BLAINE
I ragazzi che entrarono li conoscevo.
Tutti e cinque: erano miei vecchi compagni di scuola e più o meno miei amici.
Non passavamo il tempo libero incieme come dei normali amici, non avevamo quasi mai parlato al liceo, ma andavamo d'accordo, perché a loro non facevo né caldo né freddo e per me era la stessa cosa. Erano i pochi che non mi prendevano in giro.< Blaine? Blaine Thompson? > mi chiese Brandon. Era un ragazzo alto, con i capelli biondo molto chiaro e gli occhi marroni. Era eccessivamente esuberante, parlava molto e non stava mai fermo, molto probabilmente era un po' iperattivo.
< Ciao ragazzi. > dissi io con menefreghismo.
< È da tanto che non ci vediamo, come stai? > mi chiese sempre il ragazzo biondo.
< Io vado di là, così parli con loro. > mi sussurrò Lea accanto a me.
La supplicai con lo sguardo, non volevo parlare con loro, non volevo più avere nulla a che fare con la mia vecchia scuola, con la mia vecchia città, con la mia vecchia vita.
Perché da quando sono partito, da quando ho incontrato Lea la mia è diventata una vita nuova.Lea mi sorrise rassicurante e poi se ne andò vicino agli scaffali.
< Sto bene ragazzi. Voi? Tutto bene? > non me ne fregava proprio niente di come stavano loro, solo che facevo la persona gentile, volevo solo farli andare via in fretta.
< Bene bene. > disse Brandon a nome di tutti.
< Come mai sei sparito così? > mi chiese Austin. Lui, invece, era un ragazzo moro, il contrario di Brandon, aveva gli occhi azzurri ed era sempre silenzioso, parlava poche volte e quando lo faceva era perché davvero gli interessava l'argomento.
< Dovevo fare delle cose e non avevo per niente voglia di rimanere in quella schifo di scuola. > mi ero alzato per poter andare più vicino a loro e per vedere meglio Lea, non la volevo perdere di vista.
< Non era così male dai, ma come mai dici questo? > mi chiese Erick. Lui era metà e metà. Era silenzioso quando serviva ma sapeva anche divertirsi. Si era fatto i capelli bianchi, era un ragazzo molto stravagante.
< Perché stavo male lì, perché ero preso di mira in continuazione, non piacevo a nessuno, e voi, tutti voi, lo sapete. Sapete benissimo cosa mi facevano, mi sembra che c'eravate anche voi quel giorno negli spogliatoi, quando mi hanno messo sia i vestiti che la testa nel water. Ve lo ricordate? Mi avete poi lasciato tutti lì, con i vestiti fradici e le gocce che mi scendevano come una cascata dalla testa. Nessuno di voi mi ha aiutato, nessuno, l'ho fatto da solo, come sempre. >
Nessuno di loro parlò, erano rimasti zitti perché sapevano di aver sbagliato.
< Ma ora è tutto a posto, tutto dimenticato. Spero che tutti voi abbiate finito il quinto anno con felicità. >
< Oh sì sì certo, è andato tutto bene. > disse Brandon e tutti gli altri annuirono. Sapevo che volevano parlare dei momenti belli che solo loro avevano passato ed io facevo solo finta di ascoltarli.
Austin mi disse che era riuscito, all'ultimo anno, ad entrare nella squadra di basket, che era riuscito a diventare capitano e che aveva ricevuto una borsa di studio per l'università.
Erick mi raccontò che aveva fatto una festa a casa sua, che aveva invitato quasi tutta la gente della scuola e che alcuni ragazzi avevano portato molti alcolici. Mi ha detto che stava andando tutto liscio solo che poi i suoi genitori erano tornati e avevano mandato a casa tutti. Mi ha detto che era stata la serata più divertente della sua vita.
Brandon, invece, era entrato nella squadra di football, aveva fatto i provini per diventare capitano ma non ci era riuscito. Però era riuscito ugualmente a ricevere una borsa di studio e che era molto più bravo del capitano. Quando aveva fatto quell'affermazione tutti gli altri ragazzi avevano annuito vigorosamente.
Jeremy, un ragazzo mingherlino, un po' bassino, con i capelli neri e gli occhi verdi, mi disse che lui non era entrato in nessuna squadra, che non aveva mai dato nessuna festa però mi ha detto che era riuscito ad entrare ad Harward. Era un ragazzo intelligente, non so come faceva a restare con quel gruppo di ragazzi.
Volevo non ascoltarli, ma mi era quasi impossibile perché c'erano solo loro che parlavano.
< Chi è quella ragazza che era seduta con te? > Luis invece di raccontarmi una sua bella esperienza mi fece questa domanda. Lui era, come dire, un donnaiolo. All'epoca in cui andavo a scuola con loro lo vedevo sempre con una ragazza diversa. Certe volte era un po' disgustoso, ma era fatto così e purtroppo lo avrebbero dovuto tenere così.
Seguii il suo sguardo: guardava verso Lea, che in quel momento era immersa nella lettura di un libro. Molto probabilmente ne stava leggendo la trama.
< È molto carina. Magari potresti darmi il suo numero così- >
< Mi dispiace è già occupata. > gli dissi. Perché l'avevo detto?
< Uh. > fecero verso gli altri quattro ragazzi.
< Con chi sta? > mi chiese curioso Luis.
< Con me. Sta con me. > che cosa stavo dicendo? Perché lo stavo dicendo? Forse non volevo che nessun altro guardasse Lea come la guardavo io...
< Beh amico mio... > il ragazzo interessato alla ragazza distante pochi metri da me mi strinse in una specie di abbraccio. < Potresti farmela almeno conoscere, potresti... >
< No mi dispiace, lei è mia e non voglio che tu faccia i tuoi squallidi giochetti con Lea. > mi tolsi il suo pesante braccio muscoloso dalle spalle.
< Ora se volete scusarmi devo andare. > li salutai con un cenno e andai verso l'unica ragazza che c'era dentro a quel locale.
Appena mi vide chiuse immediatamente il libro che stava leggendo e mi sorrise.
Un sorriso stupendo.
La guardai un nano secondo e poi mi avvicinai al suo orecchio. < Reggimi il gioco. >
Lei mi guardò interrogativa ma non ebbe il tempo di farmi alcuna domanda.
Le misi lentamente ma con fermezza le mani sulle guance e dolcemente le posai le mie labbra sulle sue.
Per me era come se qualcuno avesse fermato il tempo. Mi ero sempre chiesto come potesse essere il mio primo bacio.
Sembra una cosa stupida ma ne ho sempre sognato uno da film. Non era stato come lo immaginavo ma era stato perfetto perché ero stato io a fare il primo passo.
Le sue labbra erano morbide, sapevano di frutti di bosco, forse per il suo burro cacao a quel gusto. All'inizio era rimasta come un pezzo di legno ma poi aveva ricambiato il bacio.
Ero felicissimo e stavo bene.
Neanche il tempo di assaporarmi più a fondo quel bacio che Lea si staccò. Però, probabilmente perché voleva aiutarmi, si era staccata lentamente, come se quel tocco delle nostre labbra fosse del tutto normale.
Mi guardò intensamente. Stavo iniziando a pensare che mi avrebbe tirato uno schiaffo o che sarebbe scappata, ma invece guardò alle mie spalle, dove si trovavano gli altri ragazzi, e poi mi guardò di nuovo negli occhi.
< Amore andiamo? > mi disse prendendomi sotto braccio. < Sono stanca e vorrei arrivare in città prima di sera. >
Mi trascinò fino all'uscita, si fermò davanti ai miei 'amici' e li guardò.
< Arrivederci ragazzi. > dissi io. Erano rimasti a bocca aperta.
Lea rimase zitta e sorridente fino alla macchina poi mi lasciò violentemente il braccio e andò verso il sedile del passeggero.
Durante il viaggio rimase tutto il tempo in silenzio, continuava a guardare fuori dal finestrino. Mi ero girato parecchie volte verso di lei, per vedere cosa faceva e l'ultima volta che avevo voltato lo sguardo nella sua direzione avevo visto una lacrima solitaria scorrerle sulla guancia.
Ero stato io a causare quella cosa? Con un bacio?
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I Figli Del Tempo
Fantasy"Il tempo è come una lente che rende più nitida la visione della realtà." Lea vede il mondo in modo diverso, forse perché riesce a fermare il tempo... Orfana da tutti e due i genitori Lea decide di voler scoprire di più sul suo potere e sulla sua fa...