - battendogli una mano sulla spalla.

Alla fine, trovarono un ristorante che faceva mangiare anche d'asporto e ordinarono qualcosa dal menù. Aggiungendo ovviamente delle olive per Ermal.

Carico di buste, il duo si diresse verso la spiaggia. Nonostante il vento fosse freddo, c'era un sole stupendo e si stava bene.

Occuparono i loro posti e si divisero i piatti. Una bella lasagna e arrosto con le patate per Fabrizio mentre Ermal aveva una ceaser salad, le sue adorate olive e - in gran segreto, anche se aveva fatto fatica a mantenerlo data la curiosità di Fabrizio - due fette di torta al cioccolato.

Mentre si gustavano il pranzo e si godevano la pace di quel luogo, i due parlarono del desiderio di Ermal di cantare Sono solo parole, della possibilità di scrivere altri pezzi insieme in futuro e della finale di quella sera.

Tra una cosa e l'altra, arrivò il momento del dolce.

- Non sai cosa ti sei perso, Ermal. Quelle lasagne erano ottime - pronunciò Fabrizio, soddisfatto.

- Immagino. Comunque, ho qualcosa per te -

- Cioè? - il romano inarcò un sopracciglio, curioso.

L'albanese tirò fuori i contenitori con le fette di torta e sorrise quando vide l'amico illuminarsi in volto. Sembrava un bambino in un negozio di caramelle.

- Ti ho mai detto che ti adoro, Cespuglietto? -

Quest'ultimo rise ancora di pù mentre rispondeva: - Si. Ma visto che me lo dici solo quando ti prendo dei dolci, penso che non te la meriti -

- Dai, Cepuglietto, non fare il bambino - il volto di Fabrizio diventò imbronciato mentre sembrava mangiarsi quella fetta con gli occhi.

- Dai, tieni. Non c'è la faccio a vederti cosi -

Il romano s'illuminò di nuovo mentre prendeva la scatola che Ermal gli porgeva.

- Grazie. Sei il migliore - lo ringraziò, aprendo la scatola e iniziando a mangiare.

Dopo aver finito il dolce, il duo trascorse ancora qualche ora sulla spiaggia, sdraiati sulla sabbia. - Ehi, Fabrì -

- Mmm... - mugugnò l'altro, gli occhi chiusi. Sembrava sul punto di addormentarsi.

- Ti voglio bene -

- Anch'io, Cespuglietto - rispose il romano, passandogli una mano tra i ricci.

- Non perderai mai questo vizio, vero? - rise l'albanese.

- Certo che no. I tuoi capelli mi attirano - anche Fabrizio rise - Come i miei tatuaggi per te -







Fabrizio Moro - Raccolta di storieDove le storie prendono vita. Scoprilo ora