Parte 15

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Passa così il week-end, le mattinate e alcune ore del pomeriggio ero al bar alla solita sedia con il cappuccino a parlare con Adam e con Collin. Sono i miei unici amici qui ma devo dire che hanno una faccia famigliare forse hanno dei tratti comuni in inghilterra. Mi fanno sentire accettata ma forse perchè sono nuova: la novità; non so se una volta iniziata la scuola le cose rimarranno come sono, ci spero ma le illusioni non fanno per me finchè dura mi accontento. 

Sta mattina invece il tempo non è dei migliori ma rispecchia la tipica giornata londinese: il cielo costituito da nuvole grige e tonalità monotone che minacciano di lasciare la pioggia in qualsiasi momento creando un atmosfera buia, il sole non ha fatto ancora una comparsa ma nonostante tutto Londra conserva i suoi colori e la sua allegria.
I bambini che girano con un ombrello in mano ridono e si rincorrono con la cartella sulle spalle; i ragazzi e le ragazze più grandi si raggruppano sotto le fermate degli autobus salutandosi e ripassando insieme solo, una ragazza sta seduta con il cellulare a guardarsi intorno come se aspettasse qualcuno. Io fra una settimana sarò cosi, credo, il lunedì prossimo inizierò la vera e propria vita scolastica inglese. Decido di tornare a casa abbandonando il tavolino del bar al quale ero seduta. Adam non c'è, è a scuola dovrebbe lavorare nel pomeriggio ma volevo comunque uscire e osservare.

Raggiungo il cancello della villa, non ho ancora capito chi ci abiti a dirla tutta, suono il campanello che risuona solo nelle cucine e aspetto che apra. Alzo lo sguardo e mi meraviglio ogni volta della struttura neoclassica che ho davanti, vedo una finestra con la luce soffusa accesa e un ombra dietro ad essa, come se avesse visto che la guardavo scompare lasciandomi senza parole. In quel momento il ronzio causato dall'apertura automatica del cancello rompe il silenzio.

La mente non cessa di fare teorie e supposizioni su quell'ombra, che sia la stessa che vidi sul tetto? Oppure la mia mente gioca brutti scherzi? Entro nelle cucine e mi dirigo verso la porta grigia che mi porta in un piccolo corridoio che si divide, a destra una porta e di fronte un altra, prendo quella a sinistra, salgo le scale e arrivo nella modesta camera che condivido con Annabeth una ragazza sulla trentina che lavora come cameriera. Appoggio la giacca e ritorno in cucina.

<< Emmm, Gabriella?>> mi saluta zio Albert che con uno sguardo tra il confuso e il terrorizzato interrompendo la conversazione con Clara e mi guarda.

<< Si?>> chiedo quasi intimorita 

<< Una persona vorrebbe vederti>> dice mio zio tenendo comunque contegno

<<D'accordo>>

Lo seguo nel piccolo corridoio ma invece di prendere le scale apre l'altra porta lasciandomi stupita difronte l'enorme sala che attraversiamo a passo svelto. Il pavimento in marmo azzurrino e le pareti perlate ma il tocco di classe oltre al lampadario enorme in swarovski è la doppia scala. Il marmo bianco alterna quello azzurrino, sembra proprio quella di Cenerentola. Salgo le scale ammirando i quadri astratti appesi ogni tanto sulle pareti, giunte in cima svoltiamo a destra e poi a sinistra, saliamo delle altre scale in legno e giungiamo in un lungo corridoio dal pavimento tappezzato con la moquette beige e con molte porte in legno scuro. Giungiamo davanti a una di queste dove sta inciso il numero 7. Apre la porta lasciandomi il passaggio libero e quando realizzio ciò che ho davanti il mio sguardo preoccupato si addolcisce.

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