Parte 33

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Scoppio a ridere osservando Miles a terra caduto. E' così buffo sdraiato a terra su un fianco mentre mi guarda sorpreso che non riesco a smettere di ridere.
«Sono così divertente?» mi chiede accigliato,
« Molto» rispondo ridendo e guadagnandomi un'occhiataccia dal ragazzo.
«Sei scivolato sopra a un cuscino, come posso non ridere?» continuo contagiando anche lui. 

Mi alzo ed avvicinandomi gli porgo una mano per aiutarlo; ma prima di afferrarla il suo guardo saetta sulla soglia: il suo sorriso si spegne, ritira la mano e si solleva velocemente.
Istintivamente porto lo sguardo sul punto che stava fissando e mi accorgo che Adam e Colin ci guardano felici, ma alle gesta fredde del fratello una nota di malinconia attraversa il loro buon animo. 

« Vado a prendere un bicchiere d'acqua» afferma Miles uscendo dalla stanza con fretta e sbattendo contro le spalle dei suoi fratelli per farsi largo. Non capisco i suoi comportamenti e il motivo della sua reazione. Miles cosa c'è nella tua testa?

Adam e Colin non dicono nulla a riguardo ed entrando nella stanza si siedono sul letto a pochi passi da me.
« Allora» dice Colin sospendendo la frase per alcuni secondi: «Cosa ne pensi di tutto questo?»
«Che potevate dirmelo!» li rimprovero: «Voi due siete fratelli! Pensavo foste amici!» dico camminando avanti e indietro gesticolando con le mani. 

«E siete dei Richardson!» la mia voce raggiunge un tono quasi esasperato :«Ecco come mai avevate delle facce famigliari! Avevo visto delle vostre foto in televisione» .
«Ci siamo stupiti anche noi! Sei l'unica che non ci conosceva» afferma Colin fingendosi stupito ma non faccio caso alle sue parole e continuo a parlare.
«Questo spiega come mai al supermercato ti sei messo gli occhiali, non volevi farti riconoscere! Ma allora come mai, Adam, lavori in un bar?»
«I miei vogliono che impariamo l'umiltà» dice naturale. Mi stupisco dei loro sguardi che mi guardano come se tutto questo fosse normale.
Spalanco gli occhi ancora di più collegando e capendo tutte le domande che avevo lasciato da parte.
«Ed eravate voi che mi ascoltavate finchè leggevo con vostra nonna! Per questo avevate quella faccia quando ve ne ho parlato al bar, lo sapevate già!». Guardo i loro volti con dei sorrisi innocenti dipinti sopra. 

«Ma chi era di voi sul tetto il primo giorno che ero arrivata? E come mai non vi ho mai visto a scuola? Perchè non mi avete mai detto che andiamo alla stessa scuola? O che mio zio lavora per voi? Aspetta, mi ha mandato apposta al bar per conoscervi? E' molto nel suo stile in effetti» prendo un respiro e mi accorgo solo ora che nell'ultimo minuto ho parlato solo in italiano e con velocità. Ma prima che ricomincio a parlare per scusarmi e per ripetere tutto in inglese una voce alle mie spalle mi sorprende facendomi sobbalzare. 

«Si, penso proprio di si. Dopo che ha saputo che io ti avevo già incontrata» Mi giro verso quella voce e noto con sorpresa che di tratta di Miles che con una pronuncia perfetta segue la mia lingua,
«Tu parli l'italiano?» chiedo stupita senza tornare alla dolce pronuncia inglese.     
«Certo, lo parliamo tutti» afferma Colin facendo aumentare il mio stupore,
«Tuo zio lavora da noi da prima che nascessimo, ce lo ha insegnato» risponde Miles con tono ovvio, poi si rivolge ai fratelli: « Sto via un paio di minuti e l'avete già fatta impazzire?».
Adam e Colin rispondono alzando le spalle.
«Dai siediti» mi incita Miles facendomi indietreggiare lentamente fino al letto, infine mi convince dicendo: «Risponderemo a tutte le tue domande», annuisco sedendomi a gambe incrociate e guardando i tre ragazzi disposti in cerchio.   
« Domanda numero uno: Chi è che ha sbatto contro il muro, quando mi avete spiato in camera con Maggie?»
I tre fratelli iniziano a ridere indicando Miles che in risposta gli tira un cuscino in faccia e inizia a ridere con loro ed io non posso fare a meno di sorridere.

°        

« Miles? Faresti fare un giro della casa a Gabriella?» chiede con voce febbrile Maggie facendo capolino dalla porta. Interrompiamo le risate sorpresi del suo intervento e la osservo seduta sulla nuova carrozzina a rotelle probabilmente spinta fino a qui dal maggiordomo che ora guarda impassibile la scena. Porto lo sguardo su Miles che la guarda con occhi tristi e bocca schiusa. 
«Noi dobbiamo andare» interrompe il silenzio Colin che si alza guardando l'orologio al suo polso. 
«Già, ci vediamo domani Gabriella» mi saluta Adam per poi scomparire dietro la porta.

«Allora?» lo richiama la nonna, il suo sguardo felice lascia il suo volto e abbassa la testa con aria colpevole. Alterno lo sguardo tra Miles e l'anziana signora e poco dopo il ragazzo imita il gesto di Maggie; quest'ultima arresta sussurra qualcosa al maggiordomo ma prima che questo riesca ad eseguire l'ordine la bassa voce di Miles lo ferma: «Certamente nonna». 

Meggie ed il maggiordomo rimangono stupidi, la prima a bocca leggermente aperta e l'altro un non trattiene un sorriso. Un senso di orgoglio cresce in me anche ma non me ne spiego il perché.
«Allora andiamo?» mi chiede Miles porgendomi una mano in modo galante. La afferro e mi alzo seguendolo fuori dalla stanza ma finchè lui prosegue nel dritto corridoio io mi fermo sentendo una presa tenue sul mio polso. 
«Si, Maggie?» chiedo sottovoce per non richiamare l'attenzione del ragazzo. 
«Non lasciarlo» mi prega a voce così bassa che quasi non sento. Abbasso la testa finchè lei se ne va con un senso di rimorso come se ho già fallito senza essere partita, ma infondo forse sarà così e con i pensieri nella testa raggiungo Miles e inizio a camminare al suo fianco.

Una domanda inizia a lacerarmi il petto tra tutte le cose non avrei mai immaginato che trattasse quel tipo problema ma non riesco ad ammetterlo a me stessa perchè lui non è così, io lo so. Voglio aiutarlo, ma come faccio a salvare qualcuno quando sono io la prima che non si è salvata? 
«Così sei..» chiedo facendo calare il silenzio tra una parola e l'altra. 
« Non ne voglio parlare con te» le sue dure e fredde parole mi arrivano come lame nel petto. Mi sta escludendo dalla sua vita forse perchè non si fida o non si vuole aprire con qualcuno ma la scia di dolore che lascia dentro di me precede le parole che vorrei dirli facendomi tacere e camminare abbandonandomi al silenzio che incombe attorno a noi.     

In poco arriviamo all'atrio dove la porta per la grande sala è ancora aperta e forse resterà così. Strano e buffo come quest'immagine la associo alla mia vita, quella porta è stata chiusa tutto il tempo da quando sono qui ma ora che ho scoperto quasi tutto è aperta, come se fosse l'entrata per questo mondo nuovo   

« La nostra casa è costruita attorno ad una antica sala da ballo è dopo questa "parte di casa" ovvero le cucine e l'atrio. Al primo piano ci sono varie stanze per gli ospiti e per i camerieri ed i bagni» spiega brevemente Miles, la sua voce mi stupisce parla come se prima non fosse successo nulla come se non ci fossimo mai parlati. 
«Al terzo?» chiedo incuriosita decidendo di non ritirare fuori la conversazione e di sfruttare il tempo a disposizione.
«Chi ti dice che ci sia un terzo piano?» mi domanda in risposta guardandomi divertito e sospettoso. 
«Da fuori ci sono tre file di finestre» rispondo indifferente ma divertita.
«Astuta la ragazza» sussurra avvicinandosi.
«Grazie Richardson» affermo non cambiando tono e avviandomi sulle scale ma non sentendo il ragazzo che mi segue mi volto a guardarlo finchè sta lì a sguardo basso ma con un sorriso sulle labbra.
«Dove vai?» mi chiede una volta che ha sorpreso a guardarlo. 
« A vedere la casa» affermo velocemente cercando di nascondere il mio imbarazzo annuisce ridendo tra se e se e raggiungendomi.   
« Cosa vuoi vedere?» mi chiede sorridente ed a quella domanda non posso far a meno che rispondere semplicemente: «Tutto».       

        




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