CAPITOLO 18: Cara

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CARA

Mettevo a posto le ultime cose che avevamo comprato; Max era stato così gentile da prendere dei soldi dal conto dei suoi genitori affidatari.

Avevamo preso cose semplici e utili, ad esempio: delle lenzuola, dei bicchieri, dei piatti...tutti utensili pratici per la casa.

Con me e Max erano venuti anche Lucas, Ben e Naomi; i primi due se ne erano andati per conto loro ed erano poi tornati con una miriade di cibo e la ragazza con il coccodrillo, dopo varie lamentele di Max, era venuta con noi.
Si erano stuzzicati tutto il tempo: si facevano i dispetti, si davano fastidio con le parole e giocavano come se fossero dei ragazzini delle medie.

Un altro cliente di quel centro commerciale o semplicemente un'altra persona vedendoli, avrebbe pensato che fossero fidanzati ma io che ci vivevo insieme sapevo che loro si odiavano.

< Ehi, che avete comprato? > mi chiese Jacky entrando in cucina.

< Troppe cose per poterle elencare. > uscii dal ripostiglio chiudendo la porta dietro di me. Ero riuscita a fare posto anche ai prodotti dedicati alla pulizia. < Hai ancora lo stesso pensiero? Sei ancora decisa ad andartene? >

Io e quella ragazza davanti ai miei nuovi occhi avevamo legato molto, fin dall'inizio; per quanto il mio carattere me lo permetteva ero riuscita ad aprirmi e lei aveva fatto la medesima cosa.

< Si... > la ragazzo con il pipistrello, che ora era trasformato in collana, guardò il pavimento di linoleum bianco.

< Io capisco le tue motivazioni ma secondo me dovresti restare, so che fa paura tutto questo ma ci supporteremo a vicenda. >

< Io...me ne andavo anche per cercare qualche altra...informazione su
di noi. >

< Purtroppo non posso farti cambiare idea. >
Jacky alzò le spalle e sorrise, doveva ancora avvertire gli altri ma aveva deciso.

< Sinceramente mi mancherai. > mi disse e non ebbi neanche il tempo di sorridere che lei mi tirò a sé e mi abbracció; ero lievemente più alta ma non sembrava che ci fosse qualche problema.
< Devi dirlo agli altri. > le ricordai.

< Oggi a pranzo... >

Dopo averla tenuta tra le mie braccia ancora per un po' mi voltai e continuai a mettere in ordine.

Jacky mi sarebbe mancata: mi sarebbe mancato il suo entusiasmo di tutti i giorni, mi sarebbe mancata la sua felicità ogni mattina o i suoi sbalzi d'umore quando aveva qualcosa di importante a cui pensare, mi sarebbe mancata, semplicemente, la sua presenza.

Però era un'altra persona a me cara che se ne andava.

Non era da me pensare alle cose tristi tuttavia mi era inevitabile. L'incidente dei miei genitori causato da quegli uomini, la battaglia che ci ha sfiniti, la perdita di Gabriel e il fatto che io non sia riuscita a fare niente per guarirlo.
Subito dopo che quelle ombre erano state spazzate via io ero andata immediatamente da Hope perché le ero vicina, sia emotivamente che fisicamente, e poi ero corsa dal ragazzo con l'aquila.
Ho fatto di tutto: l'ho toccato sulla testa dove aveva quel buco spaventoso, ho toccato il suo petto, sopra il cuore, per poter, in qualche modo, far guarire il cuore, ma si sa che quell'organo, pur essendo un muscolo, non si può guarire come le altri parti del corpo; è un organo delicato e bisogna averne cura.

Anche i nostri cuori sarebbero da curare però per questo male ci vuole tempo.

< Cara... > Adrian, o almeno mi sembrava la sua voce, era entrato in cucina e mi guardava. < I tuoi capelli sono...bianchi. >

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