Parte 11

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Finisco di mangiare il mio panino, per tutto il tempo mi sono guardata in giro cercando di immaginare cosa sarebbe successo ma come sempre giungo alla conclusione che non lo posso sapere, ed è meglio non provare ad immaginarlo. Quando immagini una cosa, e speri con tutto te stesso che vada come prevedi, ti crei delle aspettative troppo alte e rimani deluso; sono sempre stata la prima a fare illusioni ricorrenti, a immaginare discussioni e scene che sarebbero successe l'indomani ma questa volta sia diverso magari lo sarà anche il resto.

Mi sono concessa però di fissarmi dei punti: essere educata, il più simpatico possibile e di fare nuove conoscenze. Su quest' ultimo sono indecisa, forse troppo, sarebbe giusto legarsi a qualcuno quando sai che non resterai lì in eterno? Autoconvincersi che durerebbe per sempre? Mi conosco e so per certo che una parte di me rimarrà a Londra

Apro la schermata del telefono e imposto l'ora precisa. Le otto di sera sono passate da quasi venti minuti e da lì a pochi secondi ricevo un messaggio che mi dice che mio zio mi aspetta fuori dall'uscita principale. Saldo la presa sulle valige dopo aver rimesso il telefono in tasca e mi avvio fuori. Do' un occhiata veloce a ciò che mi circonda mentre proseguo a passo svelto.

Mi fermo davanti alle porte automatiche dell'aeroporto. Prendo un respiro profondo. Sono pronta.

Esco e una leggera brezza di aria fresca fa propagare un piccolo brivido lungo tutta la mia schiena. Noto che ormai il buio è calato e i lampioni accesi danno luce sulla strada. Una delle due corsie a senso unico è riempita da una colonna di taxi, i fanali rossi e gialli sono accesi creando così una sorta di scia. Cerco di scorgere l'auto di mio zio o lui ma con la poca luce fioca non distinguo i particolari.

<< Gabriella!>> urla una voce alla mia destra, sposto lo sguardo e vedo mio zio che con passo veloce mi viene in contro, trascino le valigie nella sua direzione e una volta di fronte a lui lo abbraccio. E' uguale a come ricordavo, i capelli corti bianchi, la corporatura slanciata e magra e per avere sulla settantina è davvero in forma: arzillo, furbo e sveglio.

<< Vieni, da questa parte >> mi dice parlando italiano, annuisco e dopo che ha preso uno dei miei bagagli ci avviamo verso la macchina. Carichiamo tutto nel baule e successivamente mi accomodo nel posto posteriore dell'auto mentre lui di guidatore.

Il viaggio procede in silenzio mentre guardo fuori dal finestrino la magnifica città di Londra: Le luci accese delle case, i bar che chiudono mentre i ristoranti ospitano clienti appena arrivati, i lampioni accesi, gli alberi mossi dal vento. Tutto. Tutto crea un atmosfera quasi magica e nuova.

Dopo venti minuti l'espressione sul mio viso cambia improvvisamente. La bocca aperta e lo stupore nei miei occhi. Il cancello è di ferro grigio e parte più basso ai lati e più alto al centro creando una punta, lo spazio interno è riempito da del metallo modellato per formare spirali. Questo si apre automaticamente e la macchina procede dritta su un largo viale di sassolini che alla luce lunare risultano essere grigiastri ma che sicuramente sono di un bianco tenue. Il viale centrale si apre formando un enorme circonferenza dentro alla quale prende spazio una magnifica villa.

L'auto gira a sinistra e si ferma davanti a un entrata secondaria molto modesta. Ancora stupefatta scendo dall'auto e aiuto zio Albert a togliere le valigie dal baule. Le prendo entrambe e entro dopo mio zio.

Siamo in una cucina, veramente spaziosa. Un tavolo in metallo grigio risiede al centro della stanza e sopra di esso un ripiano ospita vari utensili da cucina. Due pareti consecutive hanno un bancone unico mentre, quella sulla quale c'è la porta per uscire ha un piccolo divano a lato mentre la parete restante ha una porta a doppia entrata.

(( I DIALOGHI DA QUESTO PUNTO IN POI SAREBBERO UNICAMENTE PARLATI IN LINGUA INGLESE ))

<< Clara, lei è mia nipote>> mi presenta mio zio a una donna sulla quarantina. Porta i capelli ramati in uno cruccolo disordinato e un grembiule bianco.

<< Quindi tu saresti la famosa Gabriella, ho sentito parlare molto di te>> dice stringendomi una mano e guardandomi con i suoi occhi nocciola << Sei molto più bella di quanto immaginassi>> mi sorride

<< Grazie molte>> rispondo cordiale

<< Gabri scusa ti devo lasciare qui, i signori mi hanno dato da fare una commissione>> mi dice Albert

<< Non preoccuparti>> lo saluto e rimango a parlare con la signora Clara. 

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