CAPITOLO 16: Lea

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LEA

< Amos andiamo. > chiamai il mio grifone per andare a prendere la legna per poter accendere il camino nel salotto.

Eravamo tutti svegli già da un po' e tutti quanti si lamentavano di avere freddo; Lucas era già pronto con le sue fiammelle tra le dita solo che mancava il legname così mi offrii io per andare a prenderlo.

Blaine non mi parlava da tre giorni e non sapevo il motivo per cui faceva così...

< E Amos...certe volte trovo davvero difficile essere un essere umana. > l'animale davanti ai miei occhi mi guardò con i suoi occhioni luccicanti.
< Lo trovo difficile perché gli animali non provano esattamente tutte le emozioni di noi umani; ad esempio la delusione o la confusione per specifici argomenti. >

L'animale abbassò il muso come se fosse dispiaciuto per me, ma magari lo era veramente.
Mi ero accorta che alcune volte io provavo determinate cose e sembrava che le provasse anche il mio Amos.

Caricai le mie braccia di semplici legnetti asciutti e feci per ritornare alla residenza.

< Ma che bell'esemplare di grifone signorina. > mi spaventai della voce che aveva appena parlato.

Voltandomi velocemente vidi la persona che mi stava osservando; era un uomo sulla cinquantina, aveva i capelli corti e bianchi, portava gli occhiali calati sulla punta del naso e aveva una cicatrice che gli sfiorava l'occhio destro e arrivava fino all'orecchio.

< Come scusi? >

< Oh, l'hai capito benissimo
Lea Allen. >

Io non avevo un cognome e quell'uomo non avrebbe dovuto sapere neanche il mio nome.

< Non provare ad usare i tuoi poteri con me perché, mi dispiace dirtelo, non funzionano. > fece un sorrisino inquietante e mi fissò.

Non avevo notato il suo abbigliamento: portava una normale camicia azzurra con una cravatta del medesimo colore solo di una tonalità più scura, dei pantaloni eleganti che gli cadevano elegantemente sulle scarpe nere e un camice da dottore bianco.

< Non avere quell'espressione confusa, stona molto con il tuo viso. > questa volta fece la tipica risata da cattivo nei film.

Indietreggiai di qualche passo e poi scappai verso casa.
Non sapevo e non capivo chi fosse quell'uomo angosciante.

Arrivai dentro tutta trafelata e attirai l'attenzione su di me.

< Che succede? > mi chiese, stranamente, Blaine.

< C'era...un uomo...un dottore penso. > dalla fretta non mi ero neanche accorta che Amos si era trasformato nella collana.

< Intendi quello che sta guardando la casa in un modo strano? > mi chiese Eleanor.

Mi avvicinai alla finestra e sì, l'uomo era lì che guardava in questa direzione.

< Ma che cosa vuole? > chiese Hope nascondendosi, quasi, dietro ad Isaac e lui mi guardava e nel mentre cercava di proteggerla.

< M-mi ha detto che Amos era un bell'esemplare di grifone e no Naomi, non era spaventato come l'uomo che hai visto tu, lui lo guardava con molto interesse e ammirazione. >

< Ti ha chiesto o detto altro? > mi chiese qualcuno del gruppo.
Stavamo formando un semicerchio intorno alla finestra e mi era anche difficile concentrarmi perché c'erano troppi pensieri da ascoltare.

< Mi ha chiamata per cognome, ma io il cognome non ce l'ho e sapeva anche il mio nome. >

< Sembra un dottore con quella giacca bianca. > disse Max.

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