CAPITOLO 23: Lea

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LEA

All'alba scesi al piano di sotto per bere ma anche perché Blaine si muoveva peggio di un'anguilla ed io non riuscivo a dormire.

La casa non era mai così silenziosa e, sinceramente, neanche la mia testa. Di solito sentivo i pensieri di tutti più i miei però in quel momento non c'era niente.

Dovevo ancora abituarmi a non rispondere ai pensieri ma piano piano ce la facevo.

Andai diretta in cucina e mi sorpresi di trovare Hope vicino al bancone.

< Anche tu sveglia? > le chiesi e la feci spaventare.

Dall'inizio era cambiata parecchio e continuava a farlo ma certi tratti del suo carattere non sarebbero più andati via; lo sapevo a mie spese.

Sentivo i suo pensieri ma decisi di aspettare una sua risposta a voce.

< S-si. Non riuscivo a dormire. > alcune volte le capitava ancora di balbettare però questa cosa stava andando diminuendo.

< Vuoi venire con me a fare una piccola passeggiata? >

Lei mi rispose con un gran si e ci vestimmo in modo adeguato; faceva un po' di fresco ma non era niente di insopportabile.

Aura e Amos erano diventati delle collane, tanto non ci sarebbero serviti più di molto e almeno loro potevano riposare.
E poi non avevamo neanche portato le armi che Eleanor ci aveva costruito; non avevamo più avuto l'occasione di usarle, tranne per quell'uscita che avevamo fatto.

Mentre camminavamo vidi che la ragazza accanto a me era pensierosa.

< Come stai? > non ero mai stata molto brava ad aiutare le persone emotivamente ma sapevo ascoltarle e sapevo, per esperienza personale, che alcune persone avevano bisogno di essere ascoltate.

< Bene. > annuì anche per convincere sé stessa e poi sorrise.

< Bene del tipo: 'non sto bene ma non so spiegare che cosa ho' o 'sto bene davvero e sono felice come una Pasqua'? >

< Ehm...la prima. >

< Cos'hai? >

< Sto provando un sentimento che non ho mai provato e che forse non dovrei provare. > Hope era abituata ad essere silenziosa, a non fare rumore, e a malapena la sentii quando parlò.

< Non dovresti essere tu a decidere se lo puoi provare oppure no. > era così tenera a volte, < Posso chiederti quel è questo sentimento? >

< L'- > la nostra conversazione fu interrotta da un uomo.

< Signorine. > Non sembrava pericoloso ma aveva un ghigno inquietante sul viso e non riuscivo a leggergli la mente. < Sarò più gentile del mio collega, quindi vi chiedo di venire con me e di non opporre resistenza. >

< Ah, perché se ce lo chiede con gentilezza  noi veniamo di sicuro. > dissi sarcastica.

< Vorrà dire che useremo le maniere forti. >

< Useremo? > domandò Hope. L'uomo, che, essendo un collega di quel primo dottore, era un medico pure lui, indicò con l'indice qualcuno o qualcosa dietro di noi.

Oltre alle normali ombre ce ne era una che assomigliava molto a Gabriel; non ci facemmo distrarre da quell'illusione e cambattemmo come più potevamo ma erano troppe...

La luce che c'era nella stanza mi faceva male agli occhi, facevo un po' di fatica a mettere a fuoco le cose intorno a me.

< Lea? Lea sei sveglia? > mi voltai e mi fece male il collo.

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